mercoledì 31 maggio 2023

"Morte a domicilio", Maria Masella

 

Genova, un anno non precisato all'inizio del nuovo millennio. Il cadavere di Gina Gualtieri, prostituta sulla trentina, viene ritrovato all'interno del suo appartamento di Corso Torino. Per ucciderla le hanno messo un sacchetto di plastica in testa fino a soffocarla e dopo la morte le hanno asportato il polpastrello dell'indice della mano destra.
E quel brandello di pelle viene recapitato al commissario Antonio Mariani insieme a un libro e a un fiore uguale a quello rinvenuto accanto al corpo della vittima.
Che non sarà l'unica.
Nove giorni dopo viene uccisa un'altra donna, ma questa volta si tratta di un'anziana signora residente in corso Magenta, come la madre di Mariani, che riceve un altro pacco, con un altro libro, un fiore identico ai precedenti e di nuovo il macabro polpastrello.
Il commissario non capisce perché chi uccide mandi i pacchi proprio a lui, ma deve fare presto a scoprirlo perché è sempre più evidente che lui e la sua famiglia sono stati presi di mira.
E sarà proprio sua moglie Francesca, ingegnere esperta di problemi di simulazione, ad aiutarlo nell'analisi degli indizi.

Di Maria Masella due anni fa avevo letto "Debiti d'amore", un simil Harmony della Mondadori ambientato nella Pegli (il quartiere dove vivo) dell'Ottocento. Avevo chiuso quella recensione scrivendo che la lettura di quel librino mi aveva fatto passare la voglia di approcciarmi ai (tanti) gialli scritti dall'autrice, ma poi l'entusiasmo di una cliente in edicola mi ha incuriosita e tutto sommato non è andata male.

"Morte a domicilio", scritto nel 2002, è il primo dei gialli che hanno come protagonista il commissario Antonio Mariani, una serie che attualmente conta ben venticinque titoli. Soltanto dopo averlo finito ho scoperto che l'ottavo titolo, "Primo", è il prequel che racconta la prima indagine del commissario, quindi cronologicamente precedente a questa che ho letto. Odio prequel e sequel, disturbano fortemente la mia linearità e questo "Primo" sarà senz'altro il prossimo libro della serie che leggerò.

Se ho intenzione di andare avanti vuol dire che questa seconda esperienza è stata decisamente migliore (ci voleva poco...). Il merito principale va indubbiamente al cambio di genere, fra gialli e rosa i primi surclassano i secondi nella mia personale classifica di gradimento, ma ha influito anche la bassa aspettativa che avevo: se ti aspetti latta e trovi dell'argento sei contento, anche se l'argento non è oro.

Questo giallo - che strizza l'occhio al noir, non solo per la tipologia di investigatore - succedono tante cose, anche troppe in appena 228 pagine: ci sono soprattutto troppi pacchi, ne arrivano prima e dopo gli omicidi e i secondi sono superflui, finiscono solo per creare confusione, anche se alla fine la dinamica dei fatti è chiara.

L'indagine vecchia maniera, basata principalmente sulle testimonianze, dà l'impressione di star leggendo qualcosa di molto più datato rispetto ai ventun anni trascorsi dalla pubblicazione e particolari come i dischetti nel computer o il dover specificare che si chiama dal cellulare (cosa che oggi non faremmo mai) accrescono la patina rétro che si respira tra le pagine. Questo, sì, me lo aspettavo dalla Masella, ma anche da un giallo dei Fratelli Frilli.

E se questa volta non potevo certo stupirmi nel ritrovare Genova nel libro, ho però avuto la sorpresa di trovarci Pegli e la sua bellissima Villa Pallavicini.

Reading Challenge 2023, traccia stagionale, primavera: un libro con un giardiniere nel testo

lunedì 29 maggio 2023

"Ragione & sentimento", Stefania Bertola

 

Torino, 6 giugno 2014. Fregatura Cerrato: è così che il notaio Galimberti parla della morte di Gianandrea, avvocato penalista di successo stroncato a 65 anni da un infarto, che ha lasciato alla moglie Maria Cristina e alle tre figlie non solo lacrime, ma anche miseria. A causa del suo vizio per il gioco le quattro devono dire addio a Villa dei Lillà, ai domestici, alle auto di lusso e in generale alla bella vita cui erano abituate. Solo il buon cuore di Gianmaria Pettinengo, cugino della vedova, evita il trasferimento sotto a uno dei ponti del Po: l'uomo mette a loro disposizione un appartamento al 45 di via Giolitti, decoroso, dignitoso e, soprattutto, gratuito. Le due sorelle maggiori, Eleonora e Marianna, non possono fare altro che rassegnarsi a dividere la stessa stanza, scontrandosi con la visione opposta che hanno dell'amore.

