domenica 31 gennaio 2021

"Prima di me", Julian Barnes

Londra, 22 aprile 1977. Le vite di Ann Mears e di Graham Hendrick si incrociano a una festa.
Lei: 31 anni, bionda e bella, con un passato da attrice poco talentuosa che le ha fruttato insignificanti ruoli da comparsa in film mediocri, ha avuto il giusto numero di esperienze sessuali e sentimentali.
Lui: 38 anni, non bello, fisico accademico in linea con il suo mestiere di storico e insegnante, ha fatto sesso solo con Barbara, quella con cui da 15 anni condivide un matrimonio stanco che neppure la presenza della figlia Alice riesce a rendere meno banale e ripetitivo.
In teoria Ann e Graham sono una coppia improbabile, ma diventano amanti finchè non decidono di uscire allo scoperto.
Un divorzio e subito un nuovo matrimonio.
Un matrimonio felice fino a quando non entra in gioco la gelosia di lui. Una demenziale gelosia per il passato che, di fronte alla disinvoltura di Ann a letto, porta Graham a pensare: "Perchè questo non lo hai imparato da me?" e nessuno ne uscirà bene...

Julian Barnes era entrato nella mia wish list nel 2017 quando Einaudi aveva tradotto (non ho chiaro se per la prima volta) proprio questo libro e su tanti giornali e riviste ne avevo letto ottime recensioni. L'anno successivo, però, la Reading Challenge di allora mi aveva portata a leggere altri due suoi titoli - "Amore, ecc" e "Amore, dieci anni dopo" - che mi erano piaciuti, sì, ma senza convincermi del tutto.
Ma se fossi partita da "Prima di me" probabilmente non avrei fatto passare quasi tre anni prima di riapprocciarmi all'autore.

Scritto nel 1981, non dimostra affatto i suoi quasi quarant'anni, sia per lo stile (che non mi ha destabilizzata come mi era parzialmente successo con gli altri due) che per i contenuti. Rubando il pensiero che uno dei suoi personaggi ha di sè stesso, io dico che è Barnes un "narratore nato".

E' riuscito a divertirmi malgrado non ci sia nulla di lieve o simpatico nella storia (trovo che gli inglesi siano imbattibili in questo) e contemporaneamente a spazientirmi nei confronti di quell'omino triste e malato di sospetto che è il suo protagonista.

Un libro di narrativa contemporanea che vira al noir e con un pizzico di fantascienza: nella vita reale una gaudente Ann non sposa un Graham il cui pene le ricorda un gamberetto sgusciato con due testicoli raggrinziti simili a due noci...

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla traccia compleanno di gennaio (l'autrice è nata il 19 gennaio 1946)


mercoledì 27 gennaio 2021

"Considerazioni filosofiche del gatto Murr", Ernst T. A. Hoffmann

Mina è una bella gatta tedesca. Capendo di essere prossima al parto, si rintana in una soffitta: pensa che quel luogo appartato possa proteggere i suoi piccoli da quegli umani che praticano il controllo delle nascite feline uccidendo barbaramente i gattini appena nati. Invece anche quel posto non si rivela abbastanza sicuro. Solo un piccolino grigio ha la fortuna di essere raccolto e salvato da un uomo buono quanto colto, che accoglierà Murr nella sua casa fornendogli (anche) un comodo e caldo giaciglio nel suo studio con le pareti ricoperte di volumi. Libri che Murr imparerà non solo a leggere, ma anche a scrivere. Ed è in questo che raccoglie le sue considerazioni filosofiche...

Murr l'ho scoperto nell'agosto del 2008 quando ho trascorso una settimana di vacanza a Bamberga. Il monolocale che avevamo affittato si affacciava nella centralissima E. T A. Hoffmann platz, dove si trova l'omonimo teatro. Da amante dei gatti non potevo non notare subito la piccola statua posta di fronte all'ingresso:


Eccoli qui, il vero autore del libro e Murr, il suo soriano. Ernst Theodor Amadeus Hoffmann ha vissuto a Bamberga per cinque anni, dal 1808 al 1813, chiamato a dirigere il teatro. Hoffmann non era solo un compositore, ma anche un pittore, un avvocato e, naturalmente, uno scrittore. A lui si sono ispirati - fra i tanti - Poe, Dostoevskij, Baudelaire, Balzac, Gogol e Pirandello. A me ha colpito il suo amore per i gatti in generale e per Murr in particolare, un amore che traspare evidentissimo in questo libro che ho fatto una fatica tremenda a leggere a causa del font piccolo e poco marcato, ma in cui ho ritrovato le parole di qualcuno che i gatti li conosceva sul serio. E se li conosci non puoi non amarli: lo dice una che fino ai 26 anni li ha odiati, proprio perchè non ne aveva mai conosciuto uno!

E' Murr la voce narrante del libro e si rivolge a un lettore gatto come lui. Gli racconta la sua vita dal principio, proprio dall'uscita dal ventre materno, il primo incontro con il suo "educatore", il sapore della prima ciotola di latte...

E poi i primi mesi, quelli dell'età sguaiata. Racconta la brutta avventura di quando si era perso per la città e solo grazie a Ponto, il suo amico cane, era riuscito a tornare dal suo umano. Di quando si è innamorato per la prima volta di una gattina bianconera con gli occhi verde erba, Mismis. Di come poi sia subentrata la noia e lei lo abbia tradito con un grosso gatto nero. E di come solo in seguito gli abbia presentato la figlia avuta da lui, proprio quando lui se ne stava innamorando...

E non gli è mancata l'amicizia, in particolare quella di Muzio, il gatto che lo ha salvato quando stava diventando pigro e indolente, mangiando e dormendo troppo. Muzio gli ha fatto capire che era di fronte a un bivio, doveva decidere se diventare un gatto borghese o goliardico. E Murr ha scelto la bisboccia. Era divertente passare le notti sui tetti a cantare tutti insieme, finchè gli uomini hanno vilmente seminato trappole nelle soffitte e il povero Muzio ha pagato il prezzo più alto...

A quel punto Murr si è reso conto che la vita borghese - con un posto caldo vicino alla stufa e pasti assicurati - in fondo non era meno appagante di quella da scapestrato...

Senza contare che a un gatto istruito come lui, capace di recitare Ovidio in latino, faceva comodo avere un'intera ricca libreria a disposizione.

Murr è vissuto all'inizio del 1800: non credo di fare spoiler dicendo che alla fine muore.

Hoffmann ci dice anche quando, nella notte fra il 29 e il 30 novembre. Mentre al suo gatto dedica quattro parole:

"Molto ti ho amato"

E con questo libro lo ha reso eterno.

Credo gli farebbe piacere sapere che duecento anni dopo un'italiana - che non aveva mai sentito nominare il grande esponente del Romanticismo tedesco Ernst T. A. Hoffmann -  lo ha conosciuto grazie al suo gattino. E non viceversa.

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla traccia compleanno di gennaio (l'autore era nato il 24 gennaio 1776)
 

lunedì 25 gennaio 2021

"La casa in fondo al viale", Hollie Overton


Lancaster (Pennsylvania), 11 novembre 2015. Lily Riser ha paura a pensare che possa essere vero, eppure lo è: per la prima volta dopo tremilacentodieci giorni non ha sentito il rumore del chiavistello! Sono otto anni che vive in uno scantinato, ne aveva 16 quando è stata rapita e finalmente per la prima volta le si presenta l'occasione di scappare. Deve solo ignorare la neve e il freddo, correre il più veloce possibile come faceva nelle gare di atletica a scuola. Riconosce i posti, casa sua non è lontana e lì la staranno aspettando: la madre, il padre ed Abby, la sua gemella...

Hollie Overton è una scrittrice televisiva e leggendo che ha lavorato anche per "Cold Case", una delle mie serie preferite, avevo altissime aspettative. Invece si è rivelato uno dei thriller più insulsi che abbia mai letto.

Sfrutta due delle circostanze iper abusate da tanti autori - la ragazza rapita che ritrova libertà e famiglia dopo tanti anni - e i protagonisti gemelli (in questo caso gemelle), ma la mia delusione non deriva dalla sensazione di un qualcosa di già letto: è semplicemente brutto e mal costruito.

La partenza è buona, ma la suspense si esaurisce nei primi tre capitoli. A quel punto la Overton avrebbe potuto renderlo interessante dando alla vicenda una svolta esclusivamente processuale, invece fa accadere cose senza senso sia per un thriller procedurale che per uno psicologico. E la caricatura del personaggio di Abby toglie ogni piacere alla lettura che si trascina con stanchezza. Mi ci sono voluti 12 giorni per leggere queste 285 pagine: non ricordavo quante fossero e quando ho controllato mi sono stupita, mi sembravano il doppio, una lentezza esasperante, un finale che non arrivava mai...

L'ultima parte è stata un vero supplizio. Spesso si ha l'impressione di libri conclusi frettolosamente, come se chi scrive avesse finito le idee o avesse una data di consegna da rispettare. Soprattutto nei thriller capita che dopo più di 400 pagine tutto si esaurisca in un solo capitolo. Invece qui succede il contrario, dopo aver definito la chiusura della parte "gialla" la Overton si dilunga per altri quattro inutili e noiosissimi capitoli che mi hanno portata a scrivere "NO" di fianco al suo nome nella mia wish list (cosa che faccio raramente e praticamente mai dopo un'opera prima).

Ma anche l'editore (Mondadori) merita di essere criticato, principalmente per la sinossi (fuorviante e stilisticamente brutta), ma anche per titolo e copertina, che non hanno nulla a che vedere con la storia.

Il titolo originale è "Baby doll", bambolina, e ha senso perchè era il nomignolo affibbiato a Lily dal suo rapitore. Il titolo italiano non ne ha. L'unico appiglio che ho trovato è in questa frase:

"Lily svoltò l'angolo e vide la casa - la sua casa - alla fine della strada senza uscita"

Ben misera cosa considerando anche che la casa in questione in quel momento ha la sola funzione di rappresentare il porto sicuro verso cui si dirige Lily durante la fuga (ruolo che si esaurisce appena bussa alla porta) e che la casa rispecchia la famiglia, ma come edificio in sè non è importante nella storia.
 
E l'immagine delle due bambine che corrono in un tunnel stringendo i palloncini è ancora più insensata perchè nel libro non ci sono tunnel, non ci sono palloncini e - soprattutto - non ci sono due bambine.

Queste sono le copertine dei libri in inglese che ho trovato:
 
 
La versione spagnola è rimasta fedele all'originale:
 
 
Non capirò mai perchè in Italia certi editori (ma vale anche per i film) abbiano l'arroganza di fare cambiamenti senza mai riuscire ad apportare migliorie, ma dimostrando solo di dare l'incarico a chi il libro non lo ha neppure letto!

Per fortuna (o purtroppo...) i palloncini hanno risposto a una traccia di gennaio della mia Reading Challenge.

