Campagna all'estrema periferia di Londra, 11 aprile di un anno recente. Sono le 3 e 33 del mattino quando Shelley viene svegliata all'improvviso dall'inconfondibile scricchiolio del quarto gradino della scala. Non ha dubbi: qualcuno è entrato nel cottage e sta salendo al piano superiore. E non sbaglia. Nel giro di pochi minuti il ladro, minacciando lei e la madre con un coltello, le conduce di sotto, le lega alle sedie e comincia ad ammucchiare la refurtiva in un borsone.
Nessuno può sentire i rumori che produce. Nessuno le sentirebbe se provassero a urlare. Hanno scelto quel cottage proprio per il suo assoluto isolamento circondato com'è dai campi e con la prima abitazione a un chilometro di distanza. Avevano bisogno di un posto dove nascondersi per sentirsi al sicuro dopo che Shelley era finita in ospedale, vittima di bullismo scolastico.
Perchè lei e la madre sono come i topi, che davanti agli attacchi dei gatti non sanno reagire: possono solo scappare per cercare un posto dove nascondersi.
Scritto nel 2010, "Topi" rappresenta il romanzo di esordio per questo inglese classe 1963, a cui non credo ne siano seguiti altri. Dalla rete ho appreso che Reece - autore di fumetti, graphic novel e di libri illustrati per ragazzi - ha da tempo lasciato l'Inghilterra per la Spagna trasferendosi poi definitivamente in Australia, ma non sono riuscita a trovare altri suoi romanzi. Non è importante, non sono nemmeno sicura che vorrei leggerli, se esistessero.
In questo la voce narrante è quella di Shelley, sedici anni, e questo dà al libro uno stile molto simile a quello dei Young Adult, cosa che non reputo negativa, mentre mi ha a tratti annoiata l'incessante ripetizione degli eventi e sono rimasta a dir poco perplessa da certe esternazioni e da alcuni collegamenti, come quello fra il sangue di un corpo ferito e il sangue mestruale, relazione che porta l'autore a chiedersi se il sangue possa essere una prerogativa delle donne e da lì a ipotizzare che sia per questo che tante diventano infermiere! Mah.
"Topi" è comunque un thriller abbastanza particolare, che si fa leggere facilmente (ma qualcuno alla Giunti non stava bene quando ha deciso di scrivere nella sinossi che il libro ha "un ritmo che inchioda alla pagina e una suspense che non ha nulla da invidiare ai capolavori di Hitchcock"!!), ma di cui condivido davvero poco.
Caratterialmente ho trovato esasperante la remissività di Elizabeth, la madre della giovane protagonista, un'arrendevolezza che - oltre a contrastare con il ruolo di avvocato (addirittura "geniale") che Reece ha scelto per lei - trasmette alla figlia, una ragazzina con cui ho faticato a empatizzare, in parte per il disprezzo che manifesta in più occasioni nei confronti degli animali, ma soprattutto perchè (per mia fortuna) inconciliabile col com'ero io alla sua età.
Salvo poi arrivare alla reazione tanto agognata nel momento e nel modo sbagliati.
Nessuno può sentire i rumori che produce. Nessuno le sentirebbe se provassero a urlare. Hanno scelto quel cottage proprio per il suo assoluto isolamento circondato com'è dai campi e con la prima abitazione a un chilometro di distanza. Avevano bisogno di un posto dove nascondersi per sentirsi al sicuro dopo che Shelley era finita in ospedale, vittima di bullismo scolastico.
Perchè lei e la madre sono come i topi, che davanti agli attacchi dei gatti non sanno reagire: possono solo scappare per cercare un posto dove nascondersi.
Scritto nel 2010, "Topi" rappresenta il romanzo di esordio per questo inglese classe 1963, a cui non credo ne siano seguiti altri. Dalla rete ho appreso che Reece - autore di fumetti, graphic novel e di libri illustrati per ragazzi - ha da tempo lasciato l'Inghilterra per la Spagna trasferendosi poi definitivamente in Australia, ma non sono riuscita a trovare altri suoi romanzi. Non è importante, non sono nemmeno sicura che vorrei leggerli, se esistessero.
In questo la voce narrante è quella di Shelley, sedici anni, e questo dà al libro uno stile molto simile a quello dei Young Adult, cosa che non reputo negativa, mentre mi ha a tratti annoiata l'incessante ripetizione degli eventi e sono rimasta a dir poco perplessa da certe esternazioni e da alcuni collegamenti, come quello fra il sangue di un corpo ferito e il sangue mestruale, relazione che porta l'autore a chiedersi se il sangue possa essere una prerogativa delle donne e da lì a ipotizzare che sia per questo che tante diventano infermiere! Mah.
"Topi" è comunque un thriller abbastanza particolare, che si fa leggere facilmente (ma qualcuno alla Giunti non stava bene quando ha deciso di scrivere nella sinossi che il libro ha "un ritmo che inchioda alla pagina e una suspense che non ha nulla da invidiare ai capolavori di Hitchcock"!!), ma di cui condivido davvero poco.
Caratterialmente ho trovato esasperante la remissività di Elizabeth, la madre della giovane protagonista, un'arrendevolezza che - oltre a contrastare con il ruolo di avvocato (addirittura "geniale") che Reece ha scelto per lei - trasmette alla figlia, una ragazzina con cui ho faticato a empatizzare, in parte per il disprezzo che manifesta in più occasioni nei confronti degli animali, ma soprattutto perchè (per mia fortuna) inconciliabile col com'ero io alla sua età.
Salvo poi arrivare alla reazione tanto agognata nel momento e nel modo sbagliati.
"Avevo trasformato uno spiacevole, ma comune furto domestico in un disastro di proporzioni monumentali"
Una frase che ben rappresenta la visione a senso unico che lega gli avvenimenti del libro, un egoismo che sarebbe accettabile se limitato al pensiero della protagonista, ma che purtroppo è proprio il messaggio trasmesso dal libro e non sarò mai d'accordo con il concetto di giustizia a qualunque costo.
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Challenge 2021: questo testo risponde alla terza traccia annuale,
"sei libri, l'iniziale dei titoli deve formare la parola Austen"