mercoledì 5 marzo 2025

"Piccole cronache", Carlo Maria Cipolla

 

Breve saggio (109 pagine) scritto nel 1997, è quello che ho trovato meno interessante rispetto ai quattro dell'autore che avevo letto in precedenza ("Il pestifero e contagioso morbo", "Allegro, ma non troppo", "Miasmi e umori" e "Tre storie extra vaganti").

Aneddotico

Diviso in ventiquattro capitoli, per lo più brevissimi, che riportano piccole o grandi curiosità legate alla storia dell'economia: come e perché per cinesi e vichinghi l'argento aveva più valore rispetto all'oro, l'etimologia di "lira" e di "dollaro", eccetera.

E poi c'è Genova, la mia Genova, e Cipolla ne parla tanto, ad esempio spiegando come la r
iforma della moneta pesante, che iniziò fra la fine del dodