lunedì 14 ottobre 2019

"Scrivere è un mestiere pericoloso", Alice Basso


Torino, autunno 2014. Sono passate solo poche settimane dalla conclusione dell’indagine che ha fatto incontrare Vani Sarca, la 34enne ghostwriter della casa editrice L’Erica, e il 50enne Romeo Berganza, commissario di polizia. L’uomo è rimasto così colpito dall’intuito di Vani da procurarle un secondo lavoro come consulente di polizia.
Ma sarà lei a fornire a lui del lavoro extra: incaricata di raccogliere le memorie dell’81enne Irma Envrin - che dai suoi 14 anni ha lavorato come cuoca presso la tenuta dei Giay Marin, ricchissima e famosissima famiglia di stilisti torinesi – per trasformarle in un ricettario narrativo, a sorpresa sentirà l’anziana signora confessarle di essere stata lei ad avvelenare nel 2009 Adriano, lo scapestrato primogenito di Armando Giay Marin, capostipite della celebre famiglia.
Quindi Aldo, il fratello minore della vittima, sta scontando un’ingiusta condanna per omicidio? E perché ai tempi ha confessato il delitto se non è stato lui a commetterlo?

Secondo romanzo della saga di Alice Basso con protagonista la sua asociale ghostwritter, leggero e carino come il primo. Se con “L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome” ero rimasta momentaneamente perplessa perché non rispecchiava il giallo che avevo immaginato iniziando la lettura, questa volta senza fraintendimenti di genere ho finito con l’appassionarmi di più alle vicende personali di Vani (infatti inizierò subito il terzo perché voglio vedere quale direzione prenderà la sua vita sentimentale, sperando che scelga chi sceglierei io…) che non al cold case su cui lei e Berganza si trovano ad investigare, un gialletto un po’ campato per aria, soprattutto nel suo epilogo.

E se nel primo libro mi ero rispecchiata non poco nel “carattere di merda” di Vani, qui ho trovato un altro grandissimo punto in comune: il disinteresse per la cucina con conseguente forte antipatia verso le celebrità del settore.
O forse è solo la mia intolleranza verso il soggetto reale a farmi pensare che l’assonanza del nome che la Basso ha scelto per l’arrogante blogger di cucina, cioè la seconda firma del ricettario che Vani deve scrivere in vece di Irma, non sia casuale? Cinzia Croco non ricorda tanto Carlo Cracco?
Di sicuro è il primo di questi vip della padella a cui ho pensato leggendo di “certi chef pomposi che disquisiscono della preparazione di una caponata come se stessero descrivendo l’edificazione della Sagrada Familia”. Lo stesso pensiero che ho fatto io le volte in cui mi è capitato di ascoltare terribili smargiassate da parte di Cracco, Barbieri, ecc, deliri di onnipotenza che troverei giustificabili (ma comunque maleducati) giusto da parte di un cardiochirurgo di fama mondiale.

Reading Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia di ottobre. Lo collego a "Lucky" perchè entrambe le autrici si chiamano Alice