martedì 6 giugno 2017

"I simulacri", Vernor Vinge


Fantascienza e fantasy sono due generi che, non solo non mi piacciono, ma che proprio non sopporto, nei libri come sullo schermo, grande e piccolo!
Ho sempre cercato di evitarli, ma la mia cara, dolce sorella ha ben pensato di inserire nella mia Reading Challenge anche un libro di fantascienza!

Cercando fra quelli brevi, mi sono sentita ispirata dalla trama di questo, "I simulacri" di Vernor Vinge, da me mai sentito nominare, ma che immagino essere famoso fra gli appassionati: ha vinto diversi premi e anche questo testo è stato premiato.

Sul fatto che non mi sia piaciuto ha sicuramente influito la mia totale ignoranza di informatica e realtà virtuale. Non so nulla di algoritmi e non avevo mai sentito parlare di qu-bit, tanto per fare due esempi, e il libro è pieno di dettagli tecnici.

Dettagli che sicuramente saranno molto interessanti per gli appassionati, ma che - dal mio bassissimo punto di vista - non aggiungono niente alla trama e qui si arriva al motivo principale del mio giudizio così negativo.

Non lo faccio mai, ma questa volta riporto la sinossi del libro:

La protagonista di questo inquietante romanzo di Vinge, con il quale l'autore ha vinto il Premio Hugo 2004, è una ragazza al primo giorno di lavoro presso una società della Silicon Valley. Seduta davanti al computer, si imbatte in una e-mail che, apparentemente uno scherzo, le rivela invece una drammatica verità: lei, come tutti gli altri impiegati, non è un essere umano bensì una simulazione virtuale che lavora senza averne coscienza, da centinaia d'anni, e ogni sera viene riprogrammata. Gli scopi della società appaiono fin troppo chiari: far lavorare personaggi virtuali a una velocità di milioni di volte superiore a quella degli uomini. Ma non tutto andrà come previsto... 

Se prima di leggerlo era stata proprio la sinossi a farmelo scegliere fra i tanti, mano che leggevo e poi dopo averlo finito è stata la causa del mio disappunto perchè dice troppo, dice tutto!

Sarebbe stato un bel colpo di scena scoprire durante la lettura che Dixie Mae, Ellen, Rob, ecc, non sono persone reali, ma sapendolo a priori mi aspettavo altro dal libro e, invece, non c'è nulla!

Ma non è solo questo! Il terzo motivo per cui boccio il romanzo è lo stile di scrittura, a dir poco piatto sotto ogni aspetto: nella descrizione dei fatti, dei personaggi e nei dialoghi, di una pochezza fastidiosa.
Per non parlare della totale mancanza di reazioni e di emozioni!

Per far capire cosa intendo, riporto un passaggio:

Michael aveva gli occhi spalancati, ma cercò di mantenere un tono tranquillo.
"Perdonate questo poco aggiornato specialista della lingua Han. Voi state pensando che noi siamo solo personalità simulate da un computer? Io credevo che questa fosse un'idea eccessiva anche per la fantascienza".

Ecco, io reagisco allo stesso modo quando mi cade un fazzoletto per terra.

Reading Challenge 2017: questo testo risponde al requisito "un libro di fantascienza".