Scritto nel 2017, il libro rappresenta l'omaggio fatto dall'autrice a Jane Austen in occasione del bicentenario della sua morte. Immagino possa fare inorridire gli austeniani incalliti, mentre per me è stata una lettura divertente, che ricorderò con più piacere rispetto all'originale "Ragione e sentimento" letto nel dicembre 2020.

La Bertola ha mantenuto nomi e trama, italianizzando il tutto e adattando (per quanto possibile) i fatti al 2014. Gli inevitabili anacronismi di certe situazioni offrono grandiosi assist all'umorismo dell'autrice torinese, che tanto amo, ma non mancano considerazioni più profonde sull'imperfezione umana, soprattutto quella maschile, e su come dubbi e incertezze nella vita possano essere falcianti.

"Succede spesso che, quando una decisione troppo a lungo rimandata viene finalmente presa, si riveli inutile."
E' comunque un romanzetto rosa, volutamente melenso e irriverente, una lettura di svago che non pretende di essere nulla di più. Per me che amo questo genere di cose, è stata una piacevole sorpresa ritrovare il personaggio di Clotilde Castelli - la saccente e boriosa studiosa di poetesse serbe, nonché autrice sotto pseudonimo degli sdolcinati libretti che hanno come protagonista Dany Delizia - che in "Ragazze mancine" aveva un ruolo rilevante, mentre qui è solo di contorno. E ritorna anche George Harrison (di cui Margherita - la piccola delle sorelle Cerrato - è innamorata), già protagonista del racconto che dà il titolo alla raccolta "Il primo miracolo di George Harrison", pubblicata dalla Bertola nel 2010.

Reading Challenge 2023, traccia di maggio: libri con prologo o epilogo


venerdì 26 maggio 2023

"Il giardino delle delizie", Joyce Carol Oates

 

Arkansas, anni '20 del secolo scorso. I Walpole appartengono alla "feccia bianca": è così che gli americani benestanti definiscono quei braccianti agricoli che in comune con loro hanno solo il colore della pelle e che attraversano l'America rurale fermandosi quando riescono a trovare l'ennesimo lavoro temporaneo che gli permetterà di sfamare quelle che, immancabilmente, sono nidiate di figli.
Clara è la terzogenita di Carleton e dopo verranno altri fratelli e altre sorelle, ma lei sarà sempre la cocca di papà fino a una sera dei suoi 15 anni quando l'incontro casuale con Lowry cambierà per sempre la sua vita, prima strappandola alla sua famiglia, poi dandole Swan, suo figlio.

Come mi è già capitato di sottolineare, è assurdo che proprio con colossi come la Oates e Roth non stia seguendo l'ordine cronologico nel leggere le loro opere. Questo è il settimo romanzo della Oates che leggo, ma è il secondo che ha scritto, preceduto soltanto da "With Shuddering Fall", del 1964 e non tradotto in italiano.

"Il giardino delle delizie" è anche il primo titolo di quella viene definita "La grande epopea americana" (e che ne comprende altri tre, dedicati a classi sociali diverse: "I ricchi", "loro" e "Il paese delle meraviglie") e venne pubblicato nel 1967, ma quella che ho letto è la riscrittura che l'autrice fece nel 2002.

Nell'interessante postfazione specifica di non aver apportato sostanziali modifiche alla trama, ma di aver lavorato soltanto sulla voce data ai personaggi, senza però eliminarne nessuno e senza aggiungerne di nuovi.

Svela anche particolari curiosi, per esempio l'essersi ispirata alla figura del (mai conosciuto) nonno paterno per il personaggio di Carleton (gli ha dato anche lo stesso nome), un uomo violento che negli anni Venti abbandonò la famiglia, il considerare Swan un suo alter ego e l'essersi ispirata per la prima parte del libro a quella che è stata la sua infanzia trascorsa in una fattoria a Millersport, nell'Ohio.

Il libro è diviso in tre parti, ognuna delle quali intitolata a una delle tre figure maschili più importanti nella vita di Clara, che è l'indiscussa protagonista delle prime due, mentre nella terza è Swan a prendere possesso della scena.

Un romanzo "pieno di vita vera", come lo ha definito l'autrice, molto concentrato sui protagonisti - attraverso i quali ci vengono descritte le condizioni dei braccianti negli anni Trenta e Quaranta e successivamente i contrasti fra ricchi di campagna e ricchi di città con il disprezzo o le invidie di classe, a seconda dei vari punti di vita - ma mi è dispiaciuto non trovare quell'approfondimento di temi sociali e politici che tanto avevo apprezzato nelle altre letture: ecco perché considero importante leggere i libri seguendo la cronologia.

Quello che, invece, non manca sono le inclinazioni antispeciste della Oates, in cui mi ritrovo completamente.

"Perché la morte significava di più per le persone, più che per uno scoiattolo, un cane, un pollo? Alla fattoria, i polli venivano uccisi a mani nude: gli staccavano la testa con un movimento secco, di torsione, e alla faccenda veniva data la stessa importanza che aveva la pulitura del granturco. Perché per un uomo era diverso? Un uomo era diverso?"

E il suo prendere posizione contro la caccia e i cacciatori facendo dire ai suoi personaggi verità indiscutibili.

"In tutta franchezza, gli spargimenti di sangue non mi piacciono.
Così, per “sport”.
Dovrebbero starci i cacciatori sulla linea di tiro dei loro proiettili, tanto per vedere com’è.
"

Reading Challenge 2023, traccia di maggio: libri la cui versione cartacea costa meno di 24€


martedì 23 maggio 2023

"Le spedizioni notturne delle Zefire. Ovvero, quando non tutti i ladri vengono per nuocere", Renzo Bistolfi


Sestri Ponente (Genova), notte fra il 4 e il 5 maggio 1960. Sono passate da poco le due del mattino quando Emilio Marcenaro, falegname e musicista, trova il cadavere di Luigia Merello sul marciapiede di una stradina della Contrada della Paglia. Avvicinandosi aveva visto due figure accanto a quel fagotto: erano Zefira e Richetta Magnone, le Zefire, due anziane sorelle nubili che alle persone preferiscono i gatti (e come biasimarle?!?): in casa ne hanno tredici di quelle adorabili bestiole, ma ci sono anche i figlioli adottivi, per cui ogni notte, all'una precisa, le due escono dal portone del loro palazzotto in vico Confalonieri e iniziano il giro di ronda che in circa un'ora e mezza le porta a sfamare i mici della parte bassa di Sestri. A quelli della parte alta ci pensava la Luigia e vedendola a terra le Zefire avevano capito che era morta, ma poi avevano sentito arrivare qualcuno e si erano precipitate a casa, non per paura, ma perché tanto non avrebbero potuto farci niente.

Chi, invece, potrà farci qualcosa è il maresciallo Primo Galanti, già presente nei due precedenti romanzi di Renzo Bistolfi, "Lo strano caso di Maria Scartoccio" e "Il segreto del commendator Storace". Se nella finzione sono passati tre anni dal caso di Storace, per me sono passati solo tre mesi da quella lettura e anche questa volta sono riuscita a individuare la casa delle protagoniste:


Nelle note dell'autore Bistolfi racconta come a Sestri siano davvero esistite due sorelle chiamate Zefire, ma tutto quello che avviene nel romanzo è frutto della sua fantasia.

Un'altra storia piacevole da leggere, un giallo che è davvero giallo, anche leggermente (e insolitamente) cruento.
Ma, soprattutto, una storia tenera, con queste due vecchiette adorabilmente scorbutiche, che camminano lungo i muri tenendosi per mano cercando di schivare quanta più gente possibile.
Una secca, l'altra grassoccia. Una risoluta, l'altra timorosa. Due anziane donne sole, ammesso che si sia davvero soli quando si è in coppia da una vita intera. E con tredici gatti! All'improvviso i miei cinque mi sono sembrati una miseria, ma è anche vero che io non vivo in una casa di tre piani più soffitta...

E non c'è solo l'affetto fra due sorelle e il loro amore per i gatti. Bistolfi costruisce anche un legame fra le Zefire e un altro personaggio ed è molto bravo a non diventare melenso (il rischio era altissimo), lasciando integro il piacere di aver letto qualcosa di bello.

