sabato 7 gennaio 2023

"Guida il tuo carro sulle ossa dei morti", Olga Tokarczuk


Ma che mondo è questo!? Il corpo di qualcuno convertito in scarpe, in polpette, in würstel, in uno scendiletto, in un brodo di ossa da bere… Le scarpe, i divani, la borsa a tracolla fatta con il ventre di qualcuno, riscaldarsi con la pelliccia altrui, mangiare il corpo di qualcuno, tagliarlo a fette e friggerlo nell’olio…
Ma è possibile che avvenga davvero questo orrore, questa ecatombe, crudele, insensibile, meccanica, senza alcun rimorso di coscienza, senza la più piccola riflessione che invece si concede generosamente a raffinate filosofie e teologie?
Che mondo è quello in cui la norma è uccidere e causare dolore?
Forse non siamo del tutto a posto?
A porsi tutte queste domande è la persona sbagliata: dovrebbe farsele chi mangia gli animali e li usa come se fossero oggetti senza fermarsi a pensare (o infischiandosene) che ciò che indossa, ciò su cui si siede, ciò che mette nel piatto era un essere vivente che è stato ucciso per l'agio umano, come se quella vita non contasse nulla rispetto alla nostra.
"Quando passate davanti alle vetrine dei negozi dove stanno appesi pezzi rossi di corpi squartati, che cosa pensate che siano? Non ci riflettete, vero? Oppure quando ordinate uno spiedino o una cotoletta, che cosa vi portano?"
Janina Duszejko, voce narrante del libro, è antispecista (come l'autrice). Ex ingegnere e costruttrice di ponti, è passata all'insegnamento per motivi di salute. La conosciamo quando è già sulla sessantina e vive nella contea di Kłodzko, più precisamente a Lufcug, nella Polonia sud occidentale. Un pugnetto di case, sette per la precisione, isolate in mezzo al bosco. Di queste sette, soltanto tre sono abitate tutto l'anno: oltre a lei solo "Piede Grosso" e "Bietolone" hanno il coraggio di affrontare i rigidi inverni montani polacchi, quando le temperature scendono fino a venti gradi, o più, sotto allo zero.
"Guardavo il paesaggio bianco e nero dell’Altipiano e compresi che “tristezza” è una parola importante per definire il mondo."
Per mia fortuna la Tokarczuk ha dato alla sua eccentrica protagonista l'abitudine di attribuire soprannomi alle persone (ma non lo fanno tutti? Proprio Bietolone era un dei nomignoli che avevo affibbiato a mio padre ^^) perché altrimenti mi sarei persa in quell'accozzaglia di consonanti che sono i nomi e i cognomi polacchi
(per esempio Bietolone si chiama Świerszczyński!!). Ed è lui a svegliarla nel cuore di una gelida notte di gennaio per informarla della morte del loro vicino, Piede Grande. Non sarà l'unico cadavere del libro: ci saranno Cinghiali, Cervi, Lepri, Fagiani, Cani, eccetera, ed alcuni altri uomini. Tutti cacciatori, trait d'union che porterà Janina a sostenere che quelle morti siano vendette degli animali. Il romanzo è stato inserito nella più generica delle categorie, quella della narrativa contemporanea, e ci può stare, anche se a mio avviso si avvicina moltissimo a un noir. Un libro scritto benissimo (il Premio Nobel per la letteratura - per quanto ci sia sempre qualcuno che contesta le scelte - non lo danno certo a chi scrive come me...) che mira a far capire quanto sia sbagliato e ingiusto uccidere gli animali in un'epoca dove esiste un'alternativa per tutto.
"Ma gli uomini non vedono tutto questo? Il loro intelletto è o no in grado di andare al di là dei piccoli piaceri egoistici?"
Se dovessi riportare tutte le parti che mi hanno fatta commuovere, arrabbiare, soffrire o esultare, finirei per ricopiare mezzo libro.
"C’è veramente una differenza così grande tra una Lepre, un Cane e un Maiale?"
Nonostante ciò temo che l'aver scelto una protagonista come Janina - con la sua ossessione per l'astrologia e le sue illogiche convinzioni derivanti da questa passione - possano fare più male che bene alla causa animalista, fornendo a chi non ha il coraggio e/o l'intelligenza per riflettere sulle parti più crude che riguardano le nostre responsabilità verso il pianeta e gli altri esseri viventi che lo popolano, una facile scappatoia, minimizzando i valori animalisti, appunto, come stramberie e fissazioni di un manipolo di esaltati e di sciroccati.
A lei fanno più pena gli animali degli uomini.
Non è vero. Provo la stessa pena per gli uni e per gli altri. Però nessuno spara a degli uomini indifesi
Questo non è vero, sparano anche a degli uomini indifesi. Ma li chiamiamo vittime.

Reading Challenge 2023, traccia stagionale, inverno: un libro che contiene la parola "neve" nel testo