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla traccia cascata di gennaio (un libro con un palloncino in copertina)


giovedì 21 gennaio 2021

"Figlie del mare", Mary Lynn Bracht

Isola di Jeju, estate 1943. Hana ha 16 anni ed è una haenyeo come sua madre, come lo è stata sua nonna. Si immergono in profondità per catturare molluschi e crostacei che poi vendono al mercato. Hana quel giorno è ancora in mare quando vede un soldato giapponese avvicinarsi alla riva. Non può rischiare che veda Emiko, la sua sorellina di nove anni nascosta fra gli scogli. Gli va incontro per distrarlo e lui la porta via. Può farlo: nel 1910 l'impero giapponese ha conquistato la Corea. Loro possono fare quello che vogliono.
Seul, 14 dicembre 2011. Emiko ha 77 ed è ancora una haenyeo, ma quel giorno ha raggiunto la capitale
per partecipare al "millesimo mercoledì", la millesima manifestazione di protesta con cui i coreani chiedono ai giapponesi di riconoscere i crimini di guerra da loro perpetrati contro le coreane che hanno rapito durante l'occupazione e la seconda guerra mondiale, obbligandole a diventare "donne di conforto" nei postriboli riservati ai soldati dell'impero nipponico.
Sono passati 68 anni da quando Emi ha visto Hana per l'ultima volta, ma è lì per scrutare i volti delle anziane donne presenti nella speranza di riconoscere quello della sorella che si è sacrificata per lei.

Anche questo libro, come "La treccia", era entrato nella mia wish list dopo averne letto i primissimi capitoli inseriti in una copia de "Il libraio", ma questa volta la buona impressione avuta a suo tempo è stata più che confermata. 

"Figlie del mare" è uno di quei libri la cui bellezza deriva dalle atrocità che raccontano. Colpisce e lo fa duramente. L'autrice riesce a farlo pur mantenendo uno stile delicato, garbato, ma quello che racconta lascia il segno e ferisce.

E proprio per una maggiore incisività, direi anche per una questione di rispetto verso le vere Hana, avrei evitato l'ultimo capitolo, perchè se anche questi sono
personaggi di fantasia, di Hana ne sono esistite circa duecentomila: ragazze di età compresa fra i 13 e i 19 anni, per lo più coreane (ma non solo, anche cinesi, indonesiane, filippine e taiwanesi) obbligate a diventare prostitute per "confortare" i soldati giapponesi.


Vicende storiche che non conoscevo. Prima di leggere questo libro sapevo davvero poco del dominio dell'impero giapponese sulla Corea (e non solo) e giusto i fatti salienti riguardo alle due Coree. Il libro mi ha portata a documentarmi scoprendo solo una serie infinita di orrori e soprusi.

E anche che la questione delle
cosiddette "donne di conforto" rappresentate da 38 statue come questa...

 

...costituisce ancora una frattura fra i due Paesi.

Proprio la scorsa settimana la giustizia coreana ha ordinato al Giappone di risarcire le superstiti. Non è la prima volta e le "comfort women " ancora in vita sono sempre meno: erano 46 nel 2017, 34 nel 2018 e non ho trovato un dato più recente, ma non è certo una questione di soldi. Ammesso che sia davvero possibile ripianare un crimine, un danno, una perdita, con il denaro, quello che avrebbe valore sarebbe ben altro, quell'ammissione di colpa per la quale però serve un onore che evidentemente continua a mancare alle alte cariche giapponesi.

Spregevole quanto assurdo: ce l'hanno fatta perfino i tedeschi, su...

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla prima traccia annuale, "dieci libri a scelta da leggere entro la fine dell'anno"
 

mercoledì 13 gennaio 2021

"Le ore", Michael Cunningham

Richmond (periferia di Londra), 1923. Virginia Woolf è inquieta, non vuole continuare a vivere in quel sobborgo. Sa che il marito Leonard l'ha portata lì pensando che la tranquillità del posto avrebbe giovato alla sua sanità mentale, ma vuole lo stesso tornare alla vita della capitale. Intanto comincia a dare forma alla signora Dalloway, la protagonista del suo nuovo romanzo.
Los Angeles, 1949. Anche Laura Brown è inquieta, si sente inadeguata sia come moglie che come madre. E intanto legge "La signora Dalloway" di Virginia Woolf.
New York, 1999. Pure la giornata di Clarissa Vaughn è dominata dall'inquietudine. Sta organizzando una festa in onore di un suo amico che ha appena vinto il prestigioso premio
Carrouthers per la poesia. Richard ha 53 anni, uno più di lei, si conoscono da sempre ed era stato lui quando erano ragazzi a soprannominarla signora Dalloway perchè lei gli ricordava la protagonista del libro della Woolf e non solo perchè si chiama Clarissa.

