venerdì 31 agosto 2018

"Amanti e regine. Il potere delle donne", Benedetta Craveri


Discreto saggio sulle protagoniste femminili che, nel bene o nel male, per 260 anni hanno caratterizzato la corte di Francia.

Ogni capitolo è una piccola biografia, partendo dal 1533, quando Caterina de' Medici incontra a Marsiglia il suo futuro marito (e futuro re) Enrico, fino al 16 ottobre del 1793, giorno dell'uccisione di Maria Antonietta. In mezzo altre regine o reggenti: la regina Margot, Maria de' Medici, Anna d'Austria, Maria Teresa d'Austria e Maria Leszczynska.
E le favorite, alcune molto note, altre per me sconosciute: Diane de Poitiers, Gabrielle D'Estrées, Maria Mancini, Louise de la Vallière, la marchesa Montespan, Madame de Maintenon, le sorelle Mailly-Nesle, Madame de Pompadour e Madame du Barry.

Nel 2013 avevo letto la biografia di Madame de Pompadour e l'anno successivo quella  di Maria Antonietta, scritte da Evelyne Lever: di entrambe ne conservo un ottimo ricordo. Avendo un'unica protagonista, sono ovviamente opere più complete, ma la Craveri riesce comunque a raccontare sufficientemente ogni protagonista, incentrando però i maggiori approfondimenti sulla sfera amorosa di queste donne, cosa che fa un po' assomigliare questo libro a una rivista di gossip storico, rendendolo al tempo stesso scorrevole e in certi punti divertente.

Quello che proprio non mi è piaciuto è come l'autrice sembri giustificare certe situazioni umilianti patite da queste donne (che nel Rinascimento avevano un'autonomia addirittura inferiore rispetto all'epoca feudale!) andando ben oltre a una semplice motivazione dettata dal contesto storico.

Ad esempio accusa Maria de' Medici di egocentrismo per il suo non riuscire ad accettare la concubina del marito, Enrico IV, che invece definisce magnanimo perchè non si imponeva sulla moglie facendo valere la propria autorità, mentre lei era piena di rancore verso i figli che lui aveva avuto dalle amanti!
O ancora, a proposito della moglie polacca di Luigi XV, la Craveri afferma che pensando agli impegni che "logoravano le forze dell'amante in carica di suo marito, Madame de Pompadour, non possiamo fare a meno di pensare che dopotutto Maria non era così da compatire"!

Che all'epoca le cose funzionassero in questo modo è storia, ma che una donna della mia epoca trovi invidiabile la condizione di Maria è davvero avvilente e, come altri suoi commenti, mi ha rovinato non poco il piacere della lettura.

Reading Challenge 2018: questo testo risponde al requisito "un saggio" (numero 17 indizi difficili)


lunedì 27 agosto 2018

"La ragazza nella nebbia", Donato Carrisi


Avechot è un desolato paesino alpino abbandonato dal turismo montano, con una comunità talmente chiusa in sè stessa da aver sostituito la Chiesa con la sua Confraternita e dove la vita arriva a un livello di solitudine tale da rendere necessaria nel piccolo ospedale la presenza fissa di uno psichiatra per dare aiuto agli aspiranti suicidi.
Ed è con lo psichiatra che l'agente Vogel parla "nella notte in cui tutto cambiò per sempre":  è il 23 febbraio e lui non dovrebbe più essere lì perchè il suo lavoro in qualche modo è finito.
Era stato chiamato ad Avechot due mesi prima per indagare sulla sorte di Anna Lou, una ragazzina di 16 anni scomparsa nella nebbia durante il breve tragitto che separa la sua casa dalla sede della Confraternita, di cui la famiglia fa parte.
Esclusa l'ipotesi di un allontanamento volontario, tipico di tanti adolescenti, Vogel comincia a investigare seguendo il suo schema atipico che sfrutta la potenza dei media per avere più fondi e mezzi,  a beneficio della sua sete di notorietà più che per un effettivo vantaggio al caso. Un uomo che non si fa scrupoli a forzare indizi e prove per raggiungere i suoi scopi.

Un thriller davvero molto particolare, dove la parte del protagonista non spetta nè alla vittima nè al colpevole, ma all'investigatore e, soprattutto, ai media e al modo in cui ormai condizionano e controllano l'opinione pubblica.

Personaggi ben caratterizzati e perfetti, anche nella loro profonda antipatia, per un Carrisi molto diverso rispetto agli altri tre romanzi che ho letto quest'anno e forse ancora più coinvolgente per via dei riferimenti con casi di cronaca nera italiana realmente accaduti, carrozzone mediatico compreso.

Bella la narrazione su due piani temporali diversi, ravvicinati, ma nettamente divisi fra un prima e un dopo, e raccontati dal punto di vista di due personaggi.
Per mio gusto ho trovato superfluo il colpo di scena finale, una gonfiatura cinematografica che, appunto, si sposa con il film che ho recuperato subito dopo aver terminato il libro: 10 e lode per il cast e per la fedeltà al romanzo (ci vorrebbero molti più scrittori registi di sè stessi o, forse più libri scritti pensando già al film che ne verrà fuori...), ma anche in questo caso le parole battono le immagini, il film è stato scremato da alcuni particolari e di un paio sarebbe stato bene non farne a meno.
 
Reading Challenge 2018: questo testo risponde al requisito "un libro da cui hanno tratto un film" (numero 17 indizi facili)


domenica 26 agosto 2018

"Delirio di una notte di mezza estate", David Safier


Dusseldorf, giorni nostri. Rosa ha poco più di trent'anni e nella sua vita nulla va come vorrebbe. Il lavoro, per esempio: lei, che sognava di scrivere musical, si ritrova a fare la maestra, mestiere per cui non ha nessuna vocazione e di cui apprezza solo lo stipendio e le ferie pagate. Ma le cose vanno ancora peggio sul fronte sentimentale: conosciamo Rosa proprio mentre piange lacrime amare sull'invito al matrimonio di Ian, l'amore della sua vita con cui ha rotto due anni prima e che entro pochi giorni sposerà l'odiosa e perfetta Olivia. 
Dopo aver tentato invano di ricucire il rapporto dichiarando a Ian il suo amore, a Rosa sembrerà una buona idea farsi ipnotizzare dal mago di un circo nel tentativo di trarre coraggio e ispirazione dalle sue vite precedenti, cosa che la porterà nella Londra del XVI secolo incarnata nel corpo di William Shakespeare!

Sicuramente un'idea originale con una bella morale finale che condivido, ma sono gli unici aspetti positivi che ho riscontrato. Anche nell'assurdità della situazione, ci sarebbe stato modo di dare spazio a risvolti più sensati, invece la narrazione si perde in troppe stupidaggini e l'ironia spesso forzata alla fin fine mi ha veramente annoiato, anche se qualche risatina (poche, in verità) qua e là c'è scappata.


Conoscevo Safier solo di nome per il suo famoso "L'orribile karma della formica", un libro che non ho in wish list, ma uno di quelli che non escludo di leggere prima o poi: però adesso, immaginando lo stile molto simile a questo, non so se mai lo recupererò.

Reading Challenge 2018: questo testo risponde al requisito "un libro con la parola estate nel titolo" (indizio speciale di agosto)