venerdì 30 novembre 2018

"L'ora di pietra", Margherita Oggero


Provincia campana, giorni nostri. Imma ha poco più di 13 anni quando una notte lo zio, per salvarla dalla camorra, la carica sul sedile posteriore dell'auto di una conoscente che deve un favore alla famiglia, la nasconde sotto a una coperta e la fa portare a Torino (mai citata, ma riconoscibilissima in una bella descrizione), a casa di Rosaria, una lontana parente acquisita che la ragazzina conosce a malapena.
Una convivenza imposta e difficile per entrambe; e per Imma una prigionia, non deve uscire, non può fare nè ricevere telefonate, nessuno deve sapere che è lì. Il suo solo contatto con il mondo esterno è quello che vede dalla finestra, ma solo di notte, perchè di giorno è troppo pericoloso, qualcuno potrebbe vederla. E di notte aspetta "l'ora di pietra", quel momento in cui nella via non passano nè macchine nè pedoni, non ci sono rumori e tutto sembra fermo, pietrificato...

Un romanzo di formazione e di criminalità, un continuo pugno nello stomaco, dove i racconti di Imma, fatti in prima persona, vengono intervallati non solo dalla storia della sua famiglia (dei nonni, degli zii, della madre, ecc), ma anche alla realtà del paese, dove impera don Raffaele, con il figlio e i loro scagnozzi. E dove le donne si rifugiano in un matrimonio senza amore pur di smettere di fare le serve a padri e fratelli, scegliendo il male minore, perchè almeno il marito è uno solo.

Un'alternanza di dialogo costruita benissimo e salti temporali frequenti e perfetti. Tassello dopo tassello il lettore conosce i vari personaggi, ricostruisce i rapporti, familiari e non, e scopre chi è Imma, cosa ha visto (qualcosa che non doveva vedere) due anni prima e cosa ha fatto per finire con l'essere strappata alla sua famiglia e catapultata al Nord nell'arco di una notte.

Imma, così giovane, così sfortunata, così intelligente e così coraggiosa, è uno di quei personaggi a cui finisci per voler bene, ed è una rivincita sulla descrizione di questa provincia del Sud oppressa dalla camorra.
Quando, superata la metà del libro, sono comparsi due cellulari ho provato un forte avvilimento rendendomi conto che l'epoca dei fatti era attuale e non gli anni 50-60 come certe situazioni mi avevano portato a pensare.

Uno dei libri più belli fra quelli letti quest'anno e forse il più bello della Oggero fra quelli letti finora (quasi tutti), una scrittrice che meriterebbere di essere apprezzata più di quanto sia già.
 
Reading Challenge 2017: questo testo risponde al requisito "un libro con un protagonista adolescente" (numero 24 indizi facili)



sabato 24 novembre 2018

"L'estate selvaggia dei tuoi occhi", Ana Teresa Pereira



"La rivisitazione di un classico" era uno degli indizi della Reading Challenge che al momento dell'iscrizione - ben sapendo che non avrei letto 112 libri durante l'anno - avevo escluso a priori, finchè ad agosto, cercando un libro che avesse una stagione nel titolo, mi sono imbattuta in questo scoprendo che è la rivisitazione di "Rebecca", di Daphne du Maurier, un giallo classico diventato celebre anche grazie al film di Hitchcock.

Ho letto il libro quasi trent'anni fa e ne sono passati poco meno di venti da quando ho visto il film, ma di entrambi conservo un ricordo molto bello. 

La storia è arcinota: dopo la luna di miele, la seconda signora de Winter arriva a Manderley, imponente castello della Cornovaglia di proprietà dell'aristocratica famiglia del marito Maxim. Giovane e insicura, viene subito messa a confronto con  Rebecca, la prima moglie, morta appena un anno prima e incessantemente evocata dalla governante della magione e da ogni angolo della stessa tenuta.

Il giallo ruota attorno alle cause della morte di Rebecca, ma la tensione che ricordo di aver provato sia leggendo il libro che guardando il film derivava dall'ambientazione cupa e claustrofobica.

Ana Teresa Pereira, scrittrice portoghese classe 1958, ci racconta la storia attraverso il fantasma di Rebecca, che non ha mai abbandonato Manderley ed è lì quando Maxim ritorna con la nuova moglie di cui, come nel romanzo originale, non viene mai svelato il nome.

