Castello di Belin, nei pressi di Poitiers: è qui che nasce Aliénor d'Aquitaine, per noi Eleonora d'Aquitania, in un giorno che non ci è stato tramandato compreso fra il 1120 e il 1122.
Passata alla storia come una megera dominata dall'odio, è solo nel secolo scorso che si è cominciato a verificare la storiografia che la riguarda e Régine Pernoud è fra quelli che, documenti alla mano, ha fatto in modo di smontare le teorie negative su questa donna che visse per almeno ottant'anni, che fu due volte regina (di Francia e di Inghilterra) e madre di due re, che sopravvisse a otto dei suoi dieci figli e che non abbassò mai il capo, neppure davanti a papi e imperatori.
Biografia scritta nel 1966, ho ritrovato lo stile attuale che avevo già apprezzato lo scorso anno in "Medioevo. Un secolare pregiudizio" e la passione con cui difende questo periodo storico che ama tanto, accusando i cattedratici di "ignoranza pasciuta" e infervorandosi contro quel "culto esclusivo dell'età classica che chiudeva ostinatamente gli animi a tutto ciò che non parlava nè latino nè greco", ma è un eccesso di "tifo" in cui cade a sua volta perchè è vero quello che viene scritto di lei nell'editoriale: "qualcuno talvolta ha avuto l'impressione che la sua tendenza sia quella di abbellire il Medioevo e di vedere negli uomini e nelle donne di allora solo il lato buono".
Come mi era successo leggendo l'altro saggio, non condivido la sua visione benefica verso il sistema feudale e di nuovo, per ribaltare l'immagine che si aveva della donna medievale come "della moglie disprezzata, estranea alla vita del marito, rinchiusa entro le mura di un tetro castello in attesa del suo ritorno" si appella ad esempi di donne che coprivano posizioni privilegiate che non si potrebbero considerare comuni neppure ai giorni nostri, senza contare qualche uscita poco felice come quella riferita a Berengaria di Navarra, moglie di Riccardo, che la Pernoud descrive come una "figura un po' scialba che non è stata capace di conservarsi il suo incorreggibile sposo".
Per contro, però, mi sono beata delle descrizioni dei luoghi, in particolare di quelle di Poitiers di cui Eleonora fu regina (dei trovatori) più che in Francia o in Inghilterra. Mi sono letteralmente persa nel cercare in rete le immagini ammirando i tanti angoli della città arrivati fino a noi come li aveva visti Eleonora quasi mille anni fa, mentre non ho amato le lunghe parti dedicate alla poesia cortese nè i versi riportati, come:
Passata alla storia come una megera dominata dall'odio, è solo nel secolo scorso che si è cominciato a verificare la storiografia che la riguarda e Régine Pernoud è fra quelli che, documenti alla mano, ha fatto in modo di smontare le teorie negative su questa donna che visse per almeno ottant'anni, che fu due volte regina (di Francia e di Inghilterra) e madre di due re, che sopravvisse a otto dei suoi dieci figli e che non abbassò mai il capo, neppure davanti a papi e imperatori.
Biografia scritta nel 1966, ho ritrovato lo stile attuale che avevo già apprezzato lo scorso anno in "Medioevo. Un secolare pregiudizio" e la passione con cui difende questo periodo storico che ama tanto, accusando i cattedratici di "ignoranza pasciuta" e infervorandosi contro quel "culto esclusivo dell'età classica che chiudeva ostinatamente gli animi a tutto ciò che non parlava nè latino nè greco", ma è un eccesso di "tifo" in cui cade a sua volta perchè è vero quello che viene scritto di lei nell'editoriale: "qualcuno talvolta ha avuto l'impressione che la sua tendenza sia quella di abbellire il Medioevo e di vedere negli uomini e nelle donne di allora solo il lato buono".
Come mi era successo leggendo l'altro saggio, non condivido la sua visione benefica verso il sistema feudale e di nuovo, per ribaltare l'immagine che si aveva della donna medievale come "della moglie disprezzata, estranea alla vita del marito, rinchiusa entro le mura di un tetro castello in attesa del suo ritorno" si appella ad esempi di donne che coprivano posizioni privilegiate che non si potrebbero considerare comuni neppure ai giorni nostri, senza contare qualche uscita poco felice come quella riferita a Berengaria di Navarra, moglie di Riccardo, che la Pernoud descrive come una "figura un po' scialba che non è stata capace di conservarsi il suo incorreggibile sposo".
Per contro, però, mi sono beata delle descrizioni dei luoghi, in particolare di quelle di Poitiers di cui Eleonora fu regina (dei trovatori) più che in Francia o in Inghilterra. Mi sono letteralmente persa nel cercare in rete le immagini ammirando i tanti angoli della città arrivati fino a noi come li aveva visti Eleonora quasi mille anni fa, mentre non ho amato le lunghe parti dedicate alla poesia cortese nè i versi riportati, come:
"Oh Dio, Perchè non sono una rondine?"
Ma non potevano mancare, è alla corte di Eleonora che avviene la fusione fra spirito cortese, temi cavallereschi e miti celtici.
Eleonora che la Pernoud ci racconta da quando era una ragazza frivola e capricciosa fino al diventare una regina vecchia e saggia. Ce la presenta partendo dalle prime notizie documentate che la riguardano e che coincidono con il suo matrimonio con Luigi, erede al trono di Francia, il futuro Luigi VII, celebrato il 25 luglio 1137 nella cattedrale di Saint-André di Bordeaux. Seguiamo la crescita di entrambi in un'epoca in cui la situazione dei re di Francia non era quella fastosa di Luigi XIV, ma - anzi - erano i suoi vassalli ad avere domini maggiori. Una giovane coppia che aveva spesso reazioni sconsiderate, capaci di causare drammi come la guerra che sfociò nell'olocausto di Vitry nel 1142. Da lì la partenza per la seconda (disastrosa) crociata, fino all'annullamento del matrimonio durato 15 anni.
E si arriva a quello di Eleonora con Enrico Plantageneto, un matrimonio voluto da lei: uno dei più informati cronisti del tempo sembra non avere dubbi nel dire "che Eleonora ha voluto separarsi da Luigi e che lui vi ha acconsentito". Eleonora era davvero innamorata di Enrico (di dieci anni più giovane) con cui formò a lungo una coppia perfetta, unita dall'ambizione, e insieme dominarono tutta la Francia dell'ovest, dai Pirenei alla Manica, e poi anche oltre, con Eleonora attiva nell'amministrare il regno, rilasciando atti e ordini di pagamento a proprio nome, amministrando la giustizia e le sue carte con un tono che non ammetteva repliche: ecco un bell'esempio di donna emancipata per la Pernoud, ma un caso più unico che raro...
E' con Rosamunda che arriva la crisi coniugale: Eleonora beffata diventa regina vendicativa e nemica di Enrico, ma capace di viaggiare per i feudi alla morte di lui (6 luglio 1189) per riparare ai suoi abusi portando un vento di liberazione e aprendosi ai problemi dell'epoca, ad esempio stabilendo misure di capacità e di lunghezza per granaglie, liquidi e stoffe uniformi in tutto il regno, oltre a una moneta valida in tutta l'Inghilterra (elementi essenziali per un commercio equo, cose che in Francia si verificarono moltissimo tempo dopo).
La vita di Eleonora continua come regina madre di re e il figlio Riccardo, passato alla storia come Riccardo Cuor di Leone, le ruba i riflettori per una buona parte di questa biografia, di cui ho apprezzato soprattutto la prima, quella dell'Eleonora francese, ma sono consapevole del fatto che il mio giudizio sia influenzato dalla grande antipatia che ho sempre avuto per i Plantageneti.
Eleonora muore il 31 marzo o il 1° aprile 1204 nell'abbazia di Fontevrault, due anni dopo aver preso il velo. Ed è lì che riposa, a fianco di Enrico II.
Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla traccia compleanno di giugno (l'autrice era nata il 17 giugno 1909)