mercoledì 25 gennaio 2023

"L'avvocato canaglia", John Grisham


Un anno non precisato, in una città che potrebbe essere Alamo (Georgia).
In un'America dove per gli avvocati è normale proporsi al pubblico attraverso aggressivi spot pubblicitari in televisione e cartelloni ammiccanti lungo le strade, Sebastian Rudd deve la fama al suo essere disposto a difendere chiunque e per questo in molti lo vorrebbero morto. Il suo furgone Ford - grosso, nero e con finestrini oscurati anti proiettile - ha la parte posteriore ristrutturata per funzionare come l'ufficio mobile che è. A guidarlo è sempre Partner, che è anche la sua guardia del corpo, il suo assistente, il suo confidente, il suo caddy quando gioca a golf e l'unico amico che ha. Rudd lo aveva difeso facendolo assolvere quando era stato processato per l’omicidio di un agente della Narcotici sotto copertura e da quel giorno sono inseparabili.

Rudd è la voce narrante di questo romanzo dalla struttura particolare. Nelle sei parti che lo compongono, ciascuna divisa in tanti capitoli brevi, l'avvocato canaglia racconta diversi casi seguiti nel corso della carriera, storie più o meno truci, tutte piuttosto rocambolesche, che danno modo a Grisham di evidenziare tutto ciò che nel sistema americano non funziona come dovrebbe.

La prima parte ci porta subito nel vivo del processo per il brutale omicidio di due gemelline di appena 11 anni. Alla sbarra c'è un diciottenne, Gardy Baker, un quoziente d'intelligenza pari a settanta (appena sufficiente per essere processato e condannato a morte) e una descrizione fisica che sembra quella di Marylin Manson, aspetto che ha fatto di lui il colpevole ideale, soprattutto agli occhi degli abitanti di Milo, "cittadina di bifolchi reazionari", piccolo centro a due ore di distanza da quella che in tutto il libro viene chiamata "Città" (mi ha un po' deluso questa mancanza di coraggio di non inserire la storia in un contesto preciso, anche se dal nome di una delle carceri potrebbe essere Alamo), dove nessun avvocato ha voluto assumersi l'incarico di difendere il ragazzo.

Un tema e un personaggio che permettono a Grisham fin dalle prime righe di mettere in discussione uno dei capisaldi della democrazia americana, il diritto a un processo equo per chiunque, quando in realtà quello che vuole la maggior parte della gente è una giustizia frettolosa.

"In fondo è una fortuna che non crediamo nei processi equi perché si può stare maledettamente certi che non li abbiamo. La presunzione di innocenza è ormai presunzione di colpevolezza. L’onere della prova è una farsa perché le prove sono spesso menzogne. “Colpevole oltre ogni ragionevole dubbio” significa che se probabilmente è stato lui, allora togliamolo dalle nostre strade."

Rudd, invece, ritiene che tutti abbiano diritto a un processo equo. E in questo caso, cosa che gli capita raramente, è anche convinto dell'innocenza del suo assistito.

Così come è convinto della totale colpevolezza del cliente protagonista della seconda parte, Link Scanlon, che ha collezionato ogni genere di reato, droga, prostituzione, pestaggi, omicidi. Lo conosciamo a poche ore dall'esecuzione capitale a cui è stato condannato sei anni prima come mandante dell'omicidio di un giudice. Non ha speranze di essere graziato, ma ha tanti soldi, può comprarsi tutti gli aiuti possibili dentro e fuori dal carcere e può contare sulla confusione generata dal circo mediatico che tutti - dal governatore al direttore del carcere, passando per ogni altra persona anche solo marginalmente coinvolta nell'esecuzione - ha piacere di sfruttare per mettersi in mostra.

Storia che permette a Grisham una pesante critica alla società e al sistema carcerario americano, discriminante la prima, incapace di correggere e riabilitare il secondo.

"Centinaia di detenuti, tutti in tuta bianca, ammazzano il tempo mentre le guardie li sorvegliano da una torretta.
Sono quasi tutti giovani e di colore. Secondo le statistiche, sono dentro per crimini non violenti legati alla droga. La condanna media è di sette anni. Dopo la rimessa in libertà, il sessanta per cento di loro tornerà dentro nel giro di tre anni.
E perché no? Cosa c’è là fuori che possa impedire il loro ritorno? Ormai sono dei pregiudicati, un marchio che non riusciranno mai a togliersi di dosso. Già erano svantaggiati in partenza, e ora che sono bollati come criminali la vita là fuori dovrebbe essere più semplice? Queste persone sono le vere vittime delle nostre guerre – la guerra contro la droga, la guerra contro il crimine –, le vittime non intenzionali di leggi severe varate da politici inflessibili nel corso degli ultimi quarant’anni. Un milione di giovani neri ammassati in prigioni fatiscenti, che passano le loro giornate nell’ozio a spese dei contribuenti.
Le nostre carceri sono piene di gente, le strade piene di droga. Chi sta vincendo questa guerra?
Abbiamo perso la ragione."

Protagonisti della terza parte sono Kitty e Doug Renfro, una coppia benestante sulla settantina che vive in un quartiere residenziale insieme ai loro due cani. Come molti anziani, usano con parsimonia i due portatili ricevuti in regalo dai figli. Non sanno che il giovane vicino di casa è riuscito a inserirsi nella loro rete wireless da cui gestisce il suo spaccio di ecstasy. Non lo sa neppure la polizia, che però ha scoperto il losco traffico e che - anziché bussare alla porta dei Renfro di giorno per un normale interrogatorio - fa irruzione in piena notte. La situazione degenera, i cani e la donna vengono uccisi dai poliziotti, l'uomo ferito e, nonostante già il giorno dopo gli inquirenti scoprano l'intrusione nella loro rete internet e quindi il vero colpevole, anziché ammettere l'errore cominciano l'operazione di insabbiamento non ritirando le accuse contro Doug Renfro.

Qui Grisham avrebbe anche potuto sprecare qualche parola sull'uso spropositato delle armi negli Stati Uniti, ma non si tira indietro nel denunciare l'ottusità e la prepotenza della polizia.

La quarta, la quinta e la sesta parte intrecciano due casi molto diversi tra loro: Tadeo Zapate - giovane promessa del cage fighting, sponsorizzato proprio da Rudd - perde la testa massacrando di pugni l'arbitro al termine di un incontro perso ai punti. Nello stesso periodo in un banco dei pegni compare la collana che Juliana Kemp indossava al momento del suo rapimento, avvenuto nove mesi prima. La polizia risale a un uomo, Arch Swanger, uno sbandato di trent'anni che indica Rudd come suo legale. E Rudd accetta, perché tutti hanno diritto a una difesa, perché gli inquirenti non hanno nessuna prova del coinvolgimento di Swanger nel rapimento e perché non sa che quello sarà il caso maledetto della sua carriera, quello che lo perseguiterà per sempre.

Ho di nuovo lasciato passare due anni dall'ultimo romanzo letto di Grisham. Ormai è una barzelletta: ne leggo uno, mi rendo conto di quanto mi fosse mancato, mi riprometto di leggerne almeno uno a bimestre (e non sarebbe male considerato che dopo questo del 2015 ne ha scritto ben altri undici, quindi ne ho tanti da recuperare...) e immancabilmente i due mesi diventano due anni.

Credo sia colpa delle trame: il legal thriller, che quando ero giovane era il mio genere preferito, adesso non lo è più, così in questi due anni più di una volta mi sono fatta respingere dalla descrizione di Sebastian Rudd nella sinossi. Invece Grisham ha creato un altro protagonista perfetto nel suo essere imperfetto, un personaggio sopra le righe che gli ha permesso di infliggere innumerevoli stoccate al sistema.

"Quasi ogni mese ho a che fare con procuratori ipocriti che mentono, barano, boicottano, insabbiano, ignorano l’etica e fanno qualsiasi cosa occorra per ottenere una condanna, anche quando sanno la verità e la verità dice che hanno torto."

"Quando i poliziotti non riescono a farti condannare con le prove, usano i media per farti condannare con il sospetto"

"Giudici e procuratori che si preoccupano più della politica, di essere rieletti, che della giustizia."

Un romanzo ricco, ogni vicenda avrebbe potuto costituire un libro a sé: se dovesse leggerlo un autore con il blocco dello scrittore arriverebbe ad appendere definitivamente la penna al chiodo di fronte a un Grisham che può permettersi di "sprecare" in questo modo la sua fantasia.

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