sabato 21 aprile 2018

"Titanic, la vera storia", Walter Lord


Anche a distanza di più di cent'anni penso siano poche le persone indifferenti al pensiero dell'affondamento del Titanic e questo anche prima del bellissimo film di Cameron. Erano anni che desideravo leggere un libro non romanzato sulla vicenda e chi ne ha letto tanti mi ha consigliato questo.

La storia è arcinota: la nave inaffondabile si inabissò nella notte fra il 14 e il 15 aprile del 1912, la sua quinta notte di viaggio, dopo essere entrata in collisione con un iceberg.
A bordo c'erano 2.223 persone e i morti furono più di 1.500.

Il libro comincia con l'impatto, che avvenne alle 23.40, e la prima metà riguarda le successive 2h e 40', quando la nave si spezzò affondando definitivamente. Grazie alle testimonianze raccolte, Walter Lord racconta dettagliatamente chi fece (o non fece) cosa, sia fra l'equipaggio che fra i passeggeri.

Passa quindi a descrivere cosa accadde e quale fosse lo stato d'animo dei sopravvissuti  a bordo delle scialuppe, fino al recupero degli stessi da parte della nave Carpathia.

Contemporaneamente spiega le reazioni a terra all'arrivo della notizia, con tutti i dubbi dovuti ai mezzi di comunicazione dell'epoca, e l'ovvia incredulità alla divulgazione.

Infine tratteggia brevemente le indagini che vennero fatte in seguito: questa è stata una parte deludente, avrei preferito informazioni più approfondite e mi piacerebbe leggere un testo più accurato sotto questo punto di vista.

Il libro mi è comunque piaciuto, certe cose le sapevo, come chiunque, ad esempio che sulle scialuppe ci sarebbe stato posto per 400 persone in più e che quelle morti inutili siano state causate non tanto dalla fretta e dall'agitazione del momento, ma dall'egoismo della classe privilegiata. Avevo un vago ricordo del fatto che sul Titanic avessero ignorato tante (ben sei) segnalazioni dei ghiacci da parte di altre navi durante quel 14 aprile, però non sapevo che furono loro a lanciare il primo SOS della storia (prima veniva lanciato un altro segnale, CQD) nè che a soli 19 km dal punto dell'impatto era ferma (proprio per il timore dei ghiacci) un'altra nave, il Californian, che avrebbe potuto arrivare in tempo per salvare tutti o quasi e che, invece, non si mosse, perchè non capì (o non volle capire).

Ricco di immagini dell'epoca, ho apprezzato lo stile di scrittura, molto scorrevole, non dimostra affatto gli anni che ha, cosa che non vale per certe osservazioni classiste e sessiste dell'autore, che però nel 1955 potevano considerarsi comuni.

Reading Challenge 2018: questo testo risponde al requisito "un libro illustrato" (numero 32 indizi facili).