"The Hours" era il titolo provvisorio che Virginia Woolf aveva dato al suo romanzo e, a proposito di premi, con "Le ore" Cunningham ha vinto il Pulizer per la narrativa nel 1999.

Come ne "La signora Dalloway" le vicende si svolgono nel corso di un'unica giornata, ma io tutto ciò non lo sapevo. Non ho letto il romanzo ispiratore, non ho proprio mai letto nulla della Woolf, non ricordavo neppure che fosse morta suicida (ammesso di averlo mai saputo) e già "solo" per questo "Le ore" mi ha spiazzata fin dal prologo, dove Cunningham racconta cupamente l'evento.

Sono arrivata completamente impreparata a questa lettura, addirittura - per la mia solita paura di incappare in odiosi spoiler (che in questa occasione mi avrebbero spiegato cose importanti da sapere) - ho letto la prefazione che l'autore ha scritto a marzo dell'anno scorso in occasione del ventennale solo dopo aver finito il libro.

E la mia ignoranza ha reso la lettura non semplicissima. Stupidamente quando ho capito che tutto ruotava attorno al libro della Woolf, anzichè interrompermi per poter leggere prima quello, sono andata avanti trascinando così quelle lacune che per buoni tre quarti mi hanno fatto considerare "Le ore" un libro triste (comunque lo è) e troppo introspettivo per me (e continuo a pensarlo), in una parola: pesante. Cosa che probabilmente non avrei pensato se fossi stata in grado di capire i vari meccanismi.

Invece per alcuni giorni sono andata avanti stancamente, l'interesse è arrivato solo verso la fine ed è diventato piacere puro solo con l'ultimo capitolo: quello che viene svelato (e che non avevo minimamente intuito) rende il finale di questo libro uno dei migliori che abbia mai letto.

Ma mi resta l'amara consapevolezza della mia approssimazione. Ad esempio non so se l'uso delle parentesi (che io adoro) sia tipico della scrittura di Cunningham o della Woolf.

Certo ci sarà tempo per recuperare, ma intanto "Le ore" sono andate...

"Forse non c’è niente, mai, che possa eguagliare la memoria dell’essere stati giovani insieme"

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla traccia normale di gennaio, "un libro ambientato in almeno tre luoghi diversi"


lunedì 11 gennaio 2021

"La treccia", Laetitia Colombani

 
Villaggio di Badlapur, Uttar Pradesh (India). Smita è la mamma di Lalita. Lalita ha solo sei anni e dalla madre erediterà la professione di scavenger che consiste nello svuotare a mano le latrine delle famiglie di chi è superiore a loro che sono dalit, intoccabili, gli ultimi degli ultimi.
Palermo. Giulia ha solo vent'anni, una sorella più grande e una più piccola, ma sarà lei a succedere al padre nella conduzione del laboratorio di famiglia che da generazioni produce parrucche fatte di capelli veri.
Montréal (Canada). Sarah ha il doppio degli anni di Giulia, tre figli, due matrimoni falliti, una brillante carriera di avvocato e ora ha anche il cancro.
Tre donne diverse e lontane quanto le loro nazioni, ma tre storie destinate a intrecciarsi...
 
Premessa per chi non dovesse conoscere "Il libraio": oltre a essere un sito, interessante come la sua newsletter, è anche una rivista edita da GSM, una pubblicazione gratuita (quindi non in vendita nelle edicole) trimestrale che si può ritirare nelle librerie indipendenti convenzionate, trovare occasionalmente in omaggio con alcune riviste (il Venerdì di Repubblica e Famiglia cristiana), richiedere a IBS inserendola nel carrello dell'ordine oppure ricevendola (sempre gratis) a casa sottoscrivendo l'abbonamento sul sito. Non è una rivista letteraria e non ha nulla a che vedere con "La lettura" del Corsera o "Tutto libri" de La stampa: credo che la definizione più calzante sia quella di catalogo perchè presenta semplicemente le nuove uscite divise per casa editrice, la maggior parte con un trafiletto che riporta la sinossi, in alcuni casi dedicando uno po' più spazio. Nulla di sorprendente, non per chi - come me - guarda ogni giorno la sezione novità su IBS (o altrove), ma vogliamo mettere il piacere di un cartaceo zeppo di copertine di libri, per di più gratuito? Ecco.

Pinzati all'interno di ogni numero della rivista ci sono i primi 2-3 capitoli di due libri e qui si spiega il perchè di questa mia premessa: nel 2018 ci avevo trovato i primi tre de "La treccia", un abbozzo di lettura che mi aveva pienamente convinta facendomi inserire il libro in wish list. Appena ho letto la traccia normale di gennaio della Reading Challenge - un libro ambientato in almeno tre posti diversi - ho subito pensato a quei tre capitoli. Li ho riletti, sono andata avanti, ovviamente ho finito il libro e... che delusione!!
 
Un romanzo che vuole essere un inno alla forza delle donne e che (per questo?) ha riscosso un grande quanto - per me - immeritato successo. L'intreccio delle tre vicende è sicuramente il suo punto di forza: particolare, ma non inverosimile. Ma il modo in cui sono state raccontate e sviluppate l'ho trovato di basso livello, non degno di un autore professionista.
 
Lo stile della Colombani è veramente scolastico, troppo semplice per essere messo in vendita. E tematiche così forti, dalla povertà ed emarginazione assolute di Smita alla malattia di Sarah, vanno trattate con più consapevolezza e maggiore profondità, non con luoghi comuni e metafore banali. Il personaggio dell'italiana, poi, è quello più inconsistente e improbabile.

E il ruolo di primo piano che le religioni hanno per buoni due terzi del libro non migliorano il giudizio di chi è ateo come me, soprattutto perchè vengono usate come risposta a problemi enormi che di certo non si risolvono con una donazione al sacro tempio o accendendo una candela in chiesa.

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla traccia normale di gennaio, "un libro ambientato in almeno tre luoghi diversi"


venerdì 8 gennaio 2021

"Borgo Sud", Donatella Di Pietrantonio

Università  di Grenoble (Francia), anni duemila. Una docente interrompe la lezione per rispondere a una telefonata arrivata alla segreteria dell'ateneo. La notizia ricevuta la porta a partire immediatamente. A Pescara è successo qualcosa di grave e l'Arminuta deve di nuovo tornare.

Quando un paio di mesi fa ho visto questo libro nella sezione novità su IBS l'ho inserito subito in wish list senza neppure leggere la trama: "L'Arminuta" - letto nell'estate 2019 - mi era piaciuto così tanto che il nome dell'autrice era una garanzia più che sufficiente.
Così facendo solo leggendo ho scoperto che si trattava del seguito: una sorpresa meravigliosa!

Sono stati scritti a tre anni di distanza, ma nella storia ne sono passati molti di più: la protagonista e la sorella Adriana sono cresciute, adesso sono due adulte, neppure tanto giovani. Non viene detta l'età, c'è solo un vago accenno alla mezza età, riferimento che ormai ognuno interpreta come vuole. I pochissimi riferimenti ad anni e date non mi hanno permesso di capire con precisione quando si svolge il presente della storia, cosa che mi disturba sempre un po', ma la bravura con cui la Di Pietrantonio gestisce i salti temporali riesce a rendere irrilevante questo particolare.

