venerdì 29 dicembre 2023

"Dopo di te", Maggie O'Farrell

 

Londra, inverno alle porte di un anno non specificato. Alice Raikes, 30 anni, arriva a King's Cross e d'impulso decide di partire per Edimburgo, di tornare a casa, di andare a trovare la sua famiglia. Dal treno avvisa le sorelle, Kirsty e Beth, e all'arrivo le trova in fondo al binario ad aspettarla. Vanno al bar, poi lei si assenta per andare al bagno della stazione.

"Nei pochi minuti in cui si assentò vide qualcosa di così strano, inatteso e nauseante, che fu come se fosse passata davanti a uno specchio e avesse scoperto che la sua faccia non era quella che pensava di avere."

Alice torna al bar, con grande sorpresa delle sorelle recupera la borsa e le saluta precipitosamente, salendo al volo sul treno che sta partendo per Londra. Poche ore dopo è ferma a un semaforo rosso, poi scende dal marciapiede e viene travolta.
Quando arrivano i genitori dalla Scozia i medici non sanno dire se e quando Alice uscirà dal coma. Non è chiaro se si sia trattato di un incidente o di un tentato suicidio. E quando la madre scopre dalle altre due figlie che Alice a mezzogiorno era in stazione a Edimburgo e della sua immediata ripartenza annaspa: il perché è una parte della storia che questo bellissimo romanzo racconta.

Dopo il flop di "Casa dolce casa", il mio 2023 si chiude con una delle letture migliori dell'anno. Lo avevo comprato su Vinted per un paio di euro, è un libro di cui non esiste la versione digitale e che è ormai fuori catalogo, per cui va cercato usato.

Un libro maturo e per questo sorprende che si tratti dell'opera prima di Maggie O'Farrell, autrice nordirlandese classe 1972, che lo scrisse ad appena 28 anni, nel 2000. Dei suoi otto romanzi soltanto il secondo non è stato tradotto in italiano, ma gli altri li ho già inseriti in wish list.

E' un libro che ha tutto: è ben scritto, la trama è ricca e appassionante, i personaggi sono molto ben caratterizzanti, anche quelli minori, e l'ambientazione delle parti scozzesi è eccezionale.

I Raikes sono originari di North Berwick, cittadina balneare dell'East Lothian di 15.000 abitanti a circa mezz'ora di treno da Edimburgo:


E questo è l'isolotto di Craigleith, che vedono dalle loro finestre:


La narrazione alterna la prima e la terza persona dando voce ad Alice e altri personaggi, ma è la struttura a essere particolare, i capitoli (che non sono né numerati né titolati) sono formati da tanti paragrafi con continui salti temporali che abbracciano un arco di tempo di parecchie decine di anni, da quando Elspeth - la nonna di Alice (classe 1912), il personaggio che ho amato di più - era bambina al presente.
Non c'è linearità e solo leggendo alcune righe (a volte anche più di una decina) si capisce di chi racconta quel paragrafo, un metodo gestito benissimo dalla O'Farrell, che riesce a mantenere vivi curiosità e interesse, senza mai generare confusione.

E' anche uno dei libri più tristi che abbia mai letto.

"In certi momenti l'incredulità e al tempo stesso la spaventosa consapevolezza dell'irreversibilità di ciò che è successo la paralizzano in una sofferenza così intensa che le impedisce di parlare per giorni."

Chiunque abbia vissuto un lutto grave ritrova nel dolore del personaggio il proprio e questo può fare molto male, ma è questa condivisione a rendere il libro non soltanto bello, ma speciale.

Reading Challenge 2023, traccia di dicembre: libri con lo sfondo di copertina nero

martedì 26 dicembre 2023

"Casa dolce casa", Ana Reyes

 

Pittsfield (Massachusetts), estate di un anno non precisato. Aubrey, 17 anni, muore all'improvviso: una mattina sta parlando con Frank, il ragazzo della sua amica Maya, quando si accascia al suolo priva di vita. Neppure l'autopsia riesce a dare una risposta e Maya - che accusa Frank di aver compiuto un qualche sortilegio su Aubrey - non viene creduta né dalla polizia né da sua madre. La donna la trascina da uno psichiatra che, dopo una diagnosi frettolosa, prescrive alla ragazzina antipsicotici e ansiolitici, senza citare i rischi di assuefazione.
Boston, inverno. Sono trascorsi otto anni, Maya ne ha 25 e - proprio quando per la prima volta sta sperimentando cosa sia una crisi da astinenza - si imbatte in un video su YouTube che mostra le riprese di una tavola calda della sua città natale: un uomo e una donna entrano nel locale e siedono a un separé, lui parla, la donna ascolta, finché improvvisamente sbatte la testa sul tavolo. La donna è morta e l'uomo è Frank, Maya non ha dubbi.
E' sicura che abbia ucciso di nuovo e lei può fare solo una cosa: tornare a Pittsfield per dimostrarlo.

Ecco il libro peggiore del mio 2023! Un paio di rosa mi avevano coinvolta meno di questo, ma in entrambi i casi la causa era la mia scarsa affinità con il genere. Questa volta, invece, è proprio il libro a essere brutto: basti pensare che gli spaghetti al pesto (per giunta fatto con il basilico coltivato in Massachussets) in cui ci si imbatte all'incirca a metà libro non sono la cosa più atroce!

Chiaramente questo è un giudizio soggettivo. "Casa dolce casa" (titolo originale "The house in the pines"), opera prima di Ana Reyes, negli Stati Uniti è stato un caso editoriale rimanendo per più di due mesi ai vertici della classifica dei bestseller del “New York Times”. Non saprò mai perché gli americani lo abbiano promosso, ma sono ansiosa di confrontarmi fra un paio di settimane con gli altri partecipanti al Gruppo di Lettura leggendothriller organizzato dai profili IG theserialthriller e lastanzadisofia.

Non riesco neppure a salvare pienamente un aspetto che di solito apprezzo moltissimo: Maya è per metà guatemalteca, come l'autrice, e questo le ha dato modo di accennare alla storia recente del Paese e al suo sfruttamento economico da parte degli Stati Uniti, ma lo ha fatto nel modo sbagliato. Certo non si pretendono le capacità di Isabel Allende, ma un minimo di incastro nella storia sì, mentre i due capitoli che la Reyes dedica alla questione sono troppo fuori contesto e stonano (anche se mi ha fatto piacere approfondire in rete).

Patetico, invece, il tentativo di introdurre nel libro il realismo magico attraverso il "romanzo incompiuto" (fra virgolette perché si tratta di appena 47 pagine, per giunta mezze scopiazzate) del padre di Maya: altro corpo estraneo, un vero e proprio tormentone che la Reyes tira fuori per ben trentaquattro volte, senza alcuna utilità!

Ma a essere debole è il thriller in generale.
L'alternanza di capitoli fra passato e presente - che di solito rende avvincente la lettura - qui annoia soltanto perché porta a infinite ripetizioni.
Una protagonista che affronta la crisi di astinenza sostituendo i farmaci al gin è un'investigatrice a dir poco azzardata e sicuramente fastidiosa.
La scelta di chiudere la vicenda gialla in anticipo rispetto ai capitoli conclusivi rende la lettura di questi ultimi un siparietto sulle buone intenzioni e sui buoni sentimenti, e non è quello che ci si aspetta se si sceglie di leggere un thriller.
I colpi di scena sono riservati a Maya, nel senso che quando lei finalmente capisce cosa è successo otto anni prima, chi legge lo sa già da un centinaio di pagine e quindi la "scoperta" di Maya lascia piuttosto indifferenti.
Ma a rendere scarso questo thriller è proprio il modo in cui viene sviluppata l'idea alla base della storia, con poca credibilità e coerenza, soprattutto senza nessuna suspense.

Alla faccia del caso editoriale...

Reading Challenge 2023, traccia stagionale, autunno: un libro dove si festeggia Halloween

domenica 24 dicembre 2023

"I love shopping a Natale", Sophie Kinsella

 

Villaggio di Letherby, novembre di un anno non precisato. Tornati in Inghilterra dopo la parentesi californiana, Becky e Luke al caos della capitale hanno preferito la placida tranquillità della campagna londinese. Non un villaggio qualunque, ma quello dove vive Suze, l'amica di sempre di Becky, che l'ha assunta nel gift shop di Litherby Hall, l'antica magione di famiglia. In campagna la piccola Minnie potrà crescere in modo più sano e sereno e poco male se lì non ci sono negozi: il bisogno di shopping di Becky può essere soddisfatto con un semplice click!
On-line ogni giorno si trovano imperdibili occasioni e Becky non si capacita di quanto riesca a risparmiare grazie alle infinite promozioni: fare il calcolo di quanto spende per cose superflue non è da lei, quindi ben venga il vestito più piccolo di due taglie (ma è firmato!) o dover comprare tre sciarpe che non erano nemmeno in wish list se servono per ottenere la spedizione gratuita!
Ma quest'anno di cose ne dovrà comprare parecchie perché per la prima volta famiglia e amici si ritroveranno a festeggiare il Natale a casa sua. Accontentare tutti non sarà difficile, cosa ci vuole? E c'è anche tempo per cercare l'introvabile lama rivestito di lustrini argentati che tutti vogliono appendere al proprio albero e che proprio non può mancare in casa Bloomwood Brandon!

Scritto nel 2019, è il decimo (e al momento ultimo) titolo della saga di I love shopping. Se nel 2016, dopo aver letto i due precedenti, mi auguravo che non ce ne sarebbero stati altri, questa volta mi stupisco che la Kinsella negli ultimi quattro (quasi cinque) anni non abbia partorito (termine che non scelgo a caso ^^) l'undicesimo.

Gli ultimi due I love shopping (Hollywood e Las Vegas) mi avevano fatto passare la voglia di leggere altri libri della serie, ma con il Natale si ritorna pienamente nel mood Becky Bloomwood, che con le sue frivolezze, superficialità, ostinazioni e presunzioni è probabilmente il personaggio letterario (addirittura? Lo so, ma al di là dell'importanza che possono avere questi librini, Becky lo è) che mi irrita maggiormente, ma che al tempo stesso mi diverte, anche se ogni volta che leggo un libro della Kinsella mi domando se sia il suo stile a divertirmi oppure se il merito vada alla sua traduttrice italiana, Stefania Bertola.

Mi piacerebbe essere in grado di leggere la versione originale di un suo libro per capirlo, ma se conoscessi la lingua inglese la cosa che davvero farei è scrivere due righe all'autrice, giusto per ricordarle che lei ha cinque figli ed è destinata ad avere molti nipoti, per cui - se io e lei, coetanee mancate per appena diciassette giorni, teoricamente potremmo anche fregarcene dell'ambiente e delle sorti del pianeta perché, da 54enni, ci basta che resista per una trentina d'anni o giù di lì - nella pratica la sua situazione è ben diversa. Ai suoi eredi serve che la Terra non tracolli per un numero progressivo di anni che a me - se fossi madre e futura nonna - farebbe molta, molta paura.
Quindi la esorterei a evitare di prendere per il culo ambientalisti e vegani, perché quando i suoi nipoti o pronipoti si ritroveranno a fare la guerra per l'acqua forse penseranno che la nonna avrebbe trasmesso qualcosa di positivo facendo di Jess un esempio da imitare e non un personaggio burla.

Reading Challenge 2023, traccia stagionale, autunno: un libro in cui c'è un Babbo Natale


lunedì 18 dicembre 2023

"La mammana", Antonella Ossorio

 

Quella che passò alla storia come la Grande Cometa del 1843 venne avvistata per la prima volta il 5 febbraio di quell'anno. All'inizio di marzo era così vicina da poter essere vista anche in pieno giorno. Fino al 1996 fu la cometa con la coda più lunga mai misurata.

Ma nel 1843 molti pensavano che le comete portassero sventura.

"Libero, don Cosimo, di tuonare da sopra all’altare che si trattava solo di superstizioni, vale a dire scemaríe di popolo ignorante. Lo stesso popolo la cui credulità, messa a spurgare nell’acqua santa e ribattezzata «fede», gli permetteva di condurre una vita comoda senza mai essersi dovuto sporcare le mani con la terra o con la calce."

La notte del 1° marzo Fausto Pascarella si convince che la sfortuna della cometa si sia concentrata sulla sua casa facendogli nascere una figlia "capa janca", cioè albina. Lui non la vuole quella bambina che "per pelle aveva un velo da sposa, per occhi due cristalli di rocca e sul capo una lanugine bianca." Meglio far credere che sia nata morta, che la mammana ne facesse pure quello che voleva.
E Lucina se la tiene. La chiama Stella in onore della cometa e la cresce amandola come se l'avesse partorita lei: forse le comete non portano sfortuna, ma fanno miracoli.

Scritto ne 2014, è stato il primo romanzo di narrativa di Antonella Ossorio, autrice napoletana classe 1960, che in precedenza aveva pubblicato numerosi titoli per bambini.
Era anche stato uno dei miei primi acquisti digitali, comprato dopo averne ascoltato una recensione entusiasmante su YouTube, senza poi mai prenderlo in considerazione, fino a questo momento.

Una storia ben scritta e bella, anche se nell'ultimo quarto perde un po' del suo mordente, prima dilungandosi su questioni di scarsa importanza e poi facendo succedere fatti importanti senza svilupparli adeguatamente.
Un racconto di genere che dà al libro una grande modernità pur essendo ambientato in un'epoca vecchia di quasi due secoli.

Ad essere carente è proprio l'approfondimento storico: pochi dettagli, giusto qualcosa sui moti del 1848. Una protagonista che non vuole sentir parlare di politica è un comodo stratagemma per bypassare la questione, ma in un romanzo storico la storia ci vuole e solo negli Harmony può essere tollerata un'ambientazione che si limita a descrivere le abitudini di toeletta e di vestiario.

Ma per altri versi il libro ha una sua grande profondità, grazie a Lucina, uno dei personaggi migliori (e più animalisti) di questo mio 2023 di letture.

"A Lucina la pescheria faceva orrore. L’esibizione di quelle povere creature con le bocche spalancate come in un atto d’accusa, i corpi immobili nell’ultimo guizzo dell’agonia, le restituiva, centuplicata, la cupezza di un camposanto. Come ci metteva piede era assalita dal desiderio di fuggire: l’afrore di salmastro la prendeva alla gola tanto da costringerla a soffocare i conati di vomito. Le pareva che gli occhi dei pesci piangessero fiumi di lacrime. Allora – come nei giorni in cui aveva visto scorrere il sangue sul Campo Stellato – si sentiva complice di un misfatto. Nella pescheria ogni cosa trasudava morte violenta e innaturale."

Reading Challenge 2023, traccia di dicembre: libri con lo sfondo di copertina nero

venerdì 15 dicembre 2023

"Divino amore", Stefania Bertola

 

Torino, fine gennaio 2019. Lucia Lombardi ha 43 anni e da quindici è la titolare dell'agenzia di wedding planner "Il Palazzo degli Sposi". Il palazzo è in realtà una leziosa casetta rosa dove le coppie di fidanzati possono trovare tutto il necessario per potersi sposare. Il problema è che quel "tutto" da un paio d'anni comprende un numero sempre più ampio di prestazioni: colpa dei matrimoni a tema e delle assurde pretese di chi è convinto che i soldi possano comprare anche buonsenso e buongusto. 
E proprio i soldi sono l'altro problema di Lucia: avrebbe proprio bisogno di cinquantamila euro per poter rilanciare l'attività riportandola ai fasti dell'inizio, quando essere una wedding planner a Torino era una rarità. E lei sa a chi potrebbe scucirli: Tony Cosenza, ex calciatore di fama nazionale e suo ex fidanzato.

Quindicesimo romanzo dell'autrice e quindicesimo che leggo. Scritto nel 2019, non sarà fra quelli che ricorderò con più piacere: gode di una generosa classificazione nella narrativa contemporanea, quando in realtà è un rosa e - per quanto sia palese che le situazioni campate per aria create dalla Bertola siano soltanto una presa in giro verso i deliri reali di certe persone - diciamo che a tratti si è lasciata un po' prendere la mano: come commentare altrimenti un coro di vampiri che suona la Marsigliese cantandola in islandese?

Lucia Lombardi è una non-protagonista: lei e il suo palazzo sono più che altro il fulcro attorno a cui ruotano gli altri personaggi femminili della storia.
Abbiamo Gemma Diamanti, la sua principale collaboratrice, che perde la testa per uno sconosciuto incrociato a Fiumicino fra Natale e capodanno.
Poi Stella Martinelli, la stilista del palazzo, nonché amica d'infanzia di Gemma, segretamente innamorata del vivaista che si occupa degli addobbi floreali.
E c'è un'altra Diamanti, Carolina, sorella di Gemma (ma anche cognata di Stella, avendone sposato il fratello), che verrà reclutata da Lucia per scrivere lo 
story-telling per una futura sposa (che in realtà chiede lo storitelli ^^).

Più tanti altri personaggi, un festival di tamarri e di situazioni surreali, con qualche metafora di tutto rispetto, come quella fra i livelli dell'amore e la qualità dei mobili d'arredo.

