venerdì 11 agosto 2017

"La cena", Herman Koch


La trama: due cugini quindicenni hanno picchiato e ucciso una senzatetto che dormiva all'interno di un bancomat. La televisione ha trasmesso le immagini delle telecamere di sorveglianza con la pessima qualità che le contraddistingue (già, possibile che la tecnologia si evolva di minuto in minuto, ma quelle riprendano sempre in bianco e nero, sfocato, sgranato, ecc...? Mai capita questa cosa), ma su YouTube gira un video che potrebbe portare all'identificazione dei due.

I genitori, quindi, si ritrovano in un ristorante di lusso per cercare di trovare una soluzione.  I due uomini sono fratelli.
Da qui la cena, con le parti del libro che diventano "antipasto", "secondo piatto" e via dicendo fino a "mancia". Descrizione del presente, piatti e stati d'animo, con frequenti salti nel passato, episodi raccontati dalla voce narrante, uno dei due padri, fondamentali per dare un quadro di queste due famiglie e dei ragazzi.

Ho sentito definire il finale del libro come sconvolgente, un pugno nello stomaco, ecc, ma io ho trovato impressionante l'intero libro. Non avendone, non provo neppure a ipotizzare cosa sarei disposta a fare per un figlio. Suppongo che l'istinto di protezione prevalga in ogni padre e in ogni madre, ma qua si va decisamente oltre perchè non vi è neppure un barlume di condanna nel privato.

Una coppia in particolare è convinta che la donna, la barbona, si sia arrogata il diritto di poter dormire in un luogo pubblico quale l'interno di un bancomat e che in fondo se la sia cercata perchè se una persona per bene (?!?) deve ritirare dei soldi dal proprio conto, ma trova un ostacolo, cosa deve fare? Per non parlare della puzza che emana e che impesta il locale...

Una madre che reagisce male quado sente la parola "omicidio" asserendo che si è trattato solo di un "incidente". Una madre che, nonostante l'accaduto, ha il coraggio di parlare di "innocenza infantile" e "candore" del proprio figlio.  
Un padre che afferma come sia troppo tardi per fare le prediche quando il proprio figlio ha già (?) 15 anni. Un omino debole che non sa riprendere un ragazzino, ma fiero per tutti i denti che ha rotto (lui padre) a suon di pugni.
Una madre e una moglie compiaciuta e attratta dalla violenza del marito e del figlio.

Una famiglia che si definisce felice. 

Come dicevo, un pugno nello stomaco dietro l'altro, non solo nel finale (finale che, per altro, ho trovato poco convincente e non all'altezza del libro).

Il vero pugno è la consapevolezza di come queste massicce dosi di cinismo, ipocrisia e intolleranza siano sempre più comuni e contemporanee, senza bisogno di avere un figlio bullo e delinquente da proteggere.

Un libro che mi ha fatto davvero arrabbiare, ma bello nell'insieme, ben scritto. Voglio leggere ancora questo olandese, sperando che certe idee non gli siano proprie. 
 
Reading Challenge 2017: questo testo risponde al requisito "un libro che diventerà un film nel 2017".