mercoledì 29 settembre 2021

"Un po' di follia in primavera", Alessia Gazzola


Roma, 4 marzo 2016. Ancora una volta Alice Allevi, a cui mancano pochi mesi per ottenere la specializzazione in Medicina Legale, si ritrova davanti al cadavere di qualcuno che non è un estraneo per lei: non solo sette anni prima aveva seguito le lezioni di psichiatria di Ruggero D'Armento, ma gli aveva anche parlato di recente quando il medico era andato in Istituto per una consulenza con il dottor Conforti. E ora qualcuno gli ha tagliato la gola.

Sesto romanzo della serie "L'allieva". Ormai mi è evidente che i legami ante mortem sono una caratteristica fissa dei casi in cui Alice si trova a essere coinvolta (e va bene, tanti autori fanno questa scelta) e mi è altrettanto chiaro che Alessia Gazzola non dà alle date la stessa importanza che hanno per me (e questo non mi va bene).

La data dell'omicidio (il 4 marzo) viene ripetuta cinque volte, mentre l'anno si evince grazie alla citazione dell'abbattimento dell'albero che era al centro di piazza della Quercia, fatto reale risalente al 5 dicembre 2015: "...raggiungo piazza della Quercia, ormai spoglia senza lo storico albero abbattuto lo scorso dicembre".
Bene, quindi siamo nel 2016 e l'accenno ai quasi quattro anni di Nur,
una bambina che compariva anche nel libro precedente dove aveva circa due anni, conferma che il salto dell'intera annata 2015 sia coerente con gli eventi.

Peccato però che Alice verso la fine del libro dica di sè: "Chi se non una patetica ventottenne con un rapporto controverso con la nostalgia?"

Di nuovo 28 anni, quelli che le erano già stati attribuiti ne "Le ossa della principessa", ambientato a cavallo fra il 2011 e il 2012, mentre ne "Una lunga estate crudele" tornava ad averne 27 ed è ambientato nel 2014.
Il 12 dicembre 2015 quanti ne avrà mai compiuti?
Vorrei poter dire che mi arrendo e che rinuncio a capirlo, ma in realtà questa mancanza di precisione verso un dettaglio che l'autrice avrebbe potuto (dovuto) fissare molto semplicemente mi dà un fastidio enorme.

Di certo c'è che con questa storia Alice arriva alla sospirata specializzazione in Medicina Legale. E' forse il libro dove viene dato più spazio alle sue vicende personali, cosa che non mi ha disturbata più di tanto perchè ormai so cosa aspettarmi. Rispetto all'idea che mi ero fatta dopo aver letto il primo romanzo, arrivata al sesto penso che quella che avevo etichettato come sfumatura rosa sia solo in parte tale: le vicende amorose della protagonista hanno il loro spazio, ma la frivolezza di queste letture è dovuta principalmente al poco spessore del personaggio, una giovane donna superficiale e ignorante.

Davvero non capisco perchè la Gazzola abbia scelto di inquadrarla in questo modo, perchè farla partecipare a una Conferenza Internazionale sui Diritti Umani per fargliela commentare con un "...ascolto interventi che per me sono più noiosi del contare le pecore"!

Mi rendo conto che un animo alla Gino Strada rappresenti più un'eccezione che la regola, ma mettere in bocca a un medico una frase del genere lo trovo un insulto alla categoria e relega Alice Allevi su un livello umano davvero molto basso.

La vicenda gialla ha la particolarità di prendere e seguire una strada per gran parte del libro per poi virare all'improvviso sul finale con la rivelazione del colpevole. La sorpresa non genera suspense (che comunque nei libri di questa serie non c'è mai), mentre trattando un episodio personale l'autrice è riuscita a commuovermi, facendomi pensare che forse nel genere drammatico darebbe il meglio di sè (anche se poi nei ringraziamenti ha citato Massimo Gramellini per le parole sulla tristezza e quindi non so più se a toccarmi il cuore sia stata lei o lui).

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla quinta traccia annuale, "otto libri scritti da autori dello stesso sesso"