E di salti ce ne sono tanti, non ci sono solo i ricordi di quando le sorelle avevano 10 e 13 anni, ma in 168 pagine l'autrice racconta la vita di entrambe, due esistenze non semplici, due vite che più volte si incrociano per poi tornare a separarsi. Ci sono complicazioni e drammi, agli eventi lieti viene dato poco spazio.

La Di Pietrantonio scrive in un modo che ferisce, lascia il segno, a maggior ragione quando succede di ritrovarsi in una situazione descritta.

"Il libraio" nella newsletter di oggi ipotizza la candidatura di questo libro per il Premio Strega 2021. Dal duemila hanno vinto soltanto tre autrici donne. "Borgo Sud" meriterebbe una chance. Come minimo!

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla traccia compleanno di gennaio (l'autrice è nata il 5 gennaio 1962)


lunedì 4 gennaio 2021

"La nostra casa è in fiamme", Greta Thunberg



Stoccolma (Svezia), 20 agosto 2018. Greta Thunberg, una ragazzina di 15 anni, inizia "lo sciopero della scuola per il clima" sedendosi davanti al Parlamento svedese e la sua protesta diventa globale. Un grido di allarme, un grido di rabbia per questa rappresentante di quel futuro che si prospetta a dir poco tragico, soprattutto per le giovani generazioni - e per quelle non ancora nate - che dovranno viverlo.

Questo libro racconta soprattutto la storia di Greta e della sua famiglia, le difficoltà personali nell'affrontare i problemi neurologici di entrambe le figlie e il percorso che ha portato Greta a diventare il personaggio che tutti conosciamo. Una piccola voce che è riuscita a farsi sentire e a scuotere gli animi delle persone comuni più di quanto siano riusciti a fare eminenti scienziati.

E questo rappresenta alla perfezione il nostro grado di ignoranza. Perchè Greta ha fatto una cosa meravigliosa, ma non è stata lei a scoprire il problema del cambiamento climatico e chiunque fosse minimamente sensibile alla questione ambientale e avesse vissuto con speranza il Summit della Terra di Rio de Janeiro del 1992, per poi non veder mai mettere in pratica impegni e buoni propositi, si è anche sentito un po' preso in giro di fronte a tutti quei militanti dell'ultima ora...

Ma la rabbia di Greta, e di tutti quei giovani scesi in piazza con consapevolezza e non solo per saltare un giorno di scuola, è più che giusta, noi adulti lasciamo a questi ragazzi e ai bambini non ancora nati un pianeta prossimo alla sesta estinzione di massa.

Io non ho l'età di Greta, ma sono altrettanto arrabbiata.

Con quelle aziende (poche centinaia, com'è giustamente specificato nel libro) che producono la maggior parte delle emissioni.
Con quei pochissimi uomini che hanno generato i loro patrimoni miliardari sulla pelle del pianeta (quindi sulla nostra) consci del danno che stavano causando.
Dei politici che non fanno nulla per non inimicarsi questa élite, da cui dipendono.
Dai mass media che non parlano nè abbastanza nè con i giusti toni del problema per non inimicarsi élite e politici.

E anche con quegli adulti che sono genitori, zii o nonni e che non provano neppure a riflettere sulla questione, forse perchè sanno che fare la raccolta differenziata non è abbastanza, ma che non sarebbero disposti a fare sforzi maggiori non dico per il bene comune, ma per quello dei loro discendenti.

E' qui che da sempre mi incazzo. Io ho 51 anni e al mondo mi sono rimasti solo un marito e una sorella, entrambi poco più vecchi di me. A noi basta che la Terra continui a vivacchiare come fa per altri trent'anni. Ma il mio coetaneo padre di un figlio di 25 anni ha bisogno che il pianeta sia vivibile per sessanta. Se suo figlio è a sua volta appena diventato padre gli anni per lui salgono a novanta. E così via...