Carini i rimandi a "Ragazze mancine": 
uno dei personaggi maschili abita nella casetta dove vivevano le protagoniste di quel libro e, come in "Ragione & sentimento", c'è un cameo della studiosa di poetesse serbe, nonché creatrice di Dany Delizia, Clotilde Castelli.
Inoltre
 un capitolo si conclude così: "A proposito di Flora Corsi, leggete l’ultima pagina di un romanzo intitolato Ragazze Mancine. È importante."

Proprio importante non direi, però quando amo un autore mi piace trovare dei collegamenti nelle storie che scrive. E pazienza se non tutti ne creano di splendidi come Haruf e Roth.

Reading Challenge 2023, traccia annuale di novembre: quattro libri con un parola in comune nel titolo (ho scelto "amore")

venerdì 8 dicembre 2023

"Un amore", Sara Mesa

 

Spagna, giorni nostri. Nat (Natalia) ha poco più di trent'anni e si è appena trasferita in campagna, affittando un casolare dotato di molte criticità e di ben poche attrattive. Mancano mobili essenziali, come le sedie in cucina, e dopo la prima pioggia Nat scopre che non è solo il lavandino a perdere, ma anche il tetto. Incapace di far valere i propri diritti con il padrone di casa, un contadino misogino e ignorante, la donna si ritrova ad accettare la proposta ricevuta da quello che in paese chiamano il "tedesco": le aggiusterà il tetto se in cambio gli permetterà di stare un poco dentro di lei.
Nasce così una relazione, un amore a senso unico che non farà del bene a nessuno.


Di Sara Mesa, autrice spagnola classe 1976, nel maggio 2019 avevo già letto "Cicatrice", un libro che avevo trovato fastidiosamente disturbante, tanto da chiudere la sua recensione scrivendo che avrei preferito non leggere quella storia. Ma poi sono passati più di quattro anni e - in uno dei miei rari momenti di magnanimità - vedendo che era stato tradotto un altro suo romanzo (al momento ne ha scritto sette) ho (mal) pensato di riprovarci.

Il risultato è stato quello di ritrovarmi in mano un libro in cui Nat sembra essere la gemella di Sonia (protagonista di "Cicatrice"): cambia l'ambientazione (campagna vs città) e cambiano i dettagli (stili di vita, esperienze lavorative, eccetera), ma le due donne hanno personalità, comportamenti, modi di pensare e di interagire con gli altri identici.

Così Natalia - come Sonia quattro anni fa - è riuscita a irritarmi con ogni suo pensiero e con ogni sua mossa. 
Nat non chiede nulla perché non vuole risultare indiscreta per poi spiare in maniera odiosa; interpreta parole o gesti banalissimi come manifestazioni di grandi sentimenti per poi stupirsi in maniera ridicola quando capisce di essersi solo illusa; non manifesta i suoi desideri aspettando che l'altra persona li intuisca e realizzi per poi soffrire quando si rende conto che la controparte non prova il suo stesso interesse; rivive all'infinito situazioni e conversazioni nel suo immaginario cadendo in eccessi alternativamente illusori oppure maligni; soprattutto è totalmente incapace di reagire ai soprusi, sia verbali che fisici.

Atteggiamenti esasperanti per il mio modo d'essere, m
i sono sentita più in sintonia con certi serial killer letterari che con i personaggi femminili della Mesa, a cui però va riconosciuta la qualità della penna.
Che scriva bene è innegabile, ma non mi basta per tornare a leggerla una terza volta.

Reading Challenge 2023, traccia annuale di novembre: quattro libri con una parola in comune nel titolo (ho scelto "amore")

lunedì 4 dicembre 2023

"Ragazze infrante", Simone St. James



Barrons (Vermont), novembre 1950. Una ragazzina scende dall'autobus in Old Barrons Road. E' buio e un vento freddo spazza la strada. Percorrendola tutta arriverebbe davanti ai cancelli di Idlewild Hall, ma tagliando per il bosco farebbe molto prima. Sceglie la scorciatoia, finché non si accorge che qualcuno la sta seguendo. Qualcuno o qualcosa?
Barrons (Vermont), novembre 2014. Una donna scende dall'auto che ha parcheggiato in Old Barrons Road. Sono le tre del mattino. Idlewild Hall è diventato la sua ossessione da quando, vent'anni prima, il cadavere di sua sorella Deb è stato ritrovato in mezzo al vecchio campo da gioco. Arriva ai cancelli, tutto è fatiscente a eccezione del cartello che annuncia l'inizio dei lavori di ristrutturazione del collegio chiuso dal 1979.

C'è un fantasma (o forse anche più di uno) che si aggira attorno al collegio abbandonato: questo e le ambientazioni gotiche del passato portano a classificare nel genere horror questo romanzo dove l'aspetto spaventoso è dato dai madornali errori nella coniugazione dei verbi.
Time Crime non sarà un colosso dell'editoria, ma non mi capacito di come possano far lavorare in questo settore persone che ignorano completamente l'uso del congiuntivo (e non solo).
Non mi era mai successo di ritrovarmi a chiudere il Kindle per far sbollire la rabbia di fronte a errori così gravi. Una vergogna!

Non deve neppure essere stata una traduzione troppo complessa da fare perché lo stile della St. James è molto semplice, non bellissimo, spesso ripetitivo, ma scorrevole.

Autrice canadese di gialli, romanzi storici e rosa dei quali in
 italiano sono stati tradotti soltanto due titoli: questo è stato scritto nel 2018 e pubblicato in Italia quest'anno, mentre "I segreti del Sun Down Motel", scritto nel 2020, da noi è uscito nel 2021.

Ovviamente ho scelto di seguire l'ordine di scrittura
 e con "Ragazze infrante" dopo dodici anni sono tornata a partecipare a un gruppo di lettura organizzato da due profili che seguo su Instagram (theserialthriller e lastanzadisofia). Proprio questa sera ci sarà la discussione finale nel gruppo Telegram dei loro GdL (leggendothriller) e sono curiosa di leggere i pareri degli altri partecipanti.

Per me è stata una lettura lenta che ho trascinato per ben due settimane: durante la prima la storia non mi chiamava e preferivo leggere altro, quando poi mi ha coinvolta ho avuto poco tempo per farlo (la settimana scorsa è stata quella in cui ho letto il minor numero di pagine dall'inizio dell'anno).

Il gotico non è certo il mio genere preferito: qui posso dire di aver apprezzato l'atmosfera dei capitoli dedicati al 1950 (ma non è un anno un po' troppo recente per le atmosfere alla Poe?), però avrei preferito un libro senza fantasmi,  sarebbe stato un valido thriller con ben due (per me amatissimi) cold case.

L'omicidio del 1994 - nonostante riguardi da vicino la protagonista, occupando più della metà delle pagine - è quello meno appassionante, con risvolti da americanata e una stucchevole piega rose crime.
Ma la vicenda del 1950 è davvero bella, ben costruita e toccante. E' per quella che vale la pena leggere il libro.

Reading Challenge 2023, traccia stagionale, autunno: un libro in cui nevica

venerdì 1 dicembre 2023

Reading Challenge: le tracce di dicembre

  


TRACCE DA COLLEGARE


A - Elfo: uno o più libri con dei giocattoli in copertina
B - Mamma Natale: uno o più libri con il nome di un cibo nel titolo
C - Renne: uno o più libri ambientati in posti diversi
D - Babbo Natale: uno o più libri ambientati durante le feste
E - Scrooge: uno o più libri con lo sfondo di copertina nero
F - Pupazzo di Neve: libri ambientati in Norvegia, Finlandia, Polo Nord, Canada o Alaska
G - Vischio: libri in cui il protagonista bacia qualcuno
H - Schiaccianoci: uno o più libri per bambini

E:
  • La mammana, Antonella Ossorio (3 punti)
  • Dopo di te, Maggie O'Farrell (3 punti)

Traccia annuale 11. Quattro libri con una parola in comune nel titolo (9 punti):
  • L'amore è un dio. Il sesso e la polis, Eva Cantarella
  • L'amore in caso di emergenza, Daniela Krien
  • Un amore, Sara Mesa
  • Divino amore, Stefania Bertola

Traccia stagionale, autunno (12 punti + 1 punto foto)
  • un libro in cui c'è Babbo Natale
    I love shopping a Natale, Sophie Kinsella
  • un libro in cui nevica
    Ragazze infrante, Simone St. James
  • un libro con la parola "autunno" nel testo
    Le aquile della notte, Alice Basso
  • un libro dove si festeggia Halloween
    Casa dolce casa, Ana Reyes

