domenica 24 ottobre 2021

"Esprimi un desiderio, anzi tre", Liane Moriarty

Sidney, 2004. E' il giorno del 34° compleanno delle gemelle Kettle e - come sempre da quando ne hanno compiuto 25 - lo stanno festeggiando al ristorante senza compagni nè genitori nè altri familiari o amici: loro tre e basta. Come sempre hanno esagerato con l'alcool e, come sempre, finiscono per litigare. Perchè il rapporto fra Cat, Lyn e Gemma è sempre stato così, gemelle nell'aspetto, ma non nell'interiorità e le differenze caratteriali portano spesso a contrasti.
Cosa che nel ristorante diventa evidente per tutti quando una delle tre, al grido: "Voi due mi avete rotto i coglioni!", si alza e scaglia la forchettina da bourguignonne facendo pieno centro nel ventre gravido di una delle due sorelle.
Ma cos'è successo per arrivare a quel punto?

Primo romanzo di Liane Moriarty (scritto proprio nell'anno in cui è ambientato) e primo che leggo, anche se il suo nome mi era già noto per aver visto la serie tv "Big Little Lies" tratta dal romanzo omonimo scritto dieci anni dopo questo. Di solito non amo leggere i libri di cui ho già visto il film o la serie tv, ma per "Piccole grandi bugie" farò un'eccezione, sia perchè la serie era molto bella (e di solito i libri sono migliori delle trasposizioni), sia perchè mi è molto piaciuto lo stile dell'autrice.

Classificato da Amazon come light novel, "Esprimi un desiderio, anzi tre" è un piacevole romanzo corale, tutto al femminile, che mi ha ricordato tantissimo quelli di Jennifer Weiner, sia per lo stile di scrittura (leggero, ma non scemo), sia per come tratta tematiche sensibili, con intelligenza, senza essere pesante, ma neppure superficiale.

La Moriarty racconta le vicende dei vari personaggi alternando il presente al passato (che scopriamo attraverso i loro ricordi) e lo fa in modo particolare, i fatti rilevanti (non pochi) avvengono sempre al termine di un capitolo e in quelli immediatamente successivi si scoprono le conseguenze che quel fatto ha determinato nel futuro, mentre solo in seguito viene raccontato nel dettaglio come si è sviluppata la questione arrivando ad avere il quadro completo che rimette tutto a posto spiegando reazioni che solo in apparenza potevano sembrare esagerate o incomprensibili o altro.

Il romanzo in generale non ha niente di rimarchevole, è semplicemente la storia di tre giovani donne, della loro vita sentimentale, familiare e professionale. Tre protagoniste che sono al limite dall'essere etichettabili come stereotipate e sufficientemente lontane dall'essere "tutto zucchero e miele" (come spesso succede nei libri di questo tipo) da riuscire ad apparire realistiche e convincenti.

Carina l'ambientazione, le stagioni invertite mi divertono sempre e qui abbiamo anche un torrido Natale ("Nessuno aveva appetito perchè faceva troppo caldo").

Quello che però penalizza il libro è il finale frettoloso e, soprattutto, troppo gioioso. Le sue 450 pagine scorrono leggere e veloci, nessuno si sarebbe annoiato se ce ne fosse stata una manciata in più per evitare lo choc che ho avuto io nel passare da un romanzo preciso e dettagliato alle scialbe paginette conclusive esageratamente accomodanti. Peccato. E' uno di quei finali che fanno pensare a un grosso ritardo dell'autore nei tempi di consegna pattuiti con l'editore o all'imposizione di un limite al numero delle pagine.

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla quarta traccia annuale, "cinque libri, ognuno ambientato in un continente diverso" (Oceania)
 

lunedì 18 ottobre 2021

"Nessuno escluso". M.J. Arlidge



Southampton (Inghilterra), 28 novembre di un anno non precisato. Sono passati appena undici mesi dalla vicenda precedente quando l'ispettrice Helen Grace si ritrova a dare la caccia a un altro serial killer.
La prima vittima è Alan Matthews, un benestante uomo di mezza età, fervente cristiano, sposato, padre di quattro figli. Un uomo senza macchia. O forse no?
Il corpo viene ritrovato nudo, legato e incappucciato in una delle zone più squallide della città, frequentate solo da prostitute e spacciatori...
E dai loro clienti.
Il secondo cadavere a essere rinvenuto è quello di Christopher Reid, nettamente più giovane e meno ricco del primo, ma anch'esso marito e padre.
Come il terzo, il quarto, ecc, tutti padri di famiglia con una doppia vita e a tutti l'assassino ha asportato il cuore.

Cinque mesi dopo aver letto "Questa volta tocca a te" ho sfruttato la traccia compleanno per leggere anche il secondo romanzo dell'autore. Come già avevo scritto a maggio, entrambi i thriller risalgono al 2014 e sono i primi due di una serie di nove, ma gli unici tradotti in italiano. Dopo il primo questa cosa mi era dispiaciuta, ma quest'altro è così ripetitivo da farmi capire perchè Corbaccio abbia preferito non andare oltre.

La struttura è la stessa, qui abbiamo 368 pagine divise in 121 capitoli molto brevi e incalzanti. La storia regge, ma manca totalmente dell'originalità dell'altra. Basta aver visto una stagione di CSI per ritrovarsi a leggere una vicenda abusata, sia su schermo che su carta. Ci sono inoltre un paio di coincidenze (una delle quali davvero clamorosa) che danno una spinta fondamentale alle indagini e non basta che l'autore lo ammetta scrivendo "Il colpo di fortuna inaspettato..." per rendere perdonabile la scappatoia.
Inoltre che in una normale città come può essere Southampton avvengano due casi di serial killer nello stesso anno è decisamente troppo. La curiosità di sapere se Arlidge sia riuscito a inventare casi diversi per la sua protagonista la avrei, ma in inglese riesco a tradurre giusto le descrizioni dei cosmetici, per cui non lo saprò mai.

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla traccia compleanno di ottobre (l'autore è nato il 10 ottobre 1974)
 

mercoledì 13 ottobre 2021

"Tre donne", Dacia Maraini



Una città italiana non precisata, giorni nostri. Lori (Loredana: in tanti libri letti è solo la seconda volta che trovo una mia omonima) ha 17 anni e, pur affermando di detestare i diari, il 23 novembre inizia a scrivere i suoi pensieri su un quaderno a quadretti con la copertina piena di tulipani. Ha un legame con un coetaneo, più un compagno di letto che un vero fidanzatino. Ha un motorino, sogna di avere un cane e si fa tatuare un enorme drago sulla schiena.
Maria è sui quaranta ed è la madre di Lori. Il marito lo ha perso quando Lori aveva solo tre anni e da allora lavora come traduttrice. E' una delle poche persone che ancora non si sono arrese a internet, lei e il suo compagno francese mantengono i contatti attraverso lettere scritte a mano dove Maria gli racconta i suoi sogni e le sue difficoltà quotidiane.
E poi c'è Gesuina, 60 anni così ben portati che ai suoi amanti virtuali riesce a far credere di averne venti di meno. Un piccolo passato di attrice teatrale, adesso contribuisce al bilancio familiare andando a fare iniezioni a domicilio: Maria è sua figlia e Lori è sua nipote. E proprio lei, la più anziana delle tre, è quella più tecnologica e i suoi sentimenti li trasmette a un piccolo registratore che porta sempre con sè.

Era da "Nemesi", perciò da un mese, che non leggevo un libro da cinque stelle: un mese non è tanto come non sono tanti i libri da promozione con lode che si ha la fortuna di leggere nel corso di un anno, ma dopo il filotto Gazzola leggere la Maraini è stato un balsamo per i miei occhi.

Flaubert, la primavera araba, il ricordo di un sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti: tre temi toccati dalla Maraini quando il Kindle mi diceva che ero arrivata appena al 5,1% del libro! Non voglio essere ingiusta nei confronti della Gazzola, lei scrive narrativa di svago, la Maraini (nelle cui
opere, come in quelle della Allende, ritrovo sempre quei rimandi storici e sociali che per me fanno la differenza) produce letteratura contemporanea. Sono semplicemente due mondi diversi.

"E' da molto che hai voglia di un figlio? Da anni, non so perchè ma ho una voglia matta, già lo vedo che cammina accanto a me, con i suoi calzoncini, la tenerezza di quella manina piccola nella mia, e mi sento felice"

Quando ho letto, e poi riletto ("un piccolo Ercole che si aggrappa con le sue manine appena uscite dal grembo materno"), manine ho alzato gli occhi al cielo, ma va da sè che definire mani quelle di un neonato sarebbe stato fuori luogo al pari dell'incessante uso fatto dalla Gazzola del diminutivo riferito a mani adulte.

"Tre donne" è un romanzo piuttosto breve (207 pagine), ma meravigliosamente pieno, intenso.

"Ho paura che i luoghi dove godere la pace si stiano facendo sempre più rari, perchè il mondo è sconvolto dalle guerre, dalla crisi, dalla fuga dei popoli dai Paesi infestati dal terrorismo, dalle malattie e dalla fame"

Manca la tradizionale divisione in capitoli, ma la narrazione avanza con la cronologia data dal diario, dalle lettere e dalle registrazioni di questi tre personaggi che ci vengono presentati attraverso le loro emozioni. Succede qualcosa, qualcosa di "grosso" che sconvolgerà l'esistenza delle tre, qualcosa che affronta due fra i temi più importanti e pesanti della nostra società, uno dei quali più che mai di attualità.

La Maraini è stata capace di affascinarmi e a incuriosirmi anche parlando di quadri (Bruegel il vecchio e Van Gogh), raramente le arti mi spingono alla ricerca, questa volta l'ho fatto e ho imparato qualcosa, scoprendo anche dipinti che mi sono piaciuti molto (quelli di Bruegel).

"I libri fanno fiorire i cervelli"

Bè, non tutti, ma alcuni senz'altro.

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla quarta traccia annuale, "cinque libri, ognuno ambientato in un continente diverso" (Europa)

 

lunedì 11 ottobre 2021

"Culo nero", A. Igoni Barrett

Lagos (Nigeria), 18 giugno 2012. Furo Wariboko ha 33 anni e questo è un giorno importante per lui: ha un colloquio di lavoro, appena il secondo da quando ha interrotto gli studi universitari. Non può fare tardi, deve arrivare dalla parte opposta della città, e non sono esattamente due passi... Ma quello che vede al risveglio lo rallenta: una pancia bianca, due gambe bianche, due piedi bianchi, due braccia bianche, probabilmente anche un pene bianco (questo nel libro non viene specificato e, visto quello che si dice dei neri, chissà se ci ha rimesso ^^). Lo sconvolgimento definitivo avviene quando lo specchio gli rimanda l'immagine di una faccia bianca, con capelli rossi e occhi verdi!
Sarà solo la risata della bella Syreeta qualche giorno dopo a fargli scoprire che una parte del suo corpo è rimasta nera: il culo.

Scritto nel 2015 e tradotto in italiano due anni dopo, "Culo nero" rimane tuttora l'unico romanzo di Barrett, che in precedenza aveva pubblicato soltanto due raccolte di racconti, delle quali da noi hanno tradotto solo la seconda, "L'amore è potere, o almeno gli somiglia molto", che penso di togliere dalla mia wish list perchè questo "Culo nero" - di cui mi avevano parlato tanto bene - non mi ha convinta per niente.

La prima cosa che mi viene da dire è che non vi ho trovato nulla di divertente e questa era la caratteristica principale secondo chi me lo aveva descritto.

La storia è spalmata in appena una ventina di giorni ed è divisa in sei capitoli, di cui tre macro che costituiscono ben l'89% del libro, che avrebbe avuto un finale più incisivo se Barrett lo avesse chiuso col quinto capitolo, senza aggiungere le cinque o sei pagine (mia approssimazione dovuta alla lettura in digitale) dell'ultimo, del tutto inutile e peggiorativo.

E' probabile che l'aspettativa disillusa (non perchè ami particolarmente i libri divertenti, anzi, ma leggere un libro senza trovare mai quel lato umoristico che davo per scontato alla fine si è rivelato frustrante) e quella cavolo di appendice finale abbiano condizionato il mio giudizio generale, ma non mi hanno convinta nemmeno i rimandi a "La metamorfosi" di Kafka, che ho trovato così deboli da risultarmi presuntuosi, al pari del personaggio Igoni, superfluo alter ego dell'autore.

E poi lo stile di scrittura, che non ha nulla di brutto nè di sbagliato, ma che è di quel tipo che in me scatena un gran disagio da gap generazionale (gran brutta cosa quando hai sempre fatto a pugni con stile e tematiche dei classici e a un certo punto ti rendi conto di essere invecchiata così tanto da dover salire sul ring anche con lo stile e le tematiche dei nuovi autori...), anche se Barrett ha solo dieci anni meno di me, ma un intero capitolo (per fortuna uno di quelli brevi) fatto solo di messaggi twitter mi è stato quasi fatale.

Per contro "Culo nero" è un ottimo romanzo geopolitico: se me lo avessero fatto affrontare in quest'ottica mi sarei goduta la lettura per ciò che di buono offre, una descrizione della Nigeria fatta da un nigeriano (dettaglio non da poco), situazioni da cui è umano scappare anche se non c'è una guerra contrapposte al lusso soverchiante di pochissimi, in una nazione dove i porti vennero creati per poter trasportare gli schiavi nel Nuovo Continente, che solo nel 1960 si liberò dal colonialismo inglese per subire due diverse dittature militari e dove gli attuali padroni sono le compagnie petrolifere straniere, compresa la nostra Eni.

Una di quelle nazioni dove alla sterminata povertà di molti si contrappone l'ostentata ricchezza di pochi.

"Lagos è stata costruita con sangue, sudore e rozza ambizione. Abuja invece è stata progettata come un parco giochi per ricchi. Sono sicuro che qualcuno sostiene che non ci sia niente di male, ma quando nel resto del Paese le persone disperate sono moltissime, la città dei sogni non ha tate possibilità di conservare la propria natura. Alla periferia di Abuja si trovano i peggiori slum di tutta la Nigeria"

E per separare si innalzano muri e inferriate, perchè i poveri non possano disturbare e i ricchi non essere disturbati (e non vedere, vuoi mai che qualcuno debba provare vergogna...).

Il nuovo Furo
Wariboko sa che per sottrarsi agli sguardi della sua gente deve uscire dalla zona povera dove non ci sono altri oyibo e andare in quella residenziale, dove potrà confondersi in mezzo ad altri bianchi. Non ci metterà molto a decidere di cambiare nome diventando Franck White per entrare al meglio in quella nuova versione di sè che fin dalle prime ore gli ha permesso di presentarsi a un colloquio per rappresentante di libri e uscirne come nuovo direttore del marketing, prima tappa di un'escalation lavorativa che lo porterà senza meriti nè capacità a una proposta di stipendio a cinque zeri solo grazie al nuovo colore della sua pelle.

"Nessuno sceglie di nascere, di essere bianco o nero o di qualsiasi sfumatura tra i due colori"

Barrett non fa sconti alla sua Nigeria, ma nella sua accusa alla remissività dei neri nei confronti dei bianchi ci sono orgoglio e amore. Questa parte del libro è molto bella e se qualcuno ha trovato divertente il racconto di quelle situazioni è grave.

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla quarta traccia annuale, "cinque libri, ognuno ambientato in un continente diverso" (Africa)

 

sabato 9 ottobre 2021

"Il ladro gentiluomo", Alessia Gazzola

Domodossola, inverno 2018. Il rischio di fare una richiesta spinti dall'impulso, e non dal raziocinio, è quello di finire con l'essere accontentati: è stato così che Alice Allevi - figlia della più remota provincia romana, ma ormai cittadina della capitale a tutti gli effetti - è stata catapultata in una dimensione che non sente appartenerle, in questa fredda (almeno climaticamente) cittadina che non raggiunge neppure i ventimila abitanti, dove non conosce nessuno e dove non ha niente da fare, eccetto lavorare.
E al primo caso che le viene affidato combina subito un disastro: dopo aver recuperato dallo stomaco del 28enne ucraino Arsen Nazarovic Scherbakov un diamante rosa di inestimabile valore e aver avvisato la Procura del rinvenimento, lo consegna placidamente nelle mani della prima persona che bussa alla porta senza chiedere nessuna credenziale nè uno straccio di ricevuta, facendosi fregare dal suo aspetto da gentiluomo...

Ottavo (e non più ultimo) romanzo della serie "L'allieva". A me sembra che la Gazzola si sia persa un altro anno per strada: "Arabesque" terminava poco prima del Natale 2016, questo segue a ruota, siamo in gennaio, ma non può essere quello del 2017 perchè più volte nel corso del libro si parla di un furto avvento nel 2016 citando sempre che si tratta di due anni prima. Quindi questa storia piemontese si sviluppa durante l'inverno e la primavera del 2018 e, ormai sfinita, me lo faccio andare bene.

Leggere gli otto libri della serie in meno di sei settimane non è stata una grande impresa: sono letture semplici e veloci, la leggerezza dei temi trattati non mi ha mai spinta a cercare approfondimenti su web, nè le ambientazioni mi hanno mai invogliata a fare ricerche su Google immagini (ad eccezione di Sacrofano). Non spingono a riflessioni particolari, non hanno bisogno di tempi di pausa per assimilare pienamente i contenuti.
Sono pure e semplici letture di svago.

Viceversa l'antipatia verso la protagonista - con la sua ignoranza geopolitica (questa volta non sa nulla delle vicende ucraine), di cui spesso sembra addirittura farsene un vanto; con la sua sbadataggine e la sua superficialità, caratteristiche che non sono mai riuscita a tollerare in nessuno; con il suo adolescenziale abuso di diminutivi (anche stavolta manine, piedino, cappottino, portoncino, botteghina, pantofoline e cosine!) - mi ha reso piuttosto ardua la lettura consecutiva.
Probabilmente se gli otto libri non avessero risposto così bene alla quinta traccia annuale della mia Reading Challenge (e, soprattutto, se non li avessi comprati in blocco per questo motivo), mi sarei fermata al primo. E leggerò senz'altro anche il nono (e stavolta ultimo?) libro, "La ragazza del collegio", che uscirà proprio fra tre giorni (ma prima dovrò trovare una traccia adatta), perchè innegabilmente la curiosità di vedere cosa si inventerà l'autrice per Alice e Claudio a distanza di qualche anno la ho.

Al di là dello scarso spessore che la Gazzola ha scelto di dare alla sua protagonista (e tutto sommato con successo perchè penso che sia stata proprio la sua spensieratezza a decretarne il successo, sia su carta che in televisione), l'accusa maggiore che le faccio è quella di aver cavalcato ogni possibile cliché senza mai cercare di andare un po' più in profondità o di distinguersi da quei luoghi comuni che il più delle volte sono sbagliati perchè viziati da ignoranza.

Anche questa volta ci ha messo un attimo a bollare come ossessione l'attenzione verso l'uso dell'olio di palma, come se la deforestazione malesiana e indonesiana non fosse un problema per ognuno di noi.
O a far dire a Claudio Conforti del padre: "Era onesto, cosa che nel loro ambiente non era neanche scontato", là dove quel "loro ambiente" è un semplice contesto proletario (consiglio alla Gazzola l'ascolto di "Quello che non ho" del buon Faber e di farne buon uso...)!

Oltre a non esserci stata la crescita personale della protagonista, come avevo auspicato dopo aver letto "L'allieva", non ho neppure riscontrato un miglioramento stilistico, cosa che nell'arco dei sette anni trascorsi fra il primo e l'ottavo libro avrebbe dovuto esserci.

Però quello che succede ad Alice in questa storia ha rafforzato la mia convinzione che Alessia Gazzola sappia scrivere molto meglio quando sfocia nel dramma personale: in quei casi diventa brava e riesce a toccare il cuore. Mi piacerebbe davvero leggere un suo romanzo di questo genere.

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla quinta traccia annuale, "otto libri scritti da autori dello stesso sesso"
 

mercoledì 6 ottobre 2021

"Arabesque", Alessia Gazzola

Roma, inizio autunno 2016. L'allieva non è più un'allieva: Alice ha superato gli esami e da un mese è una Specialista in Medicina Legale a tutti gli effetti quando la PM Valentina Montechiaro le assegna il suo primo incarico di consulenza. Una donna di 47 anni, Maddalena Vichi, è morta apparentemente per cause naturali nel giardino della sua villa. L'abitazione extra lusso non basta a rendere credibile che stesse facendo giardinaggio indossando un abito da sera firmato Dior e il cartellino ancora attaccato al vestito rappresenta un input irresistibile per la curiosità di Alice. La sua visita al negozio, oltre a darle modo di fare shopping, sarà la prima tessera a cadere scatenando l'effetto domino che porterà le indagini fino a dieci anni prima.

Settimo romanzo della serie "L'allieva". Un'altra lettura leggera con una storia gialla che finisce col diventare anche un cold case e che è abbastanza carina. Basta non soffermarsi sui dettagli, vale a dire il solito sfruttamento di coincidenze esagerate su cui si basa lo sviluppo della storia: se per una volta Alice parte senza avere conoscenze pregresse nè fra i morti nè fra i vivi, succede però che un ingranaggio si muove grazie al farle incontrare la figlia della vittima proprio a casa dei suoi nuovi vicini e un altro importante progresso avviene grazie alla collaborazione lavorativa di suo fratello con l'agenzia immobiliare incaricata della vendita della villa.

Espedienti narrativi che non verrebbero perdonati in romanzi gialli seri, soprattutto per la loro sistematicità, ma su cui evidentemente si può sorvolare in questi gialletti rosa ed è un peccato perchè con un minimo sforzo avrebbero potuto essere lievi, ma credibili, acquisendo valore.

A patto, però, di ripulirli da tutti quegli odiosi diminutivi che sembrano tanto piacere alla Gazzola! Anche qui abbiamo le manine di Alice più la manina di Lara, ma anche un pancino, un cappottino e un portoncino, quest'ultimo termine usato anche nei precedenti libri per indicare sia la porta dell'appartamento che il portone del palazzo!

Mi hanno infastidita anche le solite incongruenze che caratterizzano il personaggio di Alice: l'essere una donna adulta e indipendente, ma preoccuparsi alla prospettiva che il fratello dica alla loro madre che passa le notti fuori di casa; la cultura che è logico attribuirle visti i titoli di studio contrapposta alla solita ignoranza che questa volta si manifesta nel non sapere dove si trovi Vilnius; sentirla maledire "le ristrettezze economiche che mi costringono a un perenne angoscioso risparmio" e vederle accettare dalla nonna i soldi per comprare un vintage di Schiaparelli che - come Google mi informa - costa in media dai cinquemila ai settemila euro...
La Gazzola ha una concezione di cosa voglia dire dover risparmiare offensiva nei confronti di chi deve farlo davvero. Oppure ha voluto dotare la sua protagonista dell'ennesima caratteristica immatura, quella di non essere in grado di gestire le proprie entrate.
Entrate che, per altro, sono un altro aspetto su cui l'autrice si facilita le cose non provando nemmeno a spiegare come Alice possa mantenersi da sola (e bene) a Roma con un lavoro non retribuito.

E per il mio tormentone sulle date qui abbiamo un altro compleanno di Alice, il 12 dicembre compie 30 anni. In "Un po' di follie in primavera", ambientato nello stesso anno, ne aveva 28...
Evito commenti.

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla quinta traccia annuale, "otto libri scritti da autori dello stesso sesso"
 

sabato 2 ottobre 2021

"Una sconosciuta a Tangeri", Christine Mangan

Tangeri (Marocco), primo quadrimestre del 1956. Per Alice Shipley quella di seguire il marito in Marocco non è stata una scelta felice: lui si è innamorato di quel Paese e di quella città, ma lei non è riuscita a integrarsi. Non ci ha nemmeno provato più di tanto, è stato molto più facile chiudersi in casa e limitarsi a osservare la vita degli altri dal balcone.
Forse anche sposare John non è stata una scelta felice.
Di sicuro è lei a non essere felice quando si ritrova davanti Lucy Mason, quella che per quasi quattro anni era stata la sua compagna di stanza al college e che non vedeva più dalla sua ultima e tragica notte trascorsa nel Vermont. Sono tante le cose che Alice non ricorda con precisione, ma di una cosa è certa: quella notte aveva gridato a Lucy di sparire perchè non voleva vederla mai più dopo quello che aveva fatto!
Ma ora è lì, l'ha raggiunta in Africa: come ha scoperto che si era trasferita? Come ha avuto il suo indirizzo? Perchè si comporta come se non fosse successo nulla tra loro? E, soprattutto, perchè lo sta facendo anche lei?

Una lettura che mi ha suscitato sensazioni contrastanti. Classificato da Amazon e da IBS sotto il genere giallo o thriller, è in realtà un noir caratterizzato da un certo grado di lentezza simile a quella che nei noir giapponesi mi rilassa, ma che in questo caso ha avuto su di me un effetto respingente, da qui i venti giorni che ho impiegato per leggerlo.

I capitoli di varia lunghezza alternano le voci narranti delle due protagoniste. Il presente vissuto in Marocco viene intervallato dai frequenti flashback del loro recente passato nel college del Vermont che - se a me non hanno permesso di usare questo libro per la traccia per cui avevo scelto di leggerlo (un libro ambientato almeno all'80% in Africa) - sono indispensabili all'autrice per portare noi lettori all'acme, cioè a sapere cosa è accaduto durante quella notte fin lì tante volte citata. Questo avviene quando si è ancora ben lontani dalla fine, ma il giallo imprigiona anche il presente delle due e si sviluppa in maniera piuttosto claustrofobica, ma intelligente.

"Il tempo avanza in modo incontrollabile, per quanto si possa tentare di arrestarlo, di modificarlo, di riscriverlo. Molto semplicemente non c'è nulla che possa fermarlo. Assolutamente nulla"

La Mangan sa gestire molto bene i diversi piani temporali ed è ancora più convincente nell'avvicendamento delle due voci, nel raccontare i vari episodi visti dagli occhi dell'una e poi dell'altra, nel presentare gli stati d'animo di queste due giovani donne mentalmente instabili, anche se in modo diverso. Una vicenda piuttosto disturbante con al centro un rapporto malato.

La Mangan, però, non è altrettanto brava nell'ambientazione. Scegliere proprio l'anno dell'indipendenza del Marocco avrebbe avuto un senso solo facendo diventare l'evento parte della storia, mentre viene relegato a non più di quattro miserabili accenni senza alcuna rilevanza sociale e politica, ma solo folkloristica. E' penalizzante la mancanza di approfondimenti in stile Allende (ma la Mangan - pur avendo una bella penna - non è a quel livello).

Non solo. L'autrice non è riuscita nemmeno a trasmettere l'atmosfera del Marocco come, invece, mi aspettavo. Arriva solo il senso di oppressione provato da Alice, principalmente per il caldo, e anche quando il focus è puntato su Lucy e su John, che a parole si sentono parti integranti della città, Tangeri resta buia e soffocante e alla fine è lei la vera sconosciuta del romanzo, per le due protagoniste e per chi legge. Ma non sembra essere una cosa voluta.

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla traccia sorpresa di ottobre, "libri collegabili alle parole morto, notte e passato"