Il romanzo (scritto nel 2019) arriva a 360 pagine perché Bistolfi ricama molto sui singoli avvenimenti, ma è il bello dei suoi romanzi, il modo in cui riesce a far entrare il lettore nella testa dei suoi personaggi, per lo più persone semplici, spesso anziane, a volte un po' ignoranti, poco scaltre e a tratti lente di comprendonio. Tutto in chiave genovese, dove il mugugno impera e dove i pensieri sono netti, inequivocabili... senza tante menate. Questa è Genova. Questo siamo noi genovesi.

Reading Challenge 2023, tracce di maggio: un libro la cui versione cartacea costa meno di 24€ e che abbia prologo o epilogo

venerdì 19 maggio 2023

"I giorni del vulcano", Ragnar Jonasson

 

Skagafjörður, giugno 2010. Ma chi era veramente Elias Freysson, l'uomo trovato ucciso vicino a una vecchia fattoria dismessa? C'è chi ne parla come di un angelo, di un benefattore, ma altri non sembrano esserne convinti, compreso chi collaborava con lui nell'organizzazione del festival di beneficenza. Quel che è certo è che qualcuno lo odiava abbastanza da ucciderlo, colpendolo con tale ferocia da portargli via un occhio.
Un caso non semplice per i tre componenti della polizia locale, tutti distratti dai loro problemi personali: Ari Þór, che a distanza di quasi due anni non si è ancora rassegnato alla chiusura della relazione con Kristín; Tómas, indeciso se lasciare Skagafjörður per raggiungere la moglie nella capitale; e Hlynur oppresso dai sensi di colpa per le conseguenze di certi suoi comportamenti di gioventù.
L'unica persona che cerca di capire chi fosse davvero Elias Freysson e perché sia stato ucciso arriva da fuori: è Ísrún, la giovane giornalista televisiva di un'emittente di Reykjavíc, il cui interesse sembrerebbe non essere esclusivamente professionale.
Scritto nel 2011, "I giorni del vulcano" è il secondo libro della serie "Misteri d'Islanda", attualmente composta da sei titoli. Il primo, "L'angelo di neve", lo avevo letto più di tre anni fa, assurdo che abbia fatto passare così tanto tempo prima di tornare a questo autore che tanto mi piace e mi rilassa.
Incredibilmente per una volta il titolo italiano è più calzante dell'originale, "Myrknætti", che Google mi traduce in "La notte delle tenebre": il rimando al vulcano è migliore, non solo perché le notti del giugno islandese non sono buie, ma anche perché Jónasson - ispirato dall'eruzione dell'Eyjafjallajökull avvenuta il 14 aprile 2010, che provocò molti disagi per gli islandesi e per il traffico aereo europeo - racconta anche di quella del Hekla del 1947 e dell’eruzione degli Skaftáreldar, i famosi fuochi del fiume Skaftá, avvenuta nel 1783. Cercando informazioni in rete, mi sono imbattuta nel sito di Roberto Luigi Pagani, Un italiano in Islanda, interessante anche per chi, come me, sa che nella vita non metterà mai piede in Islanda. Google mi ha regalato anche splendide immagini, fra le tante cito le isole Vestmann di cui fa parte anche Elliðaey, famosa per la sua unica costruzione...
...che raderei al suolo dopo aver letto che viene usata dai cacciatori di puffins, meravigliosi uccelli atlantici che non hanno certo nel clima il loro peggior nemico.
La storia raccontata nel libro, come quella del titolo precedente, si sviluppa fra presente e passato. Jónasson ha uno stile semplice, usa spesso frasi brevissime, cosa fastidiosa per chi, come me, ama i periodi lunghi, meglio se lunghissimi, però sviluppa la trama riuscendo a dosare bene i colpi di scena, mantenendo viva l'attenzione. La vicenda principale viene intervallata dalle trame orizzontali che riguardano il privato dei tre poliziotti, in particolare del protagonista, Ari Þór, a cui si aggiungono le vicende di Ísrún: non mi dispiacerebbe se diventasse un personaggio ricorrente nella serie, che sono ansiosa di riprendere senza far passare di nuovo quattro anni.

Reading Challenge 2023, tracce di maggio: un libro appartenente a una serie già iniziata e la cui la versione cartacea costa meno di 24€


domenica 14 maggio 2023

"Piccole grandi bugie", Liane Moriarty

 

Penisola di Pirriwee (Australia), febbraio di un anno non specificato. E' la mattina del giorno dell'orientamento pre-scuola per i bambini di cinque anni ed è anche il giorno del quarantesimo compleanno dell'esuberante Madeleine, che sta accompagnando Chloe, la più piccola dei suoi tre figli, quando i tacchi vertiginosi le giocano un brutto scherzo e si trova per terra con un caviglia fuori uso. A soccorrerla è la timida Jane, ragazza madre di 24 anni, che da poco si è trasferita in zona con il figlio Ziggy. Affidati i bambini alle cure della maestra, le due donne vanno al Blue Blues, il bar sulla spiaggia dove Tom fa il caffè più buono del mondo, e lì vengono raggiunte dall'eterea Celeste, madre di due gemelli e già grande amica di Madeleine. E per le due donne sarà istintivo prendersi cura di Jane, quella giovane mamma così insicura e taciturna, soprattutto quando poche ore dopo all'uscita da scuola Ziggy verrà accusato di bullismo.

Dopo aver letto "Esprimi un desiderio, anzi tre", "In cerca di Alice" e "I segreti di mio marito", è arrivato il turno di questo, che è il sesto libro scritto dall'autrice (nel 2014), ma soltanto il quarto tradotto in italiano. Ed è anche il più famoso grazie alla serie TV del 2017 "Big Little Lies". Normalmente evito di leggere i libri di cui ho già visto la trasposizione, ma quella serie mi era piaciuta così tanto da voler fare un'eccezione e ho fatto benissimo.

Mentre la serie TV è stata ambientata in California, a Monterey, il libro colloca la storia nell'immaginaria cittadina peninsulare di Pirriwee. L'autrice ha dichiarato di essersi ispirata alla penisola (bellissima) di Barrenjoey, a nord di Sidney, dove ha vissuto in passato.


All'inizio conoscere la storia mi ha rallentato la lettura, ma a un certo punto la scrittura della Moriarty (che conferma di essere una delle mie scrittrici preferite per questo genere di narrativa) ha cominciato ad attrarmi, trasmettendomi la giusta ansia di scoprire gli eventi successivi, nonostante sapessi cosa sarebbe successo. Oltre all'ambientazione, ci sono poche differenze fra libro e serie TV, quella principale è un dettaglio del finale che gli sceneggiatori hanno cambiato per poter fare la seconda stagione, cosa che restando fedeli al libro non sarebbe stata possibile. Hanno, invece, mantenuto la stessa struttura: subito ci viene detto che qualcuno è morto, ma non chi, come o perché. E sappiamo che è successo a maggio, durante la serata quiz organizzata dalla scuola, una festa in maschera a tema Elvis Presley e Audrey Hepburn a cui hanno partecipato ben centotrentadue genitori. Da lì si ripercorrono i tre mesi precedenti a partire dal giorno dell'incontro delle tre protagoniste, ma vengono anche ricostruiti gli eventi passati delle loro vite e degli altri personaggi cui sono, o sono state, legate. Un romanzo al femminile, come gli altri dell'autrice, che mostra un'Australia glamour un po' improbabile (o forse gli australiani sono più bravi di noi nell'abbattere i divari sociali e generazionali) e decisamente invidiabile, ma che affronta dinamiche femminili e familiari di peso, portando a riflettere sull'importanza che viene data all'esteriorità, ma soprattutto mettendo al centro il tema della violenza sulle donne. Le bugie di questo libro non sono piccole, ma belle grandi e lo rendono molto più serio di quello che trama e copertina inducono a credere. E, sorpresa sempre gradita, compare anche la mia Genova: poco importa se Celeste la confonde con Ginevra, mi fa sempre piacere ritrovarla, soprattutto quando non me l'aspetto.

Reading Challenge 2023, traccia stagionale, primavera: un libro dove c'è un pasticciere

giovedì 11 maggio 2023

"Linea di sangue", Angela Marsons


Black Country, inizio ottobre 2016. Deanna e Maxime sembrano non avere nulla in comune. La prima aveva 47 anni, un ruolo di alto livello nel campo dell'assistenza sociale, un buon tenore di vita e un tranquillo ménage familiare. La seconda aveva 22 anni e un'esistenza allo sbando a causa della droga. Ma entrambe sono state uccise con un unico e preciso fendente al cuore e questo porta Kim Stone a pensare che i delitti siano opera della stessa persona.
E mentre le indagini procedono faticosamente a causa dei pochi indizi, alla detective arriva la notizia che mai si sarebbe aspettata di ricevere: è stata fissata l'udienza per il rilascio di sua madre da Bardsley Hause, la struttura per criminali psicopatici dove la donna è rinchiusa dal 1987. Questa volta Patricia Stone non ha fatto nulla per evitare l'udienza, sembra che le lettere ricevute dalla figlia l'abbiano cambiata.
Ma Kim non ha mai scritto a sua madre.