I miei punti di dicembre = 28


TRACCE ANNUALI


10. Social Network: cinque libri, uno per categoria:
  • Facebook: un libro ambientato in una scuola/università/college
  • Twitter: un libro con non più di 280 pagine
  • Instagram: un libro con una foto in copertina
  • Tik Tok: un libro pubblicato dal 2016 in poi
  • YouTube: un libro con una canzone citata nel test0

12. All I Wont for Christmas is You: tre libri, uno per categoria:
  • un libro con un personaggio di nome Maria
  • un libro ambientato durante le festività natalizie
  • un libro con elementi natalizi in copertina

mercoledì 29 novembre 2023

"L'amore in caso di emergenza", Daniela Krien



Lipsia, periodo non precisato dopo la caduta del Muro di Berlino.
Cinque donne più o meno coetanee in una fascia d'età grosso modo fra i trenta e i quarant'anni, ognuna protagonista di uno dei capitoli del libro.
Paula fa la libraia, ha una figlia di 13 anni, un ex marito e un nuovo amore grazie al quale, in un giorno di marzo, si sorprende di riuscire a essere ancora felice.
Judith è medico al pronto soccorso, ha smesso di suonare il pianoforte quando ha capito che non avrebbe eccelso, mentre continua ad andare a cavallo con la passione che la accompagna fin da quando era piccola. Uomini tanti, grazie a una app di incontri, perché non ha tempo per andare a cercarli diversamente.
Brida è una scrittrice, due figlie e un ex marito che però non è mai diventato un ex compagno di sesso, nonostante ora lui abbia una relazione fissa con un'altra.
Malika insegna violino e ha avuto un solo amore nella vita.
Jorinde fa l'attrice, anche lei divorziata, con due figli e in attesa del terzo, che potrebbe essere un ostacolo alla sua carriera.
Gli intrecci sono numerosi: due sono sorelle, altre due sono cresciute insieme, due sono pazienti della dottoressa, una è cliente della libraia e una conviveva con un uomo che poi l'ha lasciata per sposare una delle altre.

Libro non bellissimo, ma indubbiamente particolare, da classificarsi nella narrativa (anche piuttosto drammatica), mentre non c'entra proprio nulla con i romanzi rosa fra cui è stato inserito da Amazon.
Secondo romanzo (il primo ad essere stato tradotto in italiano) scritto nel 2019 da quest'autrice tedesca nata nel 1975 in un piccolissimo centro della Germania del Nord (meno di duemila abitanti) che faceva parte della DDR.

La grande lacuna è quella di non aver datato le vicende (la cui ricostruzione abbraccia periodi di tempo variabili): se l'avere un anno (meglio ancora se vengono fornite date complete di giorno e mese) è spesso un mio appagamento personale, in questo caso sarebbe stato davvero utile sapere quanto tempo è passato fra il 1989 e il presente. Di politico non c'è moltissimo, ma ci sono differenze fra i tedeschi nati da una parte o dall'altra del muro e queste cinque donne, come l'autrice, hanno vissuto il prima e il dopo.

I capitoli si chiudono lasciando in sospeso le loro esistenze: succedono delle cose e non si sa come andranno a finire. Se normalmente i finali aperti mi indispongono, in questo caso li ho trovati più tollerabili perché quello che la Krien vuole raccontare va oltre e riguarda il modo in cui le sue protagoniste riescono (o non riescono) a destreggiarsi fra vita familiare e lavorativa.

"Judith non crede nel destino. Ciò che le persone chiamano destino non è altro che la somma delle loro decisioni."

I personaggi maschili sono tutti piuttosto deboli, spesso maligni, se non proprio vendicativi, ma neanche quelli femminili brillano di chissà quali qualità (in particolare Brida, a cui è dedicato il capitolo più lungo, che - con le sue trappole per le falene, il desiderio di strappare le zampe al rospo che ha raccolto per strada per puro sfizio e il suo essere fiera cacciatrice - ho detestato profondamente).

In definitiva non sono sicura di aver capito a cosa mirasse l'autrice, in teoria il libro dovrebbe essere un inno all'indipendenza delle donne, ma con tutte le incertezze, i travagli, le frustrazioni, le rinunce e gli egoismi che ha cucito attorno a loro il messaggio che viene fuori sembra dire che senza il sostegno di un uomo non puoi essere felice e realizzata (e se fai un passo indietro in nome della famiglia tanto meglio).

Reading Challenge 2023, traccia annuale di novembre: quattro libri con una parola in comune nel titolo (ho scelto "amore")

venerdì 24 novembre 2023

"L'amore è un dio. Il sesso e la polis", Eva Cantarella

 

Chi era il dio dell'amore per gli Antichi Greci? Qual è la storia del Vello d'Oro? Perché venne costruito il labirinto? Medea era una vittima o una serial killer? Cosa portò Edipo a sposare sua madre?

Sono solo alcune delle domande a cui Eva Cantarella risponde in questo saggio scritto nel 2007 e gemello di "Dammi  mille baci" (del 2009) che avevo letto ad aprile.
Se dell'Antica Roma ho solo una nozionistica di base, frutto di letture e di trasmissioni televisive come quelle di Alberto Angela, con la Grecia Antica la mia ignoranza è abissale.
Ma credo che non sia solo per questo se ho trovato questo saggio molto più complesso dell'analogo sui romani.

L'autrice nella prefazione spiega che l'idea dei due saggi era nata in seguito alla trasmissione radiofonica "Sex and the polis" del 2005 dove, nelle varie puntate, raccontava come gli antichi vivevano l'amore, la sessualità, le emozioni, il matrimonio e la famiglia. La Cantarella definisce sia la serie radiofonica che questo libro per non specialisti e spiega di aver omesso le note perché "il pubblico cui è diretto non ne prova il bisogno": sbagliato! Io le avrei gradite tantissimo.

Poi prosegue scrivendo di sperare che "chi lo leggerà, al termine della lettura senta il desiderio di conoscere meglio i nostri antenati. Se così sarà, vorrà dire che avrò raggiunto l'obiettivo che mi prefiggevo". Quindi il suo fine era quello di incuriosire? Con me c'è riuscita solo a livello teorico perché - se da un lato vorrei senz'altro colmare almeno le lacune maggiori - dall'altro tutto quel bombardamento di nomi, gesta e intrecci familiari mi ha spaventata al punto da farmi pensare che posso continuare a vivere tranquillamente senza conoscere le dinamiche delle intricate faccende che ruotano attorno agli dei dell'Olimpo.

Questa è la grande differenza che ho riscontrato fra i due saggi: "Dammi mille baci" descrive come veniva vissuto il sesso nell'Antica Roma, quali fossero i rapporti leciti e quelli vietati (e perché); parla di prostituzione, omosessualità, discriminazione, violenza; spiega come i romani classificavano l'amore e quali erano le dinamiche all'interno delle famiglie.
Si parla di credenze solo per spiegare come l'avvento del cristianesimo abbia cambiato gli usi precedenti.

Invece nella prima metà de "L'amore è un dio" i protagonisti sono gli dei ed è su di loro che torna anche nell'ultimo capitolo, riservando quindi alle abitudini dei comuni mortali una parte minore.
Certo anche raccontando i miti si apprendono nozioni della vita reale dell'epoca, ad esempio con Apollo che nell'Areopago ricorda ai giudici che il vero genitore è il padre, mentre la madre ha un ruolo secondario nella riproduzione, ma il saggio ha comunque un'impostazione diversa da quella che mi aspettavo e che mi ha messa in difficoltà, finendo con il coinvolgermi in maniera limitata.


Reading Challenge 2023, traccia annuale di novembre: quattro libri con una parola in comune nel titolo (ho scelto "amore")

martedì 21 novembre 2023

"Le aquile della notte", Alice Basso

 

Torino, 30 settembre 1935. Mentre l'Italia si sta preparando all'invasione dell'Etiopia, Anita vive con angoscia quel lunedì autunnale per un motivo ben diverso: deve andare insieme alla madre a scegliere il suo abito da sposa! Mancano soltanto due mesi e mezzo alla data fissata, mentre alla ragazza manca lo stato d'animo che ci si aspetterebbe di trovare in qualcuno prossimo alle nozze.
A non mancarle è la voglia di lavorare, per cui è ben felice di dover seguire il suo capo, Sebastiano Satta Ascona, nelle Langhe, dove lui - non altrettanto felicemente - dovrà accodarsi alla fidanzata Mavi e ai futuri suoceri per il tempo della vendemmia del Nebbiolo.
Ma i bei boschi piemontesi non offrono ad Anita soltanto aria pulita e magnifici colori: quattro giorni dopo il loro arrivo un ragazzo viene ucciso e lei non può ignorarlo perché Nicola - detto Airone - faceva parte del gruppo di scout resistenti che si radunavano nel bosco nonostante i divieti del regime fascista e che lei aveva incrociato per caso all'alba del suo primo risveglio in campagna.

