lunedì 18 marzo 2019

"La fattoria dei malfattori", Arto Pasilinna


Turtula (oggi Pello), Lapponia occidentale, anni 90. Jalmari Jyllänketo, ispettore capo dei servizi segreti finlandesi, viene incaricato di indagare sulla Palude delle Renne, azienda agricola biologica produttrice di erbe aromatiche e funghi artici, sulla quale alla Supo sono arrivate diverse segnalazioni.
Ma Jyllä, sotto le mentite spoglie di ispettore bio, viene subito conquistato dalla tranquillità e dalla genuinità del posto (e non solo), tanto da non dar peso a quello che le sue orecchie da poliziotto hanno invece sentito benissimo, urla disumane e spari nel cuore della notte!
Perchè la fattoria forse non è il paradiso delle delizie che sembra essere...

Primo incontro (scontro) con questo autore venuto a mancare il 15 ottobre dell'anno scorso, cioè quattro giorni dopo mio papà.

Dalla trama avevo pensato che fosse il libro perfetto per me e anche per questo leggendolo sono rimasta parecchio delusa.
Una storia surreale, cosa che - a quanto ho letto - è tipica dello stile di Paasilinna: in teoria basta saperlo, ma nella pratica le situazioni demenziali mi danno l'orticaria e qui si passa da un'assurdità all'altra nel tentativo di essere divertente, ma "se questo è l'umorismo finlandese o scandinavo, si capisce l'alto tasso di suicidi che colpisce la regione" (cit. mia sorella).

In mezzo alle tante stramberie ci sono importanti prese di posizione, ma tutte relegate a mezza frasetta senza alcun approfondimento, neppure in appendice: i libri-denuncia di Robin Cook sono ben altra cosa!

Ho comunque apprezzato il dito puntato contro il capitalismo ("...i soldi, e soprattutto l'intollerabile avidità che spingeva i detentori di grandi fortune ad accumularne sempre di più, erano la causa principale di tutte le sofferenze del mondo."), contro lo sfruttamento, contro la pena di morte e il piccolissimo accenno ai costi degli allevamenti degli animali da macello. Meno un paio di affermazioni nazionaliste e antieuropeiste.

Odiosi i titoli dei capitoli che costituiscono un irritante spoiler a quello che si sta per leggere e intollerabile per me - classe 1969 ^^ - la frase "alla veneranda età dei cinquant'anni"!

Ma quello che davvero mi ha reso indigesto Paasilinna è il trattare la caccia come se fosse cosa buona e giusta e il modo in cui inserisce ogni animale nel libro, da tutta la renna arrosto che fa ingurgitare ai suoi personaggi alla noncuranza con cui fa sedere il suo protagonista sopra alla carcassa della mucca che ha appena investito e ucciso, al ricordo di Jyllänketo bambino seviziatore di un povero gatto, ecc...

Resta da capire se certe scelte siano state dettate dall'ambientazione oppure se l'autore considerasse gli animali al pari di oggetti al servizio dell'uomo e per questo non escludo di leggere anche "L'anno della lepre", ma un vero animalista questo genere di crudeltà non le concepisce neppure per finta.
 
Reading Challenge 2019: questo testo risponde alla Traccia di marzo "un libro che ti hanno regalato per il compleanno" (Barbara, grazie  lo stesso, dalla trama sembrava cucito su di me!)

Guest star: Aladino e MuMù