Ovviamente non potevo non sfruttare la traccia di maggio che chiede di leggere libri appartenenti a serie già iniziate per non avanzare con quella di Angela Marsons. 

Scritto nel 2016, come "Una morte perfetta", "Blood Lines" è il seguito de "Il gioco del male" e questo andava scritto nella sinossi, perché a leggerlo senza aver prima letto l'altro si perde il senso della trama orizzontale che, oltretutto, questa volta è quasi preponderante.

A tornare è la dottoressa sociopatica Alexandra Thorne e queste sono le storie trasversali che non mi piacciono: una serie con un protagonista che si occupa di diversi casi che iniziano e finiscono nel corso di un unico romanzo sì, ma anche nelle serie TV non ho mai apprezzato quando sono i criminali a ricomparire, dall'uomo che fuma di X Files al killer delle miniature di CSI Las Vegas, tanto per fare due esempi. Aver letto la prima parte soltanto due mesi fa mi ha permesso di notare che a uno dei personaggi apparsi anche nel libro precedente (dove aveva un ruolo marginale), in questo (dove invece ha una parte rilevante) viene dato un nome diverso (Shane vs Leo)!
Io sono senz'altro pignola, ma non è una svista da poco ed è incredibile che sia sfuggita prima della pubblicazione, in primis all'autrice.

Come quelli precedenti, il thriller è godibilissimo, ma più coinvolgente che convincente.

Dismessi i panni di RoboCop che Kim aveva vestito ne "La ragazza scomparsa", qui la Marsons in un attimo la trasforma in Enzo Maiorca, ma sono esagerazioni perdonabili, se prese con la giusta ironia.

E' più grave che non venga usata una doverosa logica per portare la protagonista a capire l'identità del colpevole. La vediamo correre verso una meta, riflettendo sui vari indizi e facendosi una serie di domande, finché:

"A un tratto rallentò, perché era come se nella mente le si fosse appena alzato il sipario. Le gambe quasi si fermarono mentre il cervello accelerava e cominciava a mettere insieme i pezzi. Oh merda, disse nell'oscurità. Ripartì subito, e questa volta stava correndo davvero. Perché adesso sapeva chi era responsabile di tutte quelle morti."
In pratica una veggente! Ho riletto fino alla nausea le domande che si fa e che la portano alla soluzione e, fidatevi della mia pedanteria, nessuna risposta è collegata al colpevole. Quella che davvero capisce - lavorando su computer, tabulati e altro - è la giovane agente Stacey Wood, ma le due non hanno ancora parlato quando Kim ha il suo lampo di genio. La Marsons ha delle buone idee, ma dovrebbe svilupparle con più attenzione, soprattutto mitigando l'immagine di Kim Stone, è un personaggio che funziona anche senza exploit fisici o mentali.

Reading Challenge 2023, traccia di maggio: libri appartenenti a serie già iniziate


giovedì 4 maggio 2023

"Una morte perfetta", Angela Marsons

 