Quarta puntata (e, tirando a indovinare, direi penultima) della serie con protagonista la dattilografa Anita Bo. A maggio, quando il libro era stato pubblicato, avevo letto l'intervista rilasciata dall'autrice a Il libraio dove - ironizzando su chi apostrofa il suoi romanzi come dei gialli-rosa - ribatte con un "sono arancioni". Ma gialli-rosa è già una definizione di tutto rispetto: in realtà sono dei gialletti rosa, con molto contorno ai crimini e con una risoluzione dei casi teatralmente amatoriale.

Basta saperlo per non restare delusi e per questo continuo a leggere Alice Basso, trovando i suoi libri piacevoli e simpatici (tranne quando se ne esce con affermazioni che possono risultare spiritose solo per chi, evidentemente come lei, considera gli animali degli oggetti: "Incredibile la poesia di un salame sfettato su un tagliere, quando lo guardi con gli occhi dell’appetito.").

Di questa serie, però, continuo a patire la superficialità con cui viene descritto il periodo storico ed è un peccato perché la 
Basso
 è grandiosa nel deridere il fascismo (a proposito della guerra d'Etiopia: "La maggior parte della gente è contenta. Questi deficienti. Son felici. Di andare in guerra, rischiare la pelle, e di accoppare poveretti che non hanno nessuna colpa, se non quella di abitare in un posto che interessa al Duce. Sono tutti allegri, dicono che avremo un impero coloniale anche noi.") ed è brava in rimandi e citazioni, da Fenoglio al gruppo delle Aquile randagie, a cui si è ispirata per il suo gruppo di scout resistenti, ma poi dà ai suoi protagonisti (che hanno la pretesa di essere antifascisti) una quotidianità gradevole e frivola di cui nel Ventennio fascista godevano solo i fascisti, gli opportunisti e i remissivi.

Bella la storia, romantico ritrovarsi in una cantina delle Langhe a suonare/ascoltare musica jazz, eccetera eccetera, ma se già nel '35 ci fosse stata più gente pronta a ribellarsi imbracciando un fucile (e non "solo un fucile", come la Basso fa dire ad Anita!) e non una tromba, forse qualcosa di brutto l'Italia se lo sarebbe risparmiato.

All'indomani dell'esito delle elezioni in Argentina il mondo fa sempre più paura.

Reading Challenge 2023, traccia stagionale, autunno: un libro che contiene la parola "autunno" nel testo

domenica 19 novembre 2023

"I fantasmi del mare e altre storie maledette", Giancarlo Costa


Nel luglio 2021 avevo letto quel capolavoro che è "Dal Titanic all'Andrea Doria. Storia di naufragi del XX secolo", in cui l'autore descrive i maggiori disastri avvenuti in mare nel secolo scorso ai danni di navi e di sommergibili.
In questa breve antologia (152 pagine) Costa racconta storie inquietanti e misteriose legate alle navi, fornendo là dove rilevanti informazioni sul contesto storico (ad esempio i difficili rapporti fra Russia e Giappone all'inizio del secolo scorso che portarono al conflitto del 1905) e descrivendo come in passato (anche un passato non troppo remoto), a causa della miseria, i naufragi rappresentassero un colpo di fortuna per gli abitanti delle coste che dalla nave recuperavano tutto, alcuni facendo anche fortuna grazie ai relitti.

"I marinai erano gente che viveva in un ambiente perennemente ostile, esposti a tutti i pericoli possibili e immaginabili, senza la possibilità di comunicare con le famiglie per anni, talvolta per decenni, cercavano un aiuto psicologico nella religione e, soprattutto, nella superstizione, pronti a credere e a diffondere loro stessi, dopo averli ingigantiti, fatti ed eventi assolutamente impossibili."

Abbiamo così navi dei morti, navi assassine, navi vendicative e, naturalmente, navi infestate da fantasmi.

La prima storia è quella del Baychino, una nave a vapore che dal 1921 per una decina d'anni fu attiva nel Mar Glaciale Artico finché il 1° ottobre del 1931 rimase intrappolata a nord-ovest dell'Alaska. Quando il ghiaccio si sciolse abbastanza per liberarla i marinai e il comandante si erano accampati sulla banchisa da un pezzo e la nave iniziò a navigare alla deriva attirando tempeste ogni volta che qualcuno cercava di salirvi a bordo.

Si procede con brevi racconti di golette alla deriva - come la Carroll A. Deering, che nel 1921 durante una mareggiata finì con l'incagliarsi sui pericolosi scogli di Diamond Shoals - e di "cimiteri galleggianti", come la Marlboroug e la Abbeys Hart, definite così perché venivano ritrovate con a bordo l'equipaggio ridotto a scheletri, cosa non sorprendente considerando le condizioni di vita sulle navi, luoghi ideali per contagi ed epidemie, ma che all'epoca apparivano come eventi terrificanti andando a ingigantire la superstizione comune.

Ci sono vicende anche più recenti, come quella che riguarda la Scharnhorst, nave da battaglia della Marina del III Reich, che dalla costruzione nel 1936 (quando si rovesciò uccidendo sessanta persone e ferendone quasi il doppio) fino all'affondamento nel Mare del Nord nel 1943 (dei 1968 uomini dell'equipaggio se ne salvarono soltanto 36), collezionò una serie interminabile di disgrazie, in gran parte dovute alle azioni belliche, ma così frequenti da avvalorare le fantasiose tesi dei superstiziosi.

Quasi un secolo prima un'altra nave collezionista di sfortune (tali da mandare in rovina tutti i finanziatori) fu la Great Eastern, all'epoca concepita per diventare la nave più grande del mondo: dalle difficoltà del varo all'esplosione di un fumaiolo durante il primo viaggio in mare. Sul misterioso martellare contro le lamiere che si udiva prima di ogni incidente si fecero infinite congetture, ma in seguito a uno squarcio e ai conseguenti lavori di riparazione si scoprì che il rumore proveniva da un anello di ferro fissato male che oscillando batteva nella carena, senza bisogno che nessun fantasma lo muovesse.

Ma i mari abbondano di leggende sui fantasmi: il marinaio senza testa del brigantino norvegese Squando, responsabile della morte di quattro capitani; il fantasma in uniforme della nave passeggeri Llanstephan Castle, che spingeva le sue vittime in mare; lo spettro di un gatto nero che a bordo della Nancy Hanks annunciava le tempeste; i due fantasmi della nave cisterna Watertown; quello di una donna che puntava sempre un dito verso il cielo sul piccolo vapore HMS Asp.
Alla fine del Settecento nel Pacifico aleggiava anche uno spettro senza fissa dimora (e senza mascella), Ladylips, che appariva a bordo delle navi in difficoltà.

C'erano, poi, intere navi fantasma (spesso in fiamme), che le leggende facevano ricomparire sui luoghi dei naufragi passando attraverso a quelle reali in transito (una addirittura lungo il fiume Hudson). Ma non sempre l'apparizione di navi fantasma era vista come un presagio di disgrazia: c'erano anche superstiti che raccontavano di essersi salvati dal naufragio proprio grazie all’intervento di navi fantasma o di spettri. E per i tedeschi c'era anche il Klabautermann, un folletto protettore.

Alcuni capitoli sono dedicati a episodi che non hanno nulla di paranormale, come quello della Octavius che rimase intrappolata nei ghiacci artici: quando l’11 agosto del 1775, undici anni dopo la sparizione, venne incrociata dalla baleniera americana Herald, gli uomini saliti a bordo trovarono il comandante e l'equipaggio tutti morti assiderati. Anche la nave olandese Ourang Medan venne ritrovata nel golfo del Bengala piena di cadaveri. Ma in entrambi i casi nessun fantasma.

Altro mito sono gli spettri che si presentavano a un parente per annunciare la propria morte avvenuta in mare a migliaia di chilometri di distanza o quella della persona che ne riceveva la visita.

"Polene" è il titolo di un altro libro che Giancarlo Costa ha pubblicato nel 2005. Qui dedica un capitolo a queste sculture, che per i marinai rappresentavano l’anima della nave, quasi a livello religioso. Una di esse, recuperata nel mio mar Ligure nel 1783, rappresentando una Madonna col Bambino, è stata messa sull'altare della chiesa San Giacomo di Corte a Santa Margherita Ligure, mentre un'altra polena "assassina", Atalanta, si trova nel Museo Navale di La Spezia.

Negli ultimi capitoli Costa parla delle superstizioni egizie, dei fantasmi di persone morte in mare che però preferivano apparire lungo le coste e di isole misteriose, da Atlantide alla Ferdinandea.

