mercoledì 28 marzo 2018

"Una cosa divertente che non farò mai più", David Foster Wallace


Non tutto quello che leggo mi piace, ma erano anni che non provavo così intensamente il desiderio di abbandonare un libro e non ha molto senso perchè ho letto cose ben peggiori (la Schianchi è l'ultimo esempio) e/o ben più lontane dai miei gusti e dai miei interessi ("I simulacri" dello scorso anno).

David Foster Wallace scriveva bene e la storia, bene o male, è divertente. E' lui il protagonista: racconta di quando, a inizio carriera, si ritrovò a dover scrivere un reportage sulle crociere extralusso.

Così, solcando il mare dei Caraibi per una settimana, circondato da un migliaio abbondante di sconosciuti, descrive la sua esperienza, cogliendo tutti  gli aspetti tragicomici dei ricchi americani in vacanza, della vita a bordo, del servilismo del personale, dell'organizzazione e di tutto quanto il resto.

Non sono mai stata in crociera, nè mai ci andrò, e non solo perchè soffro il mal di mare anche facendo il morto: io che abolirei gli stabilimenti e trasformerei in spiaggia libera tutti i litorali del mondo... io che mi sento male dalla rabbia ogni volta che passo di fianco al porto e vedo queste immense navi-palazzo...  io che odio i posti assegnati allo stadio, al cinema, perfino ai matrimoni... io che sono una turista lenta e capillare... io che riesco a socializzare solo con persone in linea con le mie idee su più di una questione... io in crociera???
E' il concetto di vacanza più distante da me che riesca ad immaginare e, in ultimo, per me la crociera è l'anti-mare per eccellenza!

Detto questo, è palese che il tema trattato non mi abbia messo a mio agio, così come non è il genere di umorismo che mi piace.
Anche lo stile giornalistico non è la mia passione e poi è abbastanza evidente che la storia era nata per un articolo e che si è trasformata in libro: sa di brodo tanto, troppo allungato.
Ma la cosa peggiore in assoluto, quella che ha fatto scattare l'odio profondo, è stata l'abuso di note da parte dell'autore! Un buon 40-45% del libro: note spesso molto lunghe che per questo, o per la frequenza, continuavano a farmi perdere il filo. Una cosa davvero insopportabile, soprattutto perchè ogni cosa descritta nelle note avrebbe potuto essere benissimo inserita nel contesto del discorso oppure liquidata con una semplice parentesi.
Immagino che volesse essere un espediente originale, ma il l'ho trovato soltanto stancante e inutile.
 
Reading Challenge 2018: questo testo risponde al requisito "un libro con un personaggio famoso come protagonista" (numero 25 degli indizi difficili).