mercoledì 25 dicembre 2024

"Non tornerai mai più", Hans Koppel

 

Helsingborg (Svezia), tardo pomeriggio del 5 maggio di un anno non precisato.

"Ylva? Sei proprio tu, ne è passato di tempo"

Sono queste semplici parole che Ylva si sente rivolgere mentre sta andando alla fermata dell'autobus. A pronunciarle è la donna alla guida dell'auto che ha appena accostato al marciapiede. Una donna che Ylva conosce, come conosce l'uomo seduto sul sedile posteriore. Una coppia che appartiene al suo passato, a quando era ancora ragazza e viveva a Stoccolma. Ed è un passato che non ha piacere di ricordare. Ma quando i due le offrono un passaggio non sa come rifiutare e sale, pentendosene appena la conversazione a bordo prende una piega spiacevole. Le portiere bloccate sono il primo segnale di allarme, ma la conferma del pericolo arriva dal taser che l'uomo estrae dalla tasca e che non esita a usare su di lei.
Quando riprende i sensi è ammanettata a un letto in quella che sembra una cantina priva di finestre. Di fronte a lei un grande schermo che trasmette le immagini del suo giardino e della sua casa. E all'improvviso capisce di essere stata rinchiusa nel seminterrato della villetta di fronte, quella che i nuovi proprietari hanno fatto insonorizzare durante la ristrutturazione.

Hans Koppel è lo pseudonimo con cui Petter Lidbeck (Stoccolma, 1964), autore di libri per bambini e romanzi umoristici, ha scelto di firmare questo suo primo thriller, di cui non sono riuscita a risalire né al titolo originale né all'anno di pubblicazione. Ho letto che sarebbe il primo di una trilogia: se fosse vero noi italiani non avremo modo di completarla visto che oltre a questo è stato tradotto un solo altro romanzo dell'autore ("Ora sei mia") ed essendo passati più di dieci anni dall'uscita di entrambi dubito che un eventuale terzo venga recuperato a distanza di così tanto tempo.

Per fortuna la storia di "Non tornerai mai più" è comunque autoconclusiva ed è una buona storia. Koppel/Lidbeck non si sforza più di tanto: mette in gioco tematiche pesanti limitandosi a trattarle superficialmente, con personaggi poco consistenti  e in alcuni casi irritanti (in particolare Mike, il marito di Ylva, definito non a caso "piagnone"), ma lo stile è scorrevole e le dinamiche sono accattivanti. La polizia ha un ruolo estremamente marginale e burlesco, sarà qualcun altro a dare una svolta alle indagini e questo rende il libro abbastanza originale, con un finale inaspettato.

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