Chi era il dio dell'amore per gli Antichi Greci? Qual è la storia del Vello d'Oro? Perché venne costruito il labirinto? Medea era una vittima o una serial killer? Cosa portò Edipo a sposare sua madre?
Sono solo alcune delle domande a cui Eva Cantarella risponde in questo saggio scritto nel 2007 e gemello di "Dammi mille baci" (del 2009) che avevo letto ad aprile.
Se dell'Antica Roma ho solo una nozionistica di base, frutto di letture e di trasmissioni televisive come quelle di Alberto Angela, con la Grecia Antica la mia ignoranza è abissale.
Ma credo che non sia solo per questo se ho trovato questo saggio molto più complesso dell'analogo sui romani.
L'autrice nella prefazione spiega che l'idea dei due saggi era nata in seguito alla trasmissione radiofonica "Sex and the polis" del 2005 dove, nelle varie puntate, raccontava come gli antichi vivevano l'amore, la sessualità, le emozioni, il matrimonio e la famiglia. La Cantarella definisce sia la serie radiofonica che questo libro per non specialisti e spiega di aver omesso le note perché "il pubblico cui è diretto non ne prova il bisogno": sbagliato! Io le avrei gradite tantissimo.
Poi prosegue scrivendo di sperare che "chi lo leggerà, al termine della lettura senta il desiderio di conoscere meglio i nostri antenati. Se così sarà, vorrà dire che avrò raggiunto l'obiettivo che mi prefiggevo". Quindi il suo fine era quello di incuriosire? Con me c'è riuscita solo a livello teorico perché - se da un lato vorrei senz'altro colmare almeno le lacune maggiori - dall'altro tutto quel bombardamento di nomi, gesta e intrecci familiari mi ha spaventata al punto da farmi pensare che posso continuare a vivere tranquillamente senza conoscere le dinamiche delle intricate faccende che ruotano attorno agli dei dell'Olimpo.
Questa è la grande differenza che ho riscontrato fra i due saggi: "Dammi mille baci" descrive come veniva vissuto il sesso nell'Antica Roma, quali fossero i rapporti leciti e quelli vietati (e perché); parla di prostituzione, omosessualità, discriminazione, violenza; spiega come i romani classificavano l'amore e quali erano le dinamiche all'interno delle famiglie.
Si parla di credenze solo per spiegare come l'avvento del cristianesimo abbia cambiato gli usi precedenti.
Invece nella prima metà de "L'amore è un dio" i protagonisti sono gli dei ed è su di loro che torna anche nell'ultimo capitolo, riservando quindi alle abitudini dei comuni mortali una parte minore.
Certo anche raccontando i miti si apprendono nozioni della vita reale dell'epoca, ad esempio con Apollo che nell'Areopago ricorda ai giudici che il vero genitore è il padre, mentre la madre ha un ruolo secondario nella riproduzione, ma il saggio ha comunque un'impostazione diversa da quella che mi aspettavo e che mi ha messa in difficoltà, finendo con il coinvolgermi in maniera limitata.
Reading Challenge 2023, traccia annuale di novembre: quattro libri con una parola in comune nel titolo (ho scelto "amore")
Sono solo alcune delle domande a cui Eva Cantarella risponde in questo saggio scritto nel 2007 e gemello di "Dammi mille baci" (del 2009) che avevo letto ad aprile.
Se dell'Antica Roma ho solo una nozionistica di base, frutto di letture e di trasmissioni televisive come quelle di Alberto Angela, con la Grecia Antica la mia ignoranza è abissale.
Ma credo che non sia solo per questo se ho trovato questo saggio molto più complesso dell'analogo sui romani.
L'autrice nella prefazione spiega che l'idea dei due saggi era nata in seguito alla trasmissione radiofonica "Sex and the polis" del 2005 dove, nelle varie puntate, raccontava come gli antichi vivevano l'amore, la sessualità, le emozioni, il matrimonio e la famiglia. La Cantarella definisce sia la serie radiofonica che questo libro per non specialisti e spiega di aver omesso le note perché "il pubblico cui è diretto non ne prova il bisogno": sbagliato! Io le avrei gradite tantissimo.
Poi prosegue scrivendo di sperare che "chi lo leggerà, al termine della lettura senta il desiderio di conoscere meglio i nostri antenati. Se così sarà, vorrà dire che avrò raggiunto l'obiettivo che mi prefiggevo". Quindi il suo fine era quello di incuriosire? Con me c'è riuscita solo a livello teorico perché - se da un lato vorrei senz'altro colmare almeno le lacune maggiori - dall'altro tutto quel bombardamento di nomi, gesta e intrecci familiari mi ha spaventata al punto da farmi pensare che posso continuare a vivere tranquillamente senza conoscere le dinamiche delle intricate faccende che ruotano attorno agli dei dell'Olimpo.
Questa è la grande differenza che ho riscontrato fra i due saggi: "Dammi mille baci" descrive come veniva vissuto il sesso nell'Antica Roma, quali fossero i rapporti leciti e quelli vietati (e perché); parla di prostituzione, omosessualità, discriminazione, violenza; spiega come i romani classificavano l'amore e quali erano le dinamiche all'interno delle famiglie.
Si parla di credenze solo per spiegare come l'avvento del cristianesimo abbia cambiato gli usi precedenti.
Invece nella prima metà de "L'amore è un dio" i protagonisti sono gli dei ed è su di loro che torna anche nell'ultimo capitolo, riservando quindi alle abitudini dei comuni mortali una parte minore.
Certo anche raccontando i miti si apprendono nozioni della vita reale dell'epoca, ad esempio con Apollo che nell'Areopago ricorda ai giudici che il vero genitore è il padre, mentre la madre ha un ruolo secondario nella riproduzione, ma il saggio ha comunque un'impostazione diversa da quella che mi aspettavo e che mi ha messa in difficoltà, finendo con il coinvolgermi in maniera limitata.
Reading Challenge 2023, traccia annuale di novembre: quattro libri con una parola in comune nel titolo (ho scelto "amore")