Black Country, luglio 2016. Anche l'Inghilterra ha una sua "fabbrica dei corpi", una struttura analoga a quella statunitense resa famosa dal libro omonimo di Patricia Cornwell (che infatti viene citata dalla Marsons). Westerley si trova a Wall Heath, nelle Midlands occidentali, e sono in pochi a sapere della sua esistenza. I loro studi sui cadaveri in decomposizione hanno aiutato la polizia della West Mercia a risolvere due cold case, motivo per cui Kim Stone e l'intera squadra vengono mandati a visitare la struttura dal capo Woody, che non vuole lasciarsi sfuggire la possibilità di poter chiudere a sua volta qualche caso irrisolto.  Ma mentre perlustrano i terreni dove sono disseminati i corpi studiati dal personale del centro, è Kim a notare un grosso nugolo di mosche attratto da qualcosa al di là del ruscello che segna il confine della struttura, finendo col trovare il cadavere di una giovane donna che non è uno dei morti di Westerley. Una settimana dopo aver finito di leggere "La ragazza scomparsa" ho iniziato la quarta puntata della serie e domani affronterò subito la quinta: questo fa ben capire quanto mi prendano le vicende di Kim Stone. La cosa curiosa è che per buona parte della mia vita non ho amato i protagonisti ricorrenti, ricordo bene quanto mi infastidiva ritrovare Jack Stapleton o Alvirah Meehan all'uscita di un nuovo romanzo di Robin Cook e di Mary Higgins Clark. Poi, e parlo di pochi anni fa, qualcosa è cambiato e, se prima evitavo le serie, all'improvviso ho iniziato a buttarmici, spesso facendo dei bei filotti, ad esempio con l'avvocato Guerrieri di Carofiglio, con la Kate Burkholder della Castillo, con Alice Allevi della Gazzola e altri. Comunque sia lo stile di Angela Marsons mi ha decisamente catturata e le storie che racconta mi prendono in un modo che mi porta a essere tollerante come difficilmente sono. Scritto nel 2016, titolo originale "Play Dead", ben più calzante della versione italiana (ma la Newton a chi diavolo dà l'incarico di decidere i titoli e, soprattutto, a chi cavolo fa scrivere le sinossi?!? Sempre pessimi, o quasi!), "Una morte perfetta" rispetto ai libri precedenti presenta molte più pecche. Alla solita indagine principale ne viene affiancata una secondaria, ma questa volta l'autrice ha messo in scena una coincidenza colossale e improbabile che mi ha disturbata parecchio, alcune dinamiche non vengono spiegate nella tempistica e ci sono alcuni passaggi di troppo (uno in particolare) - chiaramente inseriti per creare qualche piccolo acme - che poi però non portano a veri colpi di scena venendo frettolosamente liquidati con una spiegazione superficiale che ne palesa l'inutilità.
Viceversa l'autrice brucia quello che avrebbe dovuto essere il grande colpo di scena della storia rendendolo facilmente intuibile al primo accenno, per lo meno da parte di chi conosce bene i meccanismi dei thriller e sa quanto sia improbabile imbattersi in vicende davvero originali.

Eppure i suoi libri continuano ad appassionarmi.

PS: la grande novità di questa puntata sono gli innumerevoli sorrisi che Kim Stone elargisce in quasi ogni capitolo: il suo ruolo di donna coriacea si sta decisamente smorzando, direi che adesso le manca solo un compagno.

Reading Challenge 2023, traccia stagionale, primavera: un libro con un dottore nel testo



lunedì 1 maggio 2023

Reading Challenge: le tracce di maggio

 

TRACCE DA COLLEGARE


A - Uno o più libri  appartenenti a serie già iniziate
B - Uno o più libri la cui versione cartacea costa meno di 24€
C - Uno o più libri con prologo o epilogo

A:
  • Linea di sangue, Angela Marsons (3 punti)
A + B:
  • I giorni del vulcano, Ragnar Jonasson (2 punti)
B:
  • Il giardino delle delizie, Joyce Carol Oates (5 punti)

B + C:
  • Le spedizioni notturne delle Zefire. Ovvero, quando non tutti i ladri vengono per nuocere, Renzo Bistolfi (3 punti)
C:
  • Ragione & sentimento, Stefania Bertola (2 punti)


I miei punti di maggio = 15



      TRACCE STAGIONALI

Primavera:
  • Un libro dove c'è un giardiniere
  • Un libro dove c'è un fiorista
    Morte a domicilio, Maria Masella (2 punti)
  • Un libro dove c'è un pasticciere
    Piccole grandi bugie, Liane Moriarty (4 punti)
  • Un libro dove c'è un dottore:
    Una morte perfetta, Angela Marsons (3 punti)


TRACCE ANNUALI


03. Arcobaleno Mini: cinque libri, uno per ogni categoria
  • Giallo: un libro con un detective protagonista (anche dilettante)
    Le notti senza sonno, Gian Andrea Cerone 
  • Rosa: un romanzo rosa
    Non sposate quella donna!, Jenny Colgan 
  • Verde: un libro d'avventura
  • Blu: un libro su favole o miti
    Nel paese delle fiabe, Saverio Simonelli 
  • Nero: un horror
    Horrorstör, Grady Hendrix 

04. Wish List: otto libri della propria wish list










05. Libri le cui iniziali dei titoli compongono il proprio nome

  • L
  • O
  • R
  • E
  • D
  • A
  • N
  • A