lunedì 21 maggio 2018

"Io sono Helen Driscoll", Richard Matheson


Tom e Anne vivono in una villetta a un piano, in un tranquillo quartiere californiano dove conducono una vita tipica degli anni 50: impiegato lui, casalinga lei, un bambino di due anni e un secondo figlio in arrivo. Molto pacati, molto educati (diciamo anche molto noiosi...), frequentano le due coppie che abitano di fianco e di fronte a loro.
E sono tutti riuniti a casa di Elsie e di Ron quando Phil, cognato di Tom in visita alla sorella, coinvolge tutti in un appassionato dibattito sulla mente umana, fino a convincere Tom a farsi ipnotizzare. Tom rivive sereni episodi legati alla sua infanzia, viene indotto dal cognato a fare cose buffe e dopo essere stato "risvegliato" sembra che tutto si sia risolto in un gioco innocuo. Invece Tom si rende subito conto che qualcosa in lui è cambiato: riesce a captare i pensieri delle persone che ha vicino, il tocco di alcuni oggetti gli trasmette sensazioni violente e negative, ma soprattutto già durante la prima notte vede una donna nel suo soggiorno! Un fantasma? Un'allucinazione?
Tanto basta a sconvolgere la vita della giovane coppia, in un crescendo di...

...un crescendo di cosa? Sarebbe bello poter scrivere suspense, tensione, paura... invece devo limitarmi a questo: curiosità.
La voglia di capire chi sia e cosa sia successo alla donna del titolo c'è e se il libro fosse stato un giallo e non un horror sarei riuscita ad apprezzarlo di più grazie anche al colpo di scena finale, ma come horror trovo che sia invecchiato male.

Sicuramente quando è stato scritto, nel 1958, i lettori erano meno scafati di oggi e più suggestionabili. Però la mancanza di inquietudine non è data tanto dalla storia quanto dalla flemma con cui viene narrata: uno stile di scrittura semplice e scorrevole (aspetti che ho apprezzato molto), ma che non è riuscito a trasmettermi neanche un po' di trepidazione o di sana "fifa".
I racconti di Poe sì, quindi non è la datazione la causa della mia delusione: mi aspettavo grandi cose da Matheson, ho in lista altre sue opere che vorrei leggere e sicuramente proverò qualcos'altro, ma adesso la mia aspettativa è notevolmente calata.

Reading Challenge 2018: questo testo risponde al requisito "un libro horror" (numero 37 indizi difficili).

martedì 15 maggio 2018

"Amore, dieci anni dopo", Julian Barnes


Seguito di "Amore, ecc", appena terminato: trovo sempre complicato parlare dei sequel perchè lo spoiler del precedente libro diventa quasi inevitabile.

In "Amore, ecc" Oliver si rendeva conto di amare Gillian il giorno in cui lei sposava il suo amico d'infanzia, Stuart, e non mi sembra di svelare nulla di incredibile dicendo che un simile triangolo, per forza di cose, aveva stravolto i legami...
Adesso scopriamo cosa hanno fatto i tre durante i dieci anni successivi, ma soprattutto assistiamo a quello che avviene nel presente.

Lo stile è lo stesso, con i protagonisti e gli altri personaggi minori (fra tutti la mia preferita è la madre di Gill) che comunicano direttamente con chi legge, ma purtroppo questa volta "you" è stato tradotto con "tu", non più con "voi". Non mi è piaciuto, è una cosa che mi disturba anche su YouTube, nei blog, ecc,  perchè un libro o un video non sono una lettera o un messaggio personali e chi scrive o parla sa benissimo di rivolgersi a più di una persona, non a un singolo.

Al di là di questo dettaglio, il cambiamento sostanziale lo si ha nelle personalità dei due uomini: Stuart non è più un anonimo bancario, ma un imprenditore di successo. Ruolo e posizione economica gli hanno dato sicurezza e caparbietà. Oliver, invece, non è riuscito ad affermarsi e se a trent'anni l'essere brillante lo faceva sentire/apparire più forte, a 40 lo porta ad essere un clown triste.

Barnes è ancora più bravo nel tratteggiare ogni singolo personaggio, oltre a dar di nuovo l'impressione di un libro scritto a più mani, fa anche emergere dettagli che danno una nuova chiave di lettura a passaggi del libro precedente, facendo cambiare il giudizio sui comportamenti di uno o dell'altro e lasciando qualche  dubbio, cosa che di solito non apprezzo, preferisco un autore deciso che non lascia nulla alla libera interpretazione, ma Barnes è così bravo da non avermelo fatto pesare (però sulla pesantezza di Oliver non ho cambiato idea!).

Mi stupisce che a distanza di 18 anni non abbia scritto un terzo libro, di sviluppi possibili ce ne sarebbero parecchi: anche se non è un genere che mi coinvolge completamente, se lo scrivesse lo leggerei volentieri.

Una curiosità sui titoli: quello originale del primo romanzo era "Talking it over", "Parliamone" nella prima edizione italiana della Rizzoli del 1992.
Nel 1996 in Francia hanno prodotto il film tratto dal libro intitolandolo "Love, etc", a cui si è adeguato Einaudi ristampando il libro nel 1998 con il titolo "Amore, ecc". 
Poi Barnes ha scritto il seguito, nel 2000 e lo ha intitolato proprio "Love, etc"! Che per Einaudi è diventato "Amore, dieci anni dopo".
 
Reading Challenge 2018: questo testo risponde al requisito "un libro con un numero nel titolo" (indizio speciale di maggio).