In definitiva una buona lettura, non paragonabile al libro sui naufragi, ma interessante. Uno di quei testi da leggere con accanto un dispositivo collegato alla rete per poter... navigare anche con le immagini.


Cape Lookout (North Carolina)


Tevennec (Bretagna)

Reading Challenge 2023, traccia annuale di settembre: cinque libri di autori dello stesso sesso

mercoledì 15 novembre 2023

Reading Challenge 2024

   

Manca un mese e mezzo alla fine dell'anno e della Challenge 2023, ma sul blog di Claudia (Toglietemi tutto, ma non i miei libri) sono già aperte le iscrizioni per la sfida 2024.

Anche quest'anno ogni mese Claudia proporrà tre tracce, ma non saranno più collegate fra loro (sistema che non tutte hanno gradito).

Ci saranno altre due tracce mensili:

- la traccia gioco di società, che sarà legata al gioco scelto da Claudia, ogni mese uno diverso (esempio: Monopoli -> libri con una casa in copertina);

- la traccia vagabonda: ogni mese ognuno sceglie uno Stato (che non potrà ripetersi nel corso dell'anno) e andranno letti libri di autori di quella nazionalità.

Ci saranno le abituali tracce annuali, quella di gennaio scelta da Claudia, poi di volta in volta a decidere sarà la casata vincente del mese precedente.

Infine la traccia crucipuzzle di cui sono particolarmente orgogliosa perché è una mia idea: all'inizio di ogni stagione Claudia pubblicherà un crucipuzzle e si potranno leggere fino a un massimo di dieci libri collegabili alle parole del puzzle.

Come sempre ricordo che l'unico vincolo è quello collegare i libri letti a una traccia, se tanti o pochi dipende da quanto si riesce a leggere, senza obblighi.

Per iscriversi bisogna farlo nel post di Claudia che ho linkato in alto e si può anche scegliere la casata di appartenenza, la mia è L'ordine della Fenice.



martedì 14 novembre 2023

"Dieci motivi per uccidere", Raffaele Malavasi

 

Genova, inizio maggio 2018. Sono trascorsi soltanto tre mesi dagli omicidi di Sparzi quando l'ispettore capo Gabriele Manzi e la sua squadra si ritrovano a indagare su altri omicidi avvenuti nell'entroterra della città. Prima a Masone, tre giorni dopo a Busalla. Il modo in cui le due vittime sono state uccise e quello in cui i cadaveri sono stati ricomposti rendono evidente che Vittorio Bianchi, il Mostro del Nord-Ovest che tre anni prima aveva ucciso sette persone nel triangolo Torino-Milano-Genova, ha un emulatore.
Bianchi è rinchiuso nel carcere di Marassi, dove ha ricevuto pochissime visite.
Forse per trovare qualche collegamento con il presente bisogna scavare nel suo passato: è quello che fa Orietta Costa, giornalista del Secolo XIX, che passando i rassegna gli articoli di tre anni prima nota qualcosa, o qualcuno, in una foto scattata durante il processo a Bianchi.
Ed è quello che non ha mai smesso di fare Goffredo "Red" Spada, che continua a non trovare risposte certe riguardo ai fatti che all'inizio del 2016 portarono al rapimento e alla successiva uccisione di sua moglie Anna.

Con tutti gli arretrati che ho, raramente leggo libri novità, ma per questo di Malavasi (uscito a settembre) ho fatto volentieri un'eccezione.
Come l'autore aveva anticipato nei ringraziamenti alla fine del precedente romanzo, "Dieci motivi per uccidere" chiude la serie che ha per protagonista Goffredo "Red" Spada.

Cinque titoli ("Tre cadaveri", "Due omicidi diabolici", "Sei sospetti per un delitto", "Undici morti non bastano" e infine questo) che vanno rigorosamente letti in ordine cronologico, pena non capire nulla. Perché nei libri di Malavasi la trama orizzontale è il centro di tutto. Anche nei primi quattro romanzi della serie, che hanno ciascuno la loro trama verticale con situazioni autoconclusive, la storia del Mostro del Nord-Ovest e la conseguente uccisione della moglie di Spada, per quanto possano sembrare marginali, in realtà sono colonne portanti. Di libro in libro emergono svariati tasselli che portano al quadro completo, quello a cui si giunge solo a pagina 352 (l'ultima) di questo capitolo conclusivo.

Questa volta Malavasi nei ringraziamenti dice che qualche lettore, dopo aver appreso la sua intenzione di chiudere la serie, si è lamentato: "Ma perché dopo solo cinque episodi arrivare già alla conclusione?"
Invece, secondo me, ha fatto benissimo, anzi, la storia di Anna, Manfredini, Castello, eccetera, è stata tirata fin troppo per le lunghe e infatti si arriva alla fine senza che tutte le carte scoperte siano sorprendenti, come avrebbe potuto essere se Malavasi ci avesse ricamato sopra un po' meno.
"Troppo", l'aggettivo che avevo definito adatto per descrivere "Undici morti non bastano", è calzante anche per la trama orizzontale della serie, esageratamente ingarbugliata, tanto da generare confusione in fase di lettura.

Nei ringraziamenti dice anche che "pur avendo idea della struttura generale della storia, in gran parte l'ho scoperta strada facendo, a volte con grande sorpresa". Male. Sono d'accordo con quanto dichiarato da John Grisham in una recente (e bella) intervista rilasciata a "Il venerdì di Repubblica": quando scrive un libro sa in partenza come andrà a finire. Credo che questo sia un buon sistema per non fare giri a vuoto, col rischio di perdersi (o di ripetersi), come è successo a Malavasi qua e là.

Ci sono anche alcune cose poco verosimili (ad esempio che Orietta noti per caso un particolare ignorato da tutti in una foto
 risalente a tre anni prima facendo centro) e una certa spacconeria maschile tutta da dimostrare (regalando a Red una prestazione sessuale da "domani non cammini").
E, dall'alto dei miei quasi 54 anni (fra undici giorni), magnanimamente sorvolo sul quel "tardona" che Malavasi affibbia a una dipendente della biblioteca Berio che colloca fra i cinquanta e i sessanta!!
Ma lo ringrazio per avermi sbloccato un ricordo dell'infanzia:


Quanto amavo quei fascicoletti!!

E ora inizia l'attesa perché, nonostante le critiche, non vedo l'ora di leggere il prossimo romanzo di Malavasi. Sempre nei ringraziamenti accenna al fatto che uno o più personaggi presenti in questa serie potrebbero ricomparire, "desiderosi di far sentire una parte della loro storia che non è stata del tutto raccontata".
E qui faccio di nuovo un pronostico: sarà Orietta Costa.

Reading Challenge 2023, traccia annuale di settembre: cinque libri di autori dello stesso sesso

domenica 12 novembre 2023

"Oltre ogni ragionevole dubbio", Francesco Caringella



Polignano a Mare, nella notte fra il 4 e il 5 gennaio 2018 un uomo e una donna prendono qualcosa di voluminoso dal bagagliaio dell'auto e lo buttano in mare dalla scogliera.
Bari, 30 luglio 2019. Il processo contro Antonella Altavilla e Giulio Maselli è alle battute finali. Quando il Pubblico Ministero chiede l'ergastolo agli otto componenti della Corte d'Assise non resta che ritirarsi e iniziare il dibattimento per decidere il destino dei due imputati.
L'accusa è di omicidio premeditato. La vittima, Michele De Benedictis, era il marito di lei.
I due negli Stati Uniti non sarebbero stati processati perché il corpo non è mai stato ritrovato, ma l'Italia non poteva concedere questo favore alla mafia.
In questo caso nessuno ha dubbi circa la morte di De Benedictis ed è chiaro che sia stato ucciso: ma da Antonella o da Giulio?

Dopo la partenza negativa con "Non sono un assassino" e il pareggio raggiunto con "Dieci minuti per uccidere", questa terza lettura di Caringella segna il gol del 2-1 per i titoli promossi.

Scritto nel 2019 (finalmente in terza persona, a differenza degli altri due), si divide in quattro parti (più prologo ed epilogo) che sono il conto alla rovescia del tempo che manca al raggiungimento del verdetto. Quindi un'altra struttura originale che, scavalcando indagini e processo, ci porta dalla scogliera del prologo direttamente in Camera di Consiglio insieme ai quattro uomini e alle quattro donne della Corte d'Assise, con le certezze di alcuni e i dubbi di altri e dove la domanda principale è: senza la certezza assoluta ("In America la chiamano smoking gun, la pistola fumante, la fotografia che ritrae l'imputato nell'attimo in cui spara") è preferibile rischiare di assolvere un colpevole o di condannare un innocente?

