sabato 31 agosto 2019

"La probabilità statistica dell'amore a prima vista", Jennifer E. Smith


Giorni nostri, aeroporto JKF, New York. Si può perdere un aereo per soli quattro minuti di ritardo? Ovviamente sì, ed è quello che succede ad Hadley Sullivan. Come se quel 4 luglio non fosse stato già abbastanza catastrofico per lei! A 17 anni dovrebbe essere felice di volare per la prima volta nel vecchio continente e lo sarebbe se non stesse andando a Londra per assistere alle seconde nozze di suo padre. Un padre che non vede da un anno e che, non solo ha abbandonato lei e la madre innamorandosi di un'altra donna, ma ha anche messo un intero oceano fra loro.
Ora non può fare altro che aspettare il volo successivo, tre lunghe ore d'attesa in mezzo a persone indifferenti o scorbutiche. Tutti tranne Oliver, il ragazzo più bello che abbia mai visto!
Anche lui sta andando a Londra e i loro posti sono proprio vicini. Un volo notturno trascorso dormendo poco e parlando tanto. Atterrare e baciarsi appassionatamente. Per poi perdersi di vista al ritiro bagagli...

Con questo apro ufficialmente la rubrica: "Libri che di bello hanno solo la copertina"!

Certo ha ragione mia sorella quando mi chiede: "Da un titolo così cosa ti aspettavi?". Ma una risposta c'è ed è: un chick-lit carino, come tanti che ho letto. Questo, invece, è solo stupidotto, superficiale, ripetitivo e assolutamente scontato. Se fosse stato almeno divertente avrei potuto etichettarlo come lettura da ombrellone, invece cercando invano di essere commovente, non prova neppure ad essere spiritoso.

Forse è stato penalizzato da due scelte dell'autrice: intanto aver concentrato la storia in appena 24 ore, cosa che ha reso tutto inutilmente frettoloso e ancora più inverosimile. E poi optare per due protagonisti adolescenti cucendo loro addosso pensieri, dialoghi e atteggiamenti da adulti (e da adulti molto saggi, per giunta): facendo un esempio a caso fra tanti, quando mai una diciassettenne e un diciottenne si salutano stringendosi la mano?!?

Reading Challenge 2019: collegamento con la traccia musicale di agosto per il bacio in copertina


giovedì 29 agosto 2019

"L'arminuta", Donatella Di Pietrantonio


E' l'agosto del 1975 quando l'Arminuta - la ritornata in dialetto abruzzese - una ragazzina di appena 13 anni, viene sradicata dalla sua città (Pescara?), dalla sua scuola, dalle sue amicizie, dalle sue abitudini, dalla sua casa e, soprattutto, dalla sua famiglia: all'improvviso le viene detto che mamma e papà non sono i suoi veri genitori. Quelli veri abitano in un paese piccolo e spoglio dell'entroterra, talmente retrivo che gli abitanti chiamano ancora "il postale" l'autobus che lo collega alla città.
Anche la sua nuova famiglia, quella vera, è arretrata. E povera. E ignorante. Una madre coniglia sfinita dalle gravidanze e dalle difficoltà nel mettere insieme i pasti, un padre burbero che con il suo lavoro precario fatica a sfamare tutte le bocche che ha messo al mondo, ma anche tre fratelli grandi e uno neonato. E poi Adriana, la sorella che lei vede per la prima volta quando le apre la porta della sua futura casa. Una casa piccola, sporca e buia, dove manca lo spazio vitale ed è costretta a dormire con la sorellina che a dieci anni bagna ancora il letto quasi ogni notte.
L'Arminuta nella sua nuova vita ha solo una cosa di grande, una domanda: perchè sono stata restituita?

Dopo la vittoria al Campiello di due anni fa avevo sentito parlare tantissimo, e quasi sempre bene, di questo romanzo, senza però mai prenderlo in considerazione perchè non era un thriller, perchè l'autrice è una dentista pediatrica che a volte scrive un libro e perchè la trama non mi convinceva.
Mi imbarazza ammettere di averlo letto adesso perchè il mese sta per finire e, cercando fra i romanzi con meno di 200 pagine, questo mi offriva un buon collegamento con il libro della Oggero proprio grazie alla vincita di un premio letterario nazionale.
Per quanto questa motivazione possa far inorridire chi trova ridicole le Reading Challenge, è comunque un esempio della loro utilità per uscire dalla propria comfort zone.

E dopo averlo letto mi spiace solo non averlo fatto prima. E' un libro bellissimo che racconta una storia terrificante. Quasi ogni pagina stringe il cuore, non solo pensando al trauma di questa ragazzina che dall'oggi al domani vede sparire tutto ciò che era la sua vita, affetti, sicurezze e benefici materiali trovandosi catapultata tra estranei e in una situazione di estremo degrado.
E' straziante tutto il contesto sociale della sua nuova esistenza, la dimostrazione che cose come cultura e onestà, ma anche senso dell'igiene, tolleranza, pazienza, energia, ecc, non facciano parte del DNA, ma che siano determinate, con poche eccezioni, dal contesto in cui abbiamo la fortuna, o la sfortuna, di nascere.

Ed è terribile immedesimarsi nella consapevolezza di essere stati trattati come un pacco postale, da prendere o da ridare indietro.
Da qualche settimana abbiamo allargato la tribù felina con un nuovo membro, un gatto obeso che è stato abbandonato al gattile dopo aver trascorso otto anni in una casa. Guardando Edoardone mi domando come si possa disfarsi del proprio gatto come se fosse una scarpa vecchia e riesco a darmi solo una non risposta: ma se c'è chi lo fa con i bambini...

Reading Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia di agosto. Lo collego a "La ragazza di fronte" perchè entrambi hanno vinto un premio letterario nazionale (Bancarella 2016 la Oggero, Campiello 2107 la Di Pietrantonio)

Edoardone