Federica De Paolis è nata a Roma nel 1971 e ha ambientato ognuno degli undici racconti di questa raccolta - pubblicata da Fazi nel 2008 - in una via della sua città. Le vie danno anche il titolo ad ogni singolo racconto e tutti sono preceduti dalla foto della targa con il nome della via stessa, un particolare originale che ho apprezzato molto.
Mi piace quando gli autori esprimono l'attaccamento alla propria città, se fossi romana adorerei questa raccolta, mi ci ritroverei - come mi succede sempre quando leggo storie ambientate a Genova, motivo per cui sono quelle che cerco e che preferisco - ma anche non conoscendo nessuna delle undici vie mi è piaciuto tutto quello che ho letto e non è un dettaglio da poco perché di solito nelle raccolte ci sono sempre racconti più deboli, che sembra siano stati inseriti solo per raggiungere un certo numero di pagine. Questi undici sono, invece, tutti piacevoli.
Achille, 45 anni, vive in via dei Papereschi. Ex pugile, ora fa il macellaio. Sfoga la sua violenza mettendosi nudo nella cella frigorifera e prendendo a pugni le carcasse degli animali morti appesi al gancio. Alla sera spia dalla finestra Aurora, la dirimpettaia di cui si dice innamorato. Aurora che conosce da quando aveva sette anni: il problema è che adesso lei ne ha appena 16.
In via di Santa Croce in Gerusalemme Salvatore, agente immobiliare siciliano, sta mostrando l'ennesimo appartamento alla signora Anticoli, che ha tanti anni quante pretese.
Isabella si risveglia nel letto di Alberto, in via degli Ausoni. Quando apre gli occhi vede che lui sta ancora dormendo e che seduta su una sedia di fronte a loro c'è una donna con i capelli biondo platino che li osserva.
In via della Polveriera abita una coppia. Ancora per poco, Rocco ha tradito, se ne sta andando di casa, ha già fatto la valigia, poi ci ripensa, non sarà lui ad andarsene.
Una madre accompagna il figlio adolescente a nuoto in via degli Olimpionici. Impedita al volante, non sorpassa neppure la Smart del tizio che ha accostato e ora contratta il prezzo con una battona dell'Est e mentre osserva la scena pensa che anche suo marito ha una Smart...
Il 26 luglio 2005 un ispettore di polizia prossimo alla pensione deve intervenire all'8 di via Fivizzano dove è stata uccisa una ragazza di 26 anni con 27 coltellate al petto.
In via dell'Acquatraversa è il 1978 ed è il giorno del compleanno di Annalou, compie 7 anni e sta per diventare una sorella maggiore.
Una donna ha subaffittato da un'amica un piccolo appartamento al 18 di via dei Fienaroli. Da otto mesi ci va dalle 18 alle 21 di ogni mercoledì e per quelle tre ore smette di essere moglie per diventare amante.
Livia ha 25 anni e una bambina di 5, Lea. Livia non sa se ha mai avuto un orgasmo, forse sì, una volta, in sogno. Si iscrive al corso femminile di orgasmi che la cinese Sue tiene al 287 di via del Vignola.
Paolo è toscano, ma vive a Roma. Ha una moglie, Elisa, toscana come lui, e un bambino, Riccardo. Lui si iscrive a un corso serale di inglese e lì conosce Emilia. All'improvviso si trova a dover vivere in un altro appartamento, all'88 di via Poerio.
La madre della voce narrante ha comprato un appartamento in un villino di via Oglio, lo arreda di bianco, lo riempie di calore. Poi si ammala e muore. Resta tutto il dolore della figlia.
Quest'ultimo è il racconto più struggente, forse perché so cosa vuol dire odiare tutte le madri che si vedono in compagnia delle figlie quando la disperazione per aver perso la propria è ancora troppo fresca e insopportabile.
Ma quelli che mi sono piaciuti di più sono via Fivizzano - perché è un buon giallo e l'ispettore è un bel personaggio, lui e la storia avrebbero meritato più di un semplice racconto - e via degli Ausoni, per il suo finale sorprendente, anche se contiene un errore madornale:
Uno scivolone pazzesco che da Fazi non mi sarei mai aspettata.
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