Los Riscos (Cile), anni '80. La signora Ranquileo e la signora Flores partoriscono le loro bambine quasi contemporaneamente. Di estrazione sociale diversa - poverissima la prima, benestante la seconda - alla prima poppata si rendono subito conto dal colore dei capelli che le due piccole sono state scambiate. Denunciato il fatto, escono dall'ospedale una con la figlia dell'altra, sicure che presto tutto verrà sistemato.
Ma l'ospedale non ha nessun interesse ad ammettere l'errore...
Così le due bambine, entrambe chiamate Evangelina, finiscono per crescere nella famiglia invertita.
A 15 anni la bionda Evangelina Ranquileo, così diversa da tutti i suoi fratelli, inizia a manifestare i sintomi dell'epilessia che si traducono in puntuali attacchi che la colpiscono a mezzogiorno in punto.
Senza lo scambio la sua agiata famiglia naturale l'avrebbe probabilmente portata da un medico, che avrebbe riconosciuto la malattia e che l'avrebbe curata di conseguenza.
I pochi mezzi dei Ranquileo, invece, ne determinano l'ignoranza e la ragazzina viene "visitata" da guaritori, indovini e sacerdoti capaci solo di trasformarla in un piccolo fenomeno locale.
Quando si sparge la voce che Evangelina sembrerebbe in grado di compiere miracoli durante le sue trance è l'inizio della fine perchè la massa di curiosi e disperati finisce per attirare anche i militari.
Ma anche una giornalista, Irene Beltram, e il suo fotografo, Francisco Leal.
E da lì ci sarà l'amore (il loro) e tanta ombra: perchè quello è il Cile di Pinochet.
Era l'11 settembre 1973 quando Salvador Allende, zio dell'autrice, venne deposto (e successivamente ucciso) dall'azione militare appoggiata e finanziata dagli Stati Uniti ("Non è un momento della storia degli Stati Uniti di cui andiamo particolarmente orgogliosi": così disse il segretario di Stato Colin Powell negli anni della presidenza Bush figlio, quindi una trentina d'anni dopo...). Fu l'inizio della dittatura del generale Pinochet, che restò al potere fino all'11 marzo 1990 e che per altri otto anni rimase a capo delle forze armate del Paese. Diventato in seguito senatore a vita, cosa che gli garantì l'immunità parlamentare fino al 2002, venne poi arrestato nel Regno Unito (su mandato del Governo spagnolo) accusato, fra le altre cose, di crimini contro l'umanità, ma per motivi di salute non venne mai processato. Rientrato in Cile vi morì nel 2006, evitando ogni tipo di processo.
Isabel Allende scrisse "D'amore e ombra" nel 1984, quando viveva in Venezuela già da alcuni anni dopo aver lasciato il Cile nel '75: una posizione sicura, ma ciò non sminuisce il suo coraggio nel raccontare "dall'interno" quella che fu una delle più sanguinose dittature mai esistite e non la sola per cui bisogna "ringraziare" la longa manus degli USA, che quando devono difendere i propri interessi in una data area non temono rivali.
Il romanzo è meraviglioso e, come gli altri dell'autrice, ricorda la tessitura: trama e ordito si intrecciano e, avanzando regolarmente, danno vita a un tessuto di enorme qualità. Bisogna essere fortemente miopi per vedere in "D'amore e ombra" solo la storia d'amore, anche se contiene la più bella descrizione che abbia mai letto dell'atto sessuale fra due persone.
"D'amore e ombra" è una storia di ingiustizia e repressione. Una storia di ignoranza multistrato.
Quella di certi militari, verso i quali la Allende riesce ad accordare una magnanimità che le fa fin troppo onore ("Ti hanno fatto credere che avevi un potere, ti hanno martellato il cervello col rumore degli altoparlanti in caserma, te l'hanno ordinato in nome della patria e così ti hanno accollato la tua dose di colpa, perchè tu non potessi lavartene le mani e rimanessi legato per sempre da pastoie di sangue").
Quella dei borghesi, a cui dava una giustificazione per scegliere di non vedere ("Solo i più indolenti poterono, ancora una volta, ignorare i segni e rimanere impassibili").
E quella della povera gente, che non ha mai avuto nessun mezzo per riscattarsi da essa.
Attraverso le vicende di Irene e Francisco la Allende ha romanzato la reale vicenda vissuta da alcuni conoscenti. La dittatura di Pinochet produsse qualcosa come 40.000 vittime, di cui 2.000 morti accertati e 38.000 scomparsi. E' notizia fresca di nove giorni quella della richiesta di estradizione da parte dell'Italia di tre ex militari cileni per l'uccisione di due desaparecidos di origine italiana.
"Comparvero nuove tombe, fosse comuni nei cimiteri, sepolture lungo le strade, sacchi sulla costa trascinati dalle onde, ceneri, scheletri, brandelli umani e persino corpi di bambini con un proiettile tra gli occhi accusati di succhiare al petto materno dottrine esotiche, lesive della sovranità nazionale e dei più alti valori della famiglia, della proprietà e della tradizione"
Il generale scrollò le spalle tranquillamente "perchè la patria viene anzitutto e io verrò giudicato dalla storia".
Peccato che il tribunale ti abbia fatto troppa paura.