Londra, ottobre 2016. All'apparenza alla vita di Alison sembra non mancare nulla: ha un'adorabile bambina di 7 anni, Matilda; un marito premuroso e presente, Carl; una casa bella e accogliente; un lavoro appagante come patrocinatore legale. Prossima ai 40, le è stato appena assegnato il suo primo caso di omicidio che non dovrebbe nascondere sorprese dato che l'imputata, Madeline Smith, ha ammesso di aver ucciso il marito Edwin con quindici coltellate.
Ma Alison ha anche cose che non dovrebbe avere: un amante, per esempio. Un serio problema con l'alcool. E una/o stalker che chiaramente sa tutto di lei e Patrick e che vuole vendicarsi...
Opera prima di questa autrice scozzese che segue il filone tanto caro agli autori (direi soprattutto alle autrici) di thriller d'oltremanica, quello dove la protagonista (che spesso esercita la professione legale) ha una forte dipendenza dall'alcool che la porta a compromettere tutto quello che di buono era riuscita a costruire nella vita.
Forse la cosa più originale di questo romanzo è la notevole antipatia della protagonista stessa, con cui - anche quando le cose si mettono male per lei - è davvero difficile provare empatia, nonostante si sappia che esiste di peggio (anche nel libro). Lo stile è molto semplice e lineare, non si perde in descrizioni prolisse (e, siccome sto leggendo anche Dicker, ho apprezzato particolarmente questa snellezza), la trama non è complessa, la suspense è minima, il gioco della storia nella storia non è riuscito perchè non c'è nulla nel caso di Madeleine che riporti a quello di Alison, ma anche se il ritmo non è serrato riesce comunque ad essere sufficientemente coinvolgente fino a un colpo di scena finale dignitoso.
Il caldo di oggi mi spinge a ricorrere all'abusato termine di "lettura da ombrellone": non impegnativa e piacevole se si ama il genere.
Su Amazon UK vedo che l'anno scorso è uscito il secondo thriller della Tyce, "The lies you told": sarò contenta se lo tradurranno, penso che abbia un buon margine di miglioramento.