sabato 4 aprile 2020

"Canto della pianura", Kent Haruf


Holt (Colorado), inizio autunno. Victoria Roubideaux ha 17 anni, frequenta il penultimo anno del liceo e aspetta un bambino. Maggie Jones è una delle sue insegnanti e la aiuta. Tom Guthrie è un altro dei suoi insegnanti, ma sa poco di lei. Ha una moglie che soffre di depressione e due figli, Ike e Bobby, di 9 e 10 anni, che si sostengono a vicenda. Anche Harold e Raymond McPherson sono fratelli, ma sono anziani, solitari e bisbetici. O forse no?

Prima puntata di quella che viene definita “la trilogia di Holt”. Holt è la cittadina che Kent Haruf si è inventato come scenario per le sue storie, non solo quelle della trilogia. L’ha creata per “Vincoli” e successivamente l’ha ripresa per “Le nostre anime di notte”.

Rimandavo la lettura della trilogia perché mi sono perdutamente innamorata degli altri due romanzi e Haruf è morto scrivendo troppo poco, e ancor meno è stato tradotto in italiano. Quindi so che dopo “Crepuscolo” e poi “Benedizione” non avrò più niente di suo da leggere e sarà davvero triste per me.

"Canto della pianura” è un’opera meravigliosa, come le altre. Semplicemente meravigliosa. Ogni volta mi sorprendo per come questo scrittore riesca a coinvolgermi raccontando una quotidianità al cui confronto la mia banalissima esistenza sembra un’epopea.

Ha una capacità descrittiva fuori dal comune, riesce a far visualizzare Holt come se chi legge ci vivesse veramente, ma soprattutto sa descrivere talmente bene i suoi personaggi che ci si ritrova a provare reali sentimenti per loro, positivi o negativi che siano. Sensazioni del genere le ho provate solo con la tetralogia de “L’amica geniale”.

Ma, mentre la Ferrante - oltre ad abbracciare un periodo molto ampio – usa i suoi personaggi per raccontare i cambiamenti di un’intera nazione, quelli di Haruf vivono in una sonnacchiosa cittadina rurale che non ha nulla da dire. Non si sforza neppure nell’inventare chissà quali storie personali: racconta vicende di giovani e di anziani, di matrimoni al capolinea e di nuovi amori privi di colpi di scena. Ma è così bravo a scriverle, con quella sua particolarità di non usare il virgolettato nei dialoghi, che porta a maledire la mancanza di un patentino di immortalità da dare a chi è dotato di simili talenti.

Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia annuale "una trilogia" (1° volume)