Nonostante il protagonista sia un fantasma, non è una storia di fantasmi. L'atmosfera gotica di "Rebecca" e del film nella rivisitazione scompare quasi del tutto, anche grazie (o a causa) dell'enorme spazio che viene dato all'aspetto botanico della tenuta: se lo avessi letto sul Kindle (ma non esiste la versione digitale), avrei senz'altro usato la funzione di ricerca per vedere quante volte vengono citate le rose, i lillà e i rododendri. Sicuramente troppe! 

Tolto questo piccolo fastidio, è stata una bella lettura: è ben scritto e lo stile è ovviamente più attuale, meno pesante, rispetto a quello della du Maurier.
Nella maggior parte dei capitoli è Rebecca a raccontare in prima persona il suo presente e il suo passato, mentre alcuni sono narrati da una "voce" estranea alla vicenda, quindi in terza persona. Ho trovato l'uso di Rebecca davvero originale, soprattutto perchè solo procedendo con la lettura si capisce se lei è consapevole o meno di essere morta.

Aggiungo che solo adesso mi sono resa conto di quanto "Il bambino bugiardo" di S.K. Tremayne, che ho letto a giugno, riprenda molto la trama di "Rebecca", non so quanto dichiaratamente...

Reading Challenge 2017: questo testo risponde al requisito "la rivisitazione di un classico" (numero 32 indizi difficili)

martedì 20 novembre 2018

"I garbati maneggi delle signorine Devoto. Ovvero, un intrigo a Sestri Ponente", Renzo Bistolfi


Sestri Ponente, quartiere di Genova, estate 1958. Santa, Mariannin e Siria Devoto sono tre anziane sorelle rispettivamente di 77, 80 e 85 anni, e vivono da sempre in una delle otto palazzine costruite dal padre all'inizio del secolo in via Privata Vassallo.
Tutte zitelle (o signorine...), hanno le giornate scandite dal ritmo degli orari delle messe (da devote cattoliche quali sono) e dei pasti (frugali, perchè bisogna mangiare poco per stare bene e meno per stare meglio), attività intervallate dal ricamo, dalla lettura e dalla compagnia di una manciata di amiche residenti nella stessa via. Uno stile di vita anacronistico anche per il '58, ma comunque adatto alla loro età, tranquillo come è bene che sia, finchè non cominciano ad accadere fatti strani che rovinano la quiete di tutti.
Chi è la donna volata dal quarto piano? E cosa sta succedendo all'amica Isolina? Ma, soprattutto, chi sono e cosa vogliono quei "foresti" dei Ferretti?
Le tre signorine sono, sì, anziane, ma proprio per questo sono più acute di certi giovanotti con grandi titoli di studio o con la divisa...

Dopo "Il fantasma della palazzetta", letto il mese scorso, è stato un piacere ritrovare la scrittura placida e scorrevole di Bistolfi in questo romanzo che mi sento di definire un bel noir ironico. Un libro dove le parti descrittive (dei personaggi, degli ambienti, dell'epoca) sembrano essere predominanti rispetto al giallo, di cui a tratti quasi ci si dimentica, per poi rendersi conto che ogni particolare è legato ad esso e che la costruzione è logica e ben fatta.

Davvero una storia garbata, come recita il titolo, che può piacere anche ai non amanti del genere, a cui però avrei aggiunto un piccolo glossario perchè le nove note finali solo poche a confronto dei numerosi termini dialettali buttati qua e là dall'autore (e qui il mio pensiero torna a Camilleri...). Termini che non pregiudicano la comprensione ai "foresti", ma il genovese è una vera e propria lingua, con il suo dizionario, la sua grammatica, ecc... Non basta mozzare le parole per poter dire di parlare in dialetto e se agli stracci (e strasse) o a Caterina (Catainin) ci si può arrivare per intuito, sfido chiunque non lo sappia a capire che "lalla" significa zia o a trovare un equivalente in italiano di "sciachelo", una delle tante nostre parole intraducibili.
E non posso non citare anche la meravigliosa espressione di stanca-cervelli!

Questo libro mi ha fatto sorridere col riferimento a Borzoli come località di villeggiatura e mi ha commosso con la citazione di Castello Raggio, la spiaggia tanto amata da mia madre e costantemente citata da tutti quelli della sua generazione. E mi hanno emozionato le "note dell'autore", fra le più belle che abbia mai letto, dove emerge tutto l'amore di Bistolfi per Genova, ma soprattutto per Sestri.

