martedì 21 novembre 2023

"Le aquile della notte", Alice Basso

 

Torino, 30 settembre 1935. Mentre l'Italia si sta preparando all'invasione dell'Etiopia, Anita vive con angoscia quel lunedì autunnale per un motivo ben diverso: deve andare insieme alla madre a scegliere il suo abito da sposa! Mancano soltanto due mesi e mezzo alla data fissata, mentre alla ragazza manca lo stato d'animo che ci si aspetterebbe di trovare in qualcuno prossimo alle nozze.
A non mancarle è la voglia di lavorare, per cui è ben felice di dover seguire il suo capo, Sebastiano Satta Ascona, nelle Langhe, dove lui - non altrettanto felicemente - dovrà accodarsi alla fidanzata Mavi e ai futuri suoceri per il tempo della vendemmia del Nebbiolo.
Ma i bei boschi piemontesi non offrono ad Anita soltanto aria pulita e magnifici colori: quattro giorni dopo il loro arrivo un ragazzo viene ucciso e lei non può ignorarlo perché Nicola - detto Airone - faceva parte del gruppo di scout resistenti che si radunavano nel bosco nonostante i divieti del regime fascista e che lei aveva incrociato per caso all'alba del suo primo risveglio in campagna.

Quarta puntata (e, tirando a indovinare, direi penultima) della serie con protagonista la dattilografa Anita Bo. A maggio, quando il libro era stato pubblicato, avevo letto l'intervista rilasciata dall'autrice a Il libraio dove - ironizzando su chi apostrofa il suoi romanzi come dei gialli-rosa - ribatte con un "sono arancioni". Ma gialli-rosa è già una definizione di tutto rispetto: in realtà sono dei gialletti rosa, con molto contorno ai crimini e con una risoluzione dei casi teatralmente amatoriale.

Basta saperlo per non restare delusi e per questo continuo a leggere Alice Basso, trovando i suoi libri piacevoli e simpatici (tranne quando se ne esce con affermazioni che possono risultare spiritose solo per chi, evidentemente come lei, considera gli animali degli oggetti: "Incredibile la poesia di un salame sfettato su un tagliere, quando lo guardi con gli occhi dell’appetito.").

Di questa serie, però, continuo a patire la superficialità con cui viene descritto il periodo storico ed è un peccato perché la 
Basso
 è grandiosa nel deridere il fascismo (a proposito della guerra d'Etiopia: "La maggior parte della gente è contenta. Questi deficienti. Son felici. Di andare in guerra, rischiare la pelle, e di accoppare poveretti che non hanno nessuna colpa, se non quella di abitare in un posto che interessa al Duce. Sono tutti allegri, dicono che avremo un impero coloniale anche noi.") ed è brava in rimandi e citazioni, da Fenoglio al gruppo delle Aquile randagie, a cui si è ispirata per il suo gruppo di scout resistenti, ma poi dà ai suoi protagonisti (che hanno la pretesa di essere antifascisti) una quotidianità gradevole e frivola di cui nel Ventennio fascista godevano solo i fascisti, gli opportunisti e i remissivi.

Bella la storia, romantico ritrovarsi in una cantina delle Langhe a suonare/ascoltare musica jazz, eccetera eccetera, ma se già nel '35 ci fosse stata più gente pronta a ribellarsi imbracciando un fucile (e non "solo un fucile", come la Basso fa dire ad Anita!) e non una tromba, forse qualcosa di brutto l'Italia se lo sarebbe risparmiato.

All'indomani dell'esito delle elezioni in Argentina il mondo fa sempre più paura.

Reading Challenge 2023, traccia stagionale, autunno: un libro che contiene la parola "autunno" nel testo