venerdì 5 maggio 2017

"Perduti tra le pagine", Margherita Oggero


Mentre nei ritagli di tempo pomeridiani leggevo "La dieta del supermetabolismo", avevo bisogno di un libro di narrativa pre-notte e la scelta è felicemente caduta su questo della Oggero (una delle mie scrittrici preferite).

Come quello della Weiner è stato scritto, e da me comprato, nel 2013 e anche in questo caso per quattro anni gli ho sempre preferito altri titoli perchè la trama non era nelle mie corde.

La breve storia (150 pagine) si apre nella tarda mattinata di un giorno feriale chiudendosi nel tardo pomeriggio del giorno stesso.
Salone del libro di Torino: due bambini, 4 e 6 anni, sfruttano la disattenzione delle maestre d'asilo, il primo, e di un'amica della  baby-sitter, il secondo, per allontanarsi e "perdersi" nel padiglione dove si trovano. A distanza di un paio d'ore vengono raggiunti dalla fidanzatina del più piccolo.

Scrivo perdersi fra virgolette perchè sono gli adulti che li perdono di vista, ma in realtà i bambini sono sempre lì, sanno dove sono, sanno dove vanno e lo sa anche il lettore, fattore fondamentale per la piacevole leggerezza di questo libro.

Leggero, poi, solo in apparenza perchè la Oggero è stata davvero brava: il libro non ha capitoli, ma tantissimi paragrafi che raramente superano le due facciate, e ad ogni paragrafo cambia il personaggio narrante.

Ci sono i bambini (sia singolarmente che insieme), le due maestre, i sei genitori, la baby-sitter, la poliziotta, ecc...

Tanti personaggi, ognuno con una storia diversa, ognuno con le proprie angosce non sempre derivanti dalla sparizione dei bimbi.

Mi è piaciuto moltissimo lo stile narrativo, il modo in cui la Oggero, pur parlando poco di tutti, riesce a raccontare tanto di tutti, descrivendo benissimo ognuno di essi e facendoci provare simpatia, antipatia, tenerezza, rabbia, esasperazione o altro a seconda dei casi.

Le prime 20 pagine non mi avevano convinta, ma poi mi ha preso e mi è dispiaciuto finirlo.

Alla fine l'autrice è stata brava anche nel riuscire a far capire in poche righe il futuro delle tre famiglie, sinteticamente, ma in maniera esaustiva, non come quei finali che fanno ben capire come le date di scadenza imposte agli scrittori dagli editori siano un vero delitto.

Infine: bella la copertina (vedi immagine), bello il carattere di scrittura (grande, una gioia per gli occhi), bella la carta (porosa, spessa), bello tutto! Ormai sono votata al kindle per questioni di vista, ma cartacei come questo fanno amare un libro molto di più (collana Libellule di Mondadori).
 
Reading Challenge 2017: questo testo risponde al requisito "un libro ambientato in una città che hai visitato" (Torino).