Un attaccamento che conosco e riconosco: Sestri non è il mio quartiere, lo è Sampierdarena, e sono i due quartieri più grandi, popolosi e importanti di Genova, importanza dovuta al fatto che, con Cornigliano, sono quelli che hanno pagato il prezzo più alto dell'industrializzazione della città.
Questa è una città dove (e credo sia una caratteristica unica), fino al '26, quelli che adesso sono quartieri erano Comuni autonomi. Dove il senso di appartenenza al proprio quartiere/cittadina è ancora così radicato che dopo quasi un secolo diciamo ancora "vado a Genova", non "vado in centro". E dove chi, come me, ha dovuto cambiare zona da più di vent'anni, ci tiene sempre a chiarire le origini, perchè siamo sì tutti genovesi, però io sono di Sanpedaenn-a, specifichiamolo!

Reading Challenge 2017: questo testo risponde al requisito "un libro con un protagonista anziano" (numero 2 indizi difficili) 

mercoledì 14 novembre 2018

"Promessa d'aprile", Sophie Astrabie


Parigi, giorni nostri. Quando Avril compie 35 anni guardandosi attorno si rende conto che tutti stanno procedendo con le proprie vite, mentre la sua è statica. Il lavoro è sempre lo stesso da quando ha completato gli studi ed è un lavoro che non la soddisfa più. Anche l'appartamento è sempre quello, da quando si è trasferita da Rouen a Parigi. E dopo aver deciso di chiudere con Jean, convinta che continuare a stare con lui volesse dire accontentarsi, non c'è stato nessun altro amore importante e sono passati sette anni! Ed è per via di Jean che quel compleanno ha un significato particolare per Avril, perchè prima di abbandonare l'appartamento dove avevano vissuto insieme per tre anni, lui le aveva fatto promettere che se a 35 fossero stati entrambi ancora single avrebbero fatto un figlio insieme.

E qui bisogna essere malati di sentimentalismo (non io), per non pensare che sia una stupidaggine colossale! La storia avrebbe meritato un altro escamotage per essere raccontata perchè la trama in generale è solo leggera e stupidina, ma ho letto di peggio.
Descrive una situazione abbastanza comune, quella in cui ci troviamo a pensare a un amore passato chiedendoci se lo rimpiangiamo perchè dopo non abbiamo trovato qualcosa di meglio oppure se non lo abbiamo trovato perchè il meglio era quello che abbiamo perso. Per di più ignorando se anche l'altra persona ha dei rimpianti, come succede ad Avril...

Sullo schermo questa storia potrebbe diventare una dolce commediola, anche grazie al fascino e al romanticismo di Parigi, cosa che avrebbe potuto essere un quid anche per il libro (a colpirmi era stata la copertina, non la trama), ma che, invece, l'autrice non è riuscita a trasmettere nelle sue descrizioni della città.

E non mi è piaciuto il modo in cui delinea i vari personaggi, donne e uomini adulti che si sentono ancora dei ragazzi, cosa che non sono più da un bel pezzo.

Ma quello che, per me, rovina il romanzo l'incessante susseguirsi di frasi a effetto! Qualche esempio:

"Il tempo fuggiva, ma non ci preoccupavamo di rincorrerlo"

"Era una risata ostinata. Una risata a fine gara che non aveva nessuna fretta di tagliare il traguardo"

"Sparì per qualche minuto lasciandomi sola con la sua assenza"

"Mia madre era allo stesso tempo seria e maestosa. Aveva il portamento di una maiuscola su cui poggia la responsabilità di un'intera frase"

Quasi ogni periodo viene chiuso da frasi di questo tipo! Alla prima ho sorriso, ma già la seconda non mi è piaciuta perchè era troppo ravvicinata. Alla terza ho spalancato gli occhi per lo stesso motivo, alla quarta ero insofferente ed è meglio non dire cos'ero alla quinta, alla sesta... all'ottantesima, ecc, ecc...

Così quello che in teoria avrebbe dovuto essere un libro da leggere in fretta per la sua futilità e per le sue 225 pagine, nella pratica è diventato un peso che mi sono trascinata per nove lunghi giorni! Se fossi in grado di interrompere le letture poco coinvolgenti, penso che questo lo avrei abbandonato dopo il primo capitolo.
       
Reading Challenge 2018: questo testo risponde al requisito "un libro con un mese nel titolo" (indizio speciale di novembre)