Caringella fa ripercorrere ai giudici i fatti e poi le prove, ponendo il focus su Virginia Della Valle, colei che presiede la Corte, un personaggio inaspettatamente insicuro, poco in linea con la lunga carriera e il ruolo che ricopre. Questo non mi è piaciuto: indebolire la figura professionale di una donna a causa dei suoi personali tormenti interiori. Con un Virginio dubito che ci sarebbe stato questo risvolto nella storia.

Ma la vicenda gialla è coinvolgente, un buon libro per gli amanti del genere procedurale e con un finale inaspettato, ma solo se non si sta particolarmente attenti ai dettagli e, ovviamente, io mi sono rovinata il colpo di scena.

"L’uomo è la bestia più brutta che esista, la più abbietta, l’unica che ammazza per interesse o divertimento"

Reading Challenge 2023, traccia annuale di settembre: cinque libri di autori dello stesso sesso

martedì 7 novembre 2023

"L'ultima briscola. Ovvero, quando i nodi vengono al pettine", Renzo Bistolfi

 

Sestri Ponente (Genova), un mercoledì sera di inizio novembre del 1959. Piove da alluvione: in poche ore viene giù talmente tanta acqua da far uscire dagli argini i tanti torrenti della zona, dal Chiaravagna al Polcevera. Al risveglio i genovesi si armano di secchi, pale, scope robuste e di tutto il necessario per ripulire la città da fango e detriti. Non è la prima volta. Non sarà l'ultima.
Al maresciallo capo Primo Galanti spetta un compito che non prevede sforzi fisici, ma ben più pesante: la conta dei dispersi. Dieci, ma è un numero destinato a salire. E infatti diventano subito dodici: non si hanno notizie di Benedetto Ferrero, uno dei piemontesi che ogni mercoledì sera si ritrovano per giocare a briscola, e di Angelo Barattero, che invece in quello stesso giorno della settimana ha l'abitudine di andare a cena dalla sorella.
Il primo dopo la briscola non è tornato a casa, il secondo una casa non ce l'ha: nullafacente, vive in una grotta sul monte Gazzo, scende raramente e, nonostante non parli mai con nessuno, a Sestri tutti lo conoscono: è Angiou, l'eremita.
Il mare restituisce in fretta il corpo del Ferrero e le otto ferite da arma da taglio rendono evidente che non è stato vittima dell'alluvione. E non sarà l'unico morto ammazzato della storia.

Quando di un autore mi piacciono tematiche, stile, ambientazione (sia fisica che temporale) e caratterizzazione dei personaggi, leggendo i suoi libri mi diventa difficile dire quale mi sia piaciuto di più, ma questa volta sento di potermi sbilanciare. Quello che non posso fare, per non fare spoiler, è dire perché abbia preferito questo agli altri sei precedentemente scritti da lui e letti da me (con Bistolfi sto seguendo rigorosamente l'ordine cronologico).

Mi limito a dire che è stata la tematica a farmi innamorare di questo romanzo, non una novità per l'autore che non per la prima volta ha raccontato eventi vissuti anche dai miei familiari. In particolare il capitolo 45° mi ha fatto sentire come se Bistolfi fosse un mio parente e mi stesse raccontando cose che avevo già sentito da mio nonno, che avrebbe adorato questo libro e un personaggio in particolare.

Ce n'è un altro di eccezionale, Angiou, un uomo che pur non avendo nulla è molto più ricco della maggior parte di noi:

"Ma perché era necessario uccidere? Lui non aveva mai ucciso nessuno, neanche un ragno, non mangiava carne, non uccideva nemmeno i topolini che gli rosicchiavano le provviste e talvolta il pagliericcio di foglie."

Angiu e la sorella sono anche i soli personaggi sestresi, cosa insolita per un romanzo di Bistolfi: i giocatori di briscola sono tutti originari del Monferrato, Primo Galanti è siciliano, ci sono alcuni toscani...
Ma c'è Genova per farmi sentire a casa: zone e strade che conosco, compreso il trivio di san Giacomo, un incrocio che era il mio incubo quando da ragazza, fresca di patente, andavo a vedere giocare la squadra di basket di Genova sulle alture di Borzoli. Una sera avevo anche rigato la fiancata dell'Opel di mio padre strisciando contro il cancello di ingresso!
Le nostre espressioni colorite, da un "porco belino d'una scalogna marcia" a un "porca d'una bagascia impestata".
E ancora: la mia Sampdoria, l'ospedale di Sampierdarena dove sono nata e Pegli, il quartiere dove vivo e che confina con la Sestri Ponenete di Bistolfi.
C'è addirittura la valle dell'Orba, dove abita mia sorella.

E ci sono tante verità.

"Avete presente quei bambini cattivi d’animo che provano piacere a strappare le ali alle mosche, a tagliare la coda alle lucertole? Quei bambini lì quando diventano grandi, se si trovano nelle condizioni di avere per le mani la vita degli altri, di poter trattare la gente come mosche o lucertole sicuri di non essere castigati, lo fanno. Eccome, se lo fanno! Il mondo è pieno di bastardi così. Basta che le condizioni lo permettano e loro sono pronti a tagliare a fette il prossimo."

Reading Challenge 2023, traccia annuale di settembre: cinque libri di autori dello stesso sesso

giovedì 2 novembre 2023

"Il caso Cianciulli. La Saponificatrice di Correggio", Maurizio Garuti

 

Si dice che per essere classificati come serial killer occorra ammazzare almeno tre persone.
Faustina Setti, Clementina Soavi e Virginia Cacioppo: questi sono i nomi delle tre vittime di questa storia, morte fra il dicembre 1939 e il novembre 1940.
Leonarda Cianciulli è, invece, il nome dell'assassina, passata alla storia non tanto per il numero delle persone che ha ucciso, ma per il modo in cui si sbarazzava dei corpi.

La Cianciulli è uno dei miei più vecchi ricordi: per qualche inspiegabile motivo, mia madre ne parlava piuttosto spesso a me e a mia sorella quando eravamo bambine. Essendo morta da venticinque anni non ho modo di chiederle perché cacchio lo facesse... Mia sorella, che ha cinque anni e mezzo più di me, non se lo ricorda, figurarsi io che ero ben più piccola!

Forse c'entrava il fatto che subito dopo l'arresto della moglie e del primogenito, Raffaele Pansardi si trasferì qui a Genova con i due figli minori, raggiunto in seguito anche da Giuseppe. E la famiglia, oggi interamente estinta, non lasciò più la mia città.

Comunque sia, quel che è certo è che - fra una madre che mi parlava di corpi trasformati in sapone quando avevo quattro o cinque anni e una sorella che mi leggeva Edgar Allan Poe quando ne avevo sette - devo congratularmi con me stessa per essere arrivata alla soglia dei 54 senza aver (ancora) fatto fuori qualcuno!

Questo per spiegare come l'uscita di questo libro (nel maggio scorso), grazie alle mie stravaganze familiari, mi abbia colpita; ancora di più trovarlo dopo un paio di mesi su Vinted a un prezzo bassissimo.

Per quanto sia orribile dirlo di fatti così macabri realmente accaduti, è stata una lettura piacevolissima e molto interessante. Maurizio Garuti, nato nel 1948 in provincia di Bologna, ha a
ll'attivo molti titoli fra romanzi, racconti, satire e testi teatrali e con questa prima lettura mi ha fatto senz'altro venire voglia di non fermarmi qui.

I fatti avvengono in piena epoca fascista, a Correggio, a cavallo dell'entrata in guerra dell'Italia, una Guerra Mondiale durante la quale la scomparsa di una persona poteva anche essere spiegata con un allontanamento volontario verso posti ritenuti più sicuri. Invece le sparizioni portavano tutte al terzo piano della casa all'11 di via Cavour...

Molto bravo Garuti che, dando al racconto la veste di romanzo (ma riportando "quasi alla lettera i dati emersi dalle indagini, dal processo e dalle numerose ricerche sul caso Cianciulli") e assegnando il ruolo di protagonista al commissario capo Federico Serrao, incaricato delle indagini dalla questura di Reggio Emilia, è riuscito a creare suspense pur raccontando fatti noti, con un finale degno di un ottimo thriller.


La Cianciulli non ricavò neppure una saponetta mignon dai corpi delle tre malcapitate: l'intenzione era quella, ma cannava le dosi di acqua e soda caustica!

