mercoledì 28 ottobre 2020

"L'allenatore torna sempre con la sua squadra", Maurizio Michieli

 
Maurizio Michieli, 55 anni (portati meravigliosamente), a Genova è piuttosto famoso, soprattutto fra i tifosi di calcio (ma se a Genova non sei tifoso di calcio di genovese hai ben poco). Giornalista professionista dal 1995, dopo aver scritto per parecchi anni sul Corriere Mercantile è passato alla televisione. Qui le TV locali (Primocanale, Telenord, ecc…) vivono di e grazie al calcio con numerose trasmissioni quotidiane e alcuni validi conduttori, fra cui lui è nettamente il migliore, più bravo e competente di tanti personaggi che si vedono sulle reti nazionali (e non solo fra chi si occupa di calcio)!

Maurizio ha anche sposato la figlia di Giorgio, che per i miei primi ventotto anni di vita ha abitato nell’appartamento sotto al mio. Anche Leyla ha scritto un libro, che ho: aspettavo il momento giusto per leggerli a ruota e inserirli nella traccia cascata collegandoli, appunto, come moglie e marito, ma poi questo mese è arrivata la traccia puzzle e non ho resistito alla tentazione di inserire la copertina del libro in una delle decine di maglie della Samp che ho in casa:

 

Della foto sono davvero soddisfatta, del libro un po’ meno. Lo stile è davvero semplice, Maurizio scrive (e parla) molto meglio di così, ma questo è uno di quei libri destinati a essere comprati e letti anche da chi normalmente non lo fa e, soprattutto, si rivolge a bambini, ragazzi, adulti e anziani. Insomma, sapendo come scrive credo che qui sia stato costretto ad abbassare il livello.

Il libro racconta qualcosa di venti fra giocatori, allenatori, presidenti e addetti ai lavori, che hanno avuto a che fare con la Sampdoria grosso modo negli ultimi 35-40 anni. Essendo breve, va da sé che a ognuno vengono dedicate poche pagine. Una scelta che non condivido: scrivere sette pagine su César Luis Menotti, che allenò (malamente) la squadra solo per pochi mesi nel 1997, e tre su Roberto Mancini, che ha fatto la nostra storia e con cui il legame è indissolubile, è un’assurdità.

Ha dato troppo poco spazio anche a Paolo Mantovani e a Vujadin Boskov, e poi è inconcepibile che manchi del tutto un nome, quello di Gianluca Vialli!! Io avrei fatto un libro solo su loro quattro, gli anni della Samp d’oro hanno coinciso con gli anni della mia giovinezza, quando abbiamo vinto lo scudetto avevo 21 anni: vinto, visto, vissuto. E goduto al massimo, sono stata fra quelli più fortunati.

Pur non avendo trovato nel libro aneddoti che già non conoscessi, è stato bello leggere riferimenti a nomi noti a cui non pensavo più da anni, dalla Pinuccia – la storica segretaria personale di Paolo Mantovani – al mitico ingegner Sinesi, solo “ing” per noi del tifo organizzato.

Tolti i protagonisti di quegli anni fantastici, c’è solo una persona che ricordo volentieri e con affetto: Walter Novellino. Di tutti gli altri, da Ventura a Spalletti, da Mazzarri a Giampaolo, non ho né bei ricordi né buone opinioni, spesso condivise anche da Michieli, solo che se lui – per educazione e professione – ci tiene sempre a specificare che i giudizi negativi si riferiscono alle capacità professionali e non alle persone, io – che non sono altrettanto educata e che non mangio grazie al calcio – non mi faccio problemi a dire che alcuni di loro per presunzione e arroganza erano/sono delle autentiche rumente.

Meglio, invece, che non metta nero su bianco il mio pensiero sull’attuale presidente e su chi lo ha preceduto regalando la mia squadra a un simile figuro.

Preferisco chiudere riportando l’aneddoto che dà il titolo al libro.

La Samp ha vinto il suo scudetto nella stagione 1990-91. La vittoria matematica arrivò il 19 maggio, con una giornata di anticipo, ma capimmo che era fatta due domeniche prima, quando il 5 maggio battemmo 2-0 a Milano l’Inter, la diretta concorrente.

Boskov quella sera era ospite alla Domenica sportiva, avrebbe potuto fermarsi a Milano, chiunque lo avrebbe fatto. Lui no, tornò a Genova col pullman della squadra per tornare subito a Milano a bordo di una macchina della Rai. Perchè "l'allenatore torna sempre con la sua squadra"

Questo era Vujadin Boskov, questa era la Sampdoria. Un qualcosa di unico e irripetibile, che solo noi abbiamo vissuto e che tutti gli altri possono solo provare a immaginare.

E invidiare.

Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia normale di ottobre "creare un incastro fra la copertina e una foto"