Altro libro dedicato al Bullet Journal, questa volta scritto dall'inventore del metodo, Ryder Carroll, a cui negli anni Ottanta venne diagnosticato il disturbo da deficit di attenzione e iperattività: il metodo è il sistema organizzativo che ha escogitato per sopperire alla sua mancanza di concentrazione. Un sistema che ha una sua teoria specifica (quella di Carroll), ma che nella pratica diventa estremamente versatile, trasformandosi e adattandosi alle esigenze di ognuno.
Il Bullet Journal, come spiega l'autore, non è altro che un mix fra un'agenda, un diario e una lista di cose da fare e richiede solamente l'uso di un quaderno e di una penna.
Non ho mai amato la versione tradizionale del diario (il tipico "caro diario"), ma da che ne ho memoria, ho sempre provato piacere e soddisfazione nel mettere nero su bianco le cose da fare e nel cancellarle una volta fatte: a partire dal terzo anno delle superiori avevo smesso di usare il diario scolastico, sostituendolo con un'agenda giornaliera annuale dove ogni giorno annotavo tutto, quindi non solo i compiti legati allo studio (cosa che in un paio di occasioni mi creò problemi con una professoressa - sempre la stessa - che voleva metterci le mani...).
Per molti anni ho usato agende giornaliere, passando in seguito a quelle settimanali, con le quali però ho spesso patito la mancanza di spazio per le mie annotazioni. Quest'anno ho fatto il primo passo verso il Bullet prendendo al posto dell'agenda un Leuchtturm con la carta puntinata (che è diventata la mia preferita, la adoro!), ma è stato un passo molto timido perchè mi sono limitata a ricreare sulle pagine un'agenda settimanale: la personalizzazione mi ha permesso di avere più spazio nei giorni in cui mi serve e dopo questo rodaggio dal 1° gennaio sono pronta a mettere in pratica il vero metodo (adattato alle mie necessità).
Ormai manca poco ed è per questo che ho voluto subito comprare e leggere questo libro: soldi e tempo che avrei potuto risparmiare. Il mio giudizio è più o meno lo stesso che avevo espresso dopo aver letto "Il metodo dell'agenda a punti".
Sono strutturati in modo molto diverso: quello della Miller è un manuale, con poche parti scritte e molti esempi pratici, mentre questo di Carroll è un vero e proprio libro. Da ideatore, ha ovviamente molte più cose da dire sul come e perchè è arrivato a inventare questo sistema, ma alla fin fine quello che interessava a me, cioè la parte pratica, è veramente ridottissima.
A me sembra che entrambi i volumi non insegnino nulla di nuovo a chi già conosce il metodo, ma la cosa peggiore è che nessuno dei due lo spiega chiaramente a chi non ne sa nulla (mentre il sito italiano è davvero ben fatto e dettagliato) e ho trovato Carroll ancor più carente della Miller.
Ad esempio la spiegazione che fornisce dei Tracker è davvero misera e inutile, mentre il Calendex viene solo citato, probabilmente perchè non è stato ideato da lui, ma avendo comunque lasciato uno spazio a Eddy Hope, avrebbe potuto/dovuto fargli dire qualcosa di più.
Invece, per i miei gusti, si è perso nell'aspetto motivazionale, diventando a tratti delirante, come quando suggerisce di darsi il cinque da soli al raggiungimento di un obiettivo e di gridare: "Fatto!" (da tso!) e ha dato troppo spazio alle testimonianze di chi dice di aver visto la propria vita migliorare grazie al metodo, raccontando addirittura di come i fruitori del Bullet abbiano "ottenuto i lavori dei loro sogni, avviato attività commerciali, chiuso rapporti malsani, si siano trasferiti in un'altra città o siano diventati più soddisfatti di loro stessi"!
Per me certe affermazioni (e il libro ne è ricco) sono irritanti esagerazioni, anche se leggendo si capisce che per lui il metodo è diventato molto più di un sistema organizzativo, ma quasi una filosofia di vita.
Per me no. Sono convinta che essere precisi e organizzati migliori tantissimo la vita quotidiana perchè la rende più semplice e riduce i problemi dovuti a dimenticanze, ritardi, perdite di tempo, ecc, così come penso che mettere nero su bianco ciò che si deve o che si vuole sia fondamentale per non vivere con l'assillo di dover tenere tutto a mente, finendo poi per scordare molte cose.
Ma il Bullet Journal per me è soltanto un'alternativa all'agenda e, in questa fase della mia vita, lo preferisco perchè mi permette di creare un supporto cartaceo in base alle mie esigenze.
Altro motivo di attrazione del Bullet è lo spazio che dà alla creatività personale, basta Googlare su immagini per capire che dalla base minimalista ideata da Carroll gli sviluppi possono essere infiniti.
In molti casi si finisce col perdere il vero senso del metodo (come ho fatto io quest'anno con la veduta settimanale), ma anche questo in fondo fa parte della sua adattabilità. Dal libro si capisce che Carroll non sia tanto contento di questa svolta verso il decoro, ma credo che il successo del suo metodo lo stia lautamente ricompensando...
Reading Challenge 2017: questo testo risponde al requisito "un libro con la copertina prevalentemente nera" (numero 5 indizi facili)