Reading Challenge 2023, traccia annuale di settembre: cinque libri di autori dello stesso sesso

mercoledì 1 novembre 2023

Reading Challenge: le tracce di novembre

 


TRACCE DA COLLEGARE


A - 
Uno o più libri con la copertina brutta
B - Uno o più libri con almeno quattro stelline su Amazon
C - Uno o più libri con un volto in copertina


09. Cinque libri di autori dello stesso sesso (13 punti + 1 punto foto)
  • Il caso Cianciulli. La saponificatrice di Correggio, Maurizio Garuti
  • L'ultima briscola. Ovvero, quando i nodi vengono al pettine, Renzo Bistolfi
  • Oltre ogni ragionevole dubbio, Francesco Caringella
  • Dieci motivi per uccidere, Raffaele Malavasi
  • I fantasmi del mare e altre storie maledette, Giancarlo Costa

I miei punti di novembre = 14



      TRACCE STAGIONALI

Autunno:
  • un libro in cui c'è un Babbo Natale
  • un libro in cui nevica
  • un libro con la parola "autunno" nel testo
    Le aquile della notte, Alice Basso
  • un libro dove si festeggia Halloween


TRACCE ANNUALI


10. Social Network: cinque libri, uno per categoria:
  • Facebook: un libro ambientato in una scuola/università/college
  • Twitter: un libro con non più di 280 pagine
  • Instagram: un libro con una foto in copertina
  • Tik Tok: un libro pubblicato dal 2016 in poi
  • YouTube: un libro con una canzone citata nel testo

11. Quattro libri con una parola in comune nel titolo:
  • L'amore è un dio. Il sesso e la polis, Eva Cantarella
  • L'amore in caso di emergenza, Daniela Krien



domenica 29 ottobre 2023

"Tabula rasa", Danila Comastri Montanari

 

Alessandria d'Egitto, attorno alla metà del I secolo d.C.
La città non è soltanto la seconda dell'Impero per numero di abitanti: in molti sostengono che sia anche la più bella del mondo, affermazione con cui il senatore Publio Aurelio Stazio - mandato in questa terra di confine fra Oriente e Occidente da Claudio, con tanto di sigillo imperiale che gli permetterà di prendere decisioni in sua vece - non potrà mai essere d'accordo.
Di Roma gli manca tutto, le strade, il clima, i panorami, la sua casa, l'amica Pomponia, le sue abitudini...
Ma Roma dipende dall'Egitto per il suo fabbisogno di grano e pare che le future spedizioni siano a rischio. Inoltre deve scoprire chi è la spia che da Alessandria informa i Parti sulle strategie e le armi da battaglia romane. E, già che si trova lì, deve anche assicurarsi che i lavori di costruzione della darsena sul Nilo procedano, in modo che le feluche possano attraccarvi.
Ed è scavando che gli schiavi rinvengono il cadavere di una giovane donna, morta da non più di tre o quattro giorni. Mentre devono essere passati circa dieci anni da quando qualcuno ha sepolto poco distante un'altra donna, della quale viene rinvenuto soltanto lo scheletro.
Un cold case e un delitto recente: sufficienti a distrarre dalla nostalgia di Roma il grande investigatore dilettante.

"Quando dici Alessandria, intendi soltanto una città.
Quando dici Egitto, intendi soltanto una regione geografica.
Quando dici Grecia, intendi soltanto una civiltà.
Ma quando dici Roma, intendi il mondo intero!
"

Il diciassettesimo libro della serie, quello ambientato più lontano dalla capitale dell'Impero, trasuda dell'orgoglio romano di Publio Aurelio e, se è vero che emerge nei punti in cui si trova a ribattere all'analoga tracotanza di Greci, Egizi e Parti, è comunque eccessivo in quello che dovrebbe essere principalmente un giallo storico.

Scritto nel 2011, è il capitolo meno riuscito della serie: una serie di venti titoli e non c'è speranza di un proseguimento perché Danila Comastri Montanari ci ha lasciati il 28 luglio di quest'anno.

Rispetto agli altri romanzi, ho patito l'eccesso di avvenimenti e di personaggi, i troppi intrecci che si creano. Manca la fluidità tipica della penna della Comastri Montanari e i resoconti storici - sempre graditi, ma qui troppo frequenti - aiutano a comprendere meglio il contesto a chi, come me, non ha studiato Storia Antica, ma distolgono ulteriormente dalle vicende già di per sé non chiarissime.
Tutto ciò porta anche a intuizioni di Publio Aurelio non sempre logiche e per lo più fortuite.

Mi spiace dirlo, ma se avessi letto per primo questo libro non avrei avuto voglia di recuperare gli altri. Una serie che, invece, ho amato molto e per questo mi dispiace averne soltanto altri tre da leggere.

"Pensò all’anfiteatro, ai montacarichi che tra le grida degli spalti vomitavano sulla sabbia le belve sottratte ai fiumi, ai boschi, alle radure sterminate dei luoghi selvaggi oltre il Mare Nostrum. Pensò al ruggito delle leonesse, feroci per un giorno solo, quello in cui erano votate al massacro sotto le lame dei gladiatori. Pensò agli occhi fieri della splendida tigre che aveva visto cadere nell’arena, quando si erano spalancati avvertendo il colpo fatale, quasi cercando con l’ultimo sguardo le fronde di una foresta lontana."

P.S.: ogni animale rinchiuso in uno zoo, in un acquario o nella gabbia di un circo sogna il suo habitat naturale, anche quelli nati in cattività.
Pensateci prima di foraggiare questi sfruttamenti. Se moriamo senza aver mai visto una giraffa o un pinguino dal vivo non succede né cambia nulla. Per noi, ma per loro sì.

Reading Challenge 2023, traccia annuale di agosto: un libro con un nome proprio con la "O" nel testo (Ottaviano)

giovedì 26 ottobre 2023

"La famiglia prima di tutto", Sophie Kinsella

 

Londra, 2 agosto di un anno recente. Fixie ha 27 anni ed è la più giovane dei fratelli Farr. Jake, il maggiore, ha fatto fortuna lanciando sul mercato un particolare tipo di mutandine senza cuciture: da allora conduce un'esistenza glamour ed è sempre alle prese con qualche nuovo strabiliante progetto. Nicole, la mezzana, sembra vivere in un mondo a parte, privo di obblighi e di responsabilità. E così è Fixie l'unica ad aiutare la madre nella conduzione di Farrs, il grande negozio di casalinghi aperto dal padre ad Acton nel 1985.
Prima di morire, nove anni prima, lui le aveva detto: "L'importante è la famiglia. La famiglia è la nostra forza. La famiglia è tutto." e le decisioni di Fixie sono state sempre prese nel rispetto de "la famiglia prima di tutto", senza dare importanza a quello che avrebbe realmente desiderato per sé. Ma quando la madre parte per una lunga vacanza in Spagna le basteranno pochi giorni per rendersi conto che la commessa del negozio non aveva tutti i torti quando le aveva detto: "Lo so che sono la tua famiglia eccetera. Ma sono delle merde!".

Dopo tutta la tristezza che mi aveva riversato addosso "My Coney Island Baby", mi ci voleva proprio la leggerezza di Sophie Kinsella.

Scritto nel 2019 ,"La famiglia prima di tutto" - a differenza di "Sorprendimi!" (l'ultimo suo libro che avevo letto, a febbraio dell'anno scorso) - è un chick lit assoluto, con una protagonista che, soprattutto all'inizio, ricorda moltissimo l
a Becky di I love shopping (ma l'autrice non hai mai sprecato la fantasia né con i personaggi né con le situazioni...), tirando fuori le sue qualità migliori con l'avanzare della storia.

"Il punto è che non riesco proprio a lasciar correre. Le cose fuori posto non mi danno pace. Le devo sistemare per forza. Qui e ora. Non per niente mi chiamano Fixie."

Io mi chiamo Loredana, ma mi sono paurosamente ritrovata in queste affermazioni...

Il titolo italiano pone il focus sui rapporti familiari che effettivamente costituiscono gran parte del racconto. La Kinsella carica i due fratelli (e l'odiosissimo zio Ned) di una bastardaggine tale da rendere imbarazzante l'ottusità di Fixie che, nonostante i palesi soprusi subiti, continua a sentirsi "inadeguata, colpevole, inferiore, idiota".

Ma non sarebbe chick lit senza una storia d'amore e il titolo originale, "I Owe You One" rimanda a questo: un incontro fortuito al bar (questo da comica, in stile Becky al 100%) porta Fixie a fare la conoscenza del bellissimo Sebastian, dai verdi "occhi boschivi" (vorrei chiedere alla Kinsella a cosa accomunerebbe i miei occhi marroni...), ma il lato rosa è la parte meno interessante del libro, mentre - e giuro che non avrei mai pensato di dirlo per un chick lit - quella riguardante la gestione del negozio a tratti riesce a essere addirittura avvincente!

Reading Challenge 2023, traccia annuale di agosto: un libro con un alimento con la "O" nel testo (olio d'oliva)