Perchè io che non ho discendenti me la prendo tanto a cuore per l'ambiente e i miei amici che li hanno vivono come se non fosse un loro problema o addirittura come se non fosse un vero problema? Non sono io a essere esagerata, sono loro che preferiscono una conveniente (nel presente) cecità.

Le cifre (degli scienziati, non di Greta) parlano chiaro, si può essere più o meno pessimisti, ma il pianeta non può più aspettare che l'uomo decida di attuare una seria inversione di tendenza e la situazione è talmente al collasso che la tecnologia non potrà mai riappianarla.

E non ci sarà mai la volontà per mettere in pratica i drastici cambiamenti necessari, un giovane come Greta può nutrire della speranza, io no.

"Economia o ecologia, dobbiamo scegliere"

Appunto. E siccome "nel 2017 quarantadue individui possedevano più soldi di metà della popolazione mondiale messa insieme. L’82 per cento dell’aumento totale di ricchezza è andato all’1 per cento più ricco" chi pensiamo che farà questa scelta se non questo 1%? E abbiamo dubbi su cosa privilegerà? Crediamo davvero che noi Paesi più ricchi faremo qualcosa per mantenere fede all'impegno di equità che ci siamo assunti con l'Accordo di Parigi, e non solo, nei confronto dei Paesi più poveri?

"Quando per te è normale essere un privilegiato, la parità ti sembra un’oppressione"

Ma, oltre all'essere disillusa, sono anche in disaccordo con Greta sul suo focalizzarsi sulla questione dei voli aerei perchè è vero che sono un lusso per il 3% della popolazione mondiale, ma non è vero che "questa sia di gran lunga la cosa peggiore per il clima che si possa fare a livello individuale"!

Guardate cosa c'è al secondo posto nella classifica dei settori più inquinanti:


L'allevamento intensivo inquina più di auto e moto: dati ISPRA, eh, non Go vegan!! E qui si va ben oltre il 3% della popolazione mondiale.

E siccome i bambini non ancora nati diventeranno facilmente i nuovi adulti egoisti e irresponsabili di oggi, il mio dispiacere lo riservo ai soli esseri viventi privi di colpe, quegli animali, che hanno la sfortuna (parafrasando una frase del libro) di essere seduti con noi su ramo che stiamo segando.

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla traccia compleanno di gennaio
(l'autrice è nata il 3 gennaio 2003)


venerdì 1 gennaio 2021

Riassunto letture 2020


Libri letti: 111
   
Ebook: 103
Cartacei: 8

Comprati da me durante l'anno: 59
Comprati da me, ma che già avevo: 48
Ricevuti in regalo: 3

Ricevuti in prestito: 1

Generi

Romanzi: 82
Saggi: 11
Racconti: 8
Raccolte di racconti: 5
Per bambini: 1
Storie personali: 1

Young Adult: 3

 
Sottogeneri

Narrativa contemporanea: 47
Thriller: 28
Gialli: 8
Società e politica: 5
Rosa crime: 4
Classici: 3
Noir: 3
Narrativa di viaggio: 2
Romanzi rosa: 2
Sport: 2
Ambiente: 1
Biografie: 1
Chick lit: 1
Classici per bambini:  1
Erotici: 1 
Horror: 1
Storia: 1
 

Scritti da donne: 60

Scritti da uomini: 51

Nazionalità

Statunitensi: 32
Italiani: 30
Inglesi: 19
Francesi: 6

Giapponesi: 6
Argentini: 3
Cileni: 3
Australiani: 2
Brasiliani: 1
Colombiani: 1
Finlandesi: 1
Francesi: 1 
Gallesi: 1
Neozelandesi: 1
Norvegesi: 1 
Portoghesi: 1

Spagnoli: 1
Ungheresi: 1


Numero delle pagine: 31.081

Media di pagine al giorno: 85.15

Le tre copertine più belle:


I tre libri più amati: