lunedì 29 luglio 2019

"Benevolenza cosmica", Fabio Bacà


Londra... giorni nostri? Avrei iniziato così, ma la sinossi parla di "una Londra appena spostata nel futuro" (ma non ho capito in base a cosa).
Sia come sia, Kurt O'Reilly, madre marchigiana e padre irlandese, ha 30 anni, tifa per l'Arsenal (pur essendo nato a Leicester), ha un ottimo lavoro dirigenziale nell'ambito della statistica, un bel matrimonio e in generale una vita soddisfacente. L'unico suo problema è che da circa tre mesi e mezzo la sua vita è diventata troppo soddisfacente. Troppo fortunata.
Tutto quello che lo riguarda gira incredibilmente per il verso giusto, dalla corsa omaggio del taxista prossimo alla pensione al ritrovarsi a vestire i panni dell'eroe in situazioni ad alto rischio, con sostanziose ricompense da parte del Governo.
Mentre tanti si godrebbero la buona sorte senza porsi troppe domande, Kurt vuole capire cosa o chi si nasconde dietro a questo fantasmagorico karma...

Fabio Bacà, classe 1992, è adesso l'autore più giovane che abbia mai letto. Una lettura deludente e credo che tale delusione sia stata la conseguenza dell'averne sentito parlare con tanta magnificenza: definito da molti un capolavoro, al punto che Adelphi è tornata a pubblicare un esordiente dopo la bellezza di 35 anni (Aldo Busi), io do un giudizio che sicuramente serve solo a mettere in luce i miei enormi limiti di lettrice.

Una piacevole lettura da ombrellone (però scritta benissimo).

Proprio in questi giorni ho guardato un video di Marco Cantoni, La trama non è importante, venti minuti interessantissimi e dotti, come tutti i video di questo ragazzo, dove spiega perchè lo stile è più importante della trama.

Non mi ci metto nemmeno a dire di non essere d'accordo: non ho la sua cultura e neppure i suoi gusti. Lui stesso afferma che nei thriller la trama è fondamentale. Poi parla di letteratura, più che di lettura, di postmodernismo, ecc, tutte cose al di fuori della mia portata.

Di sicuro, per me, la trama è importante e lo è anche in un libro diverso dal genere thriller, come questo. A riconoscere la bravura dell'autore, la proprietà di linguaggio che ha (è sicuramente il libro in cui ho dovuto pigiare più volte sullo schermo del Kindle per attivare il dizionario) e lo stile particolare, ci arrivo anch'io, ma tutto ciò non è bastato a farmi piacere davvero il libro.

Intanto, nonostante io non sia certo nazionalista, non mi è piaciuta la scelta di ambientare la storia a Londra: Bacà, sei nato a San Benedetto del Tronto... guarda che tutto quello che hai raccontato avresti potuto benissimo farlo accadere a Milano...

Dettaglio a parte, la storia mi ha incuriosita e divertita (ma, visti gli elogi all'autore, mi aspettavo un umorismo molto più fine, particolare e intelligente) più o meno fino a metà del testo (breve, 225 pagine), poi la buona idea di base si è persa in sciocchezze, con un finale un po' troppo sdolcinato per un protagonista così irriverente.

Reading Challenge 2019: collegamento con la traccia musicale di luglio per il cielo in copertina




sabato 27 luglio 2019

"La donna dei fiori di carta", Donato Carrisi



Notte fra il 14 e il 15 aprile 1912, oceano Atlantico. Il Titanic sta affondando, ma un uomo - anzichè cercare un posto su una delle poche scialuppe di salvataggio - sceglie di aspettare l'inevitabile morte fumando un sigaro. Sembra soddisfatto.
Notte fra il 14 e 15 aprile 1916, monte Fumo, confine italo-austriaco. Nel pieno della Grande Guerra, uno strano rapporto si crea fra due uomini, un prigioniero italiano senza nome e un medico di guerra austriaco. Il primo verrà fucilato all'alba e il secondo per evitarlo deve convincerlo a dirgli qual è il suo nome e, soprattutto, qual è il suo grado.
Invece il prigioniero gli fa tre domande: Chi è Guznam? Chi sono io? E chi era l'uomo che fumava sul Titanic?

A rovinarmi il gusto di questa lettura è stato il genere con cui è stata classificata: thriller su IBS, addirittura thriller con suspense su Amazon! Ho così aspettato fino alla fine la svolta thriller che, invece, non c'è stata. Non sono d'accordo neppure con Carrisi che nelle note lo definisce un noir. Secondo me il genere calzante è quello dell'accogliente "narrativa contemporanea": se on-line avessi letto questo mi sarei goduta la storia per il buon esercizio di stile che è, senza attese particolari.

Alla fine ciò che ricorderò con piacere di questo romanzo saranno soltanto due affermazioni.
Un pensiero che Carrisi attribuisce al protagonista: "Pensò a quanto fosse bizzarro che gli uomini - le uniche creature in natura a possedere la consapevolezza del dono della vita - da sempre cercassero nuovi modi per uccidersi a vicenda".
E un suo pensiero che esterna nelle suddette note: "Ciò che nuoce gravemente alla salute dei benpensanti è la libertà degli altri".

Però quando John Grisham abbandona il genere thriller per un altro è molto più capace e convincente di lui.

Reading Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia di luglio. Lo collego a "Rapsodia francese" perchè gli autori sono entrambi uomini



giovedì 25 luglio 2019

"Urla nel silenzio", Angela Marsons


Black Country, Birmingham, 2004. Cinque persone hanno scavato una buca in un terreno ghiacciato. La buca non è grande perchè il corpo che devono seppellire non è quello di un adulto. Hanno stretto un patto che a tutti conviene rispettare.
Dieci anni dopo viene rinvenuto il cadavere della 47enne Teresa Wyatt: direttrice di una scuola, è stata affogata nella sua vasca da bagno.
Kim Stone, la detective a cui viene assegnato il caso, scopre che poche ore prima di morire Teresa aveva contattato il professor Milton, l'archeologo a cui era stata finalmente concessa l'autorizzazione per effettuare degli scavi su di un vecchio terreno. Ma perchè Teresa avrebbe voluto partecipare come volontaria? Mentre Kim cerca di capirlo altre due persone vengono uccise e quando gli scavi portano alla luce dei resti umani risulta evidente che per scoprire l'assassino di oggi bisognerà prima indagare sui segreti del passato.

Nonostante la mia passione per i thriller, arrivo ad Angela Marsons con due anni di ritardo rispetto alla traduzione in italiano del suo primo libro. Ringrazio mia sorella per avermi spronata a leggerlo: io e Marina, pur amando entrambe il genere, abbiamo gusti sottilmente diversi, ma in questo caso aveva ragione nel dire che anch'io mi sarei appassionata.

Non ho provato simpatia per Kim, stereotipo della donna detective refrattaria a ogni tipo di legame, capo coriaceo per la sua squadra, ma insofferente alla gerarchia quando è lei a trovarsi in posizione subordinata, donna con gli attributi e appassionata di motori, ma di cui alla fine, per un motivo o per l'altro, vengono svelate debolezze e trascorsi tali da far intenerire il cuore di chiunque, compreso il mio.

Primo romanzo della serie con protagonista Kim Stone, ho senz'altro la curiosità di leggere in un prossimo futuro anche gli altri per scoprire l'evoluzione del personaggio, ma soprattutto ho voglia di leggere altri thriller validi come questo: una storia complessa che intreccia passato e presente con incastri perfetti. Alla fine tutto torna, tutto viene spiegato e l'epilogo della storia obbliga a ripensare ad alcuni fatti rileggendoli sulla base di quello che si è scoperto, cosa che - come mi trovo a dire ogni volta che succede - apprezzo tantissimo.

Non è un thriller adrenalinico, lo definirei piuttosto un gran bel giallo: devo fidarmi maggiormente dei consigli di mia sorella!

Reading Challenge 2019: collegamento con la traccia musicale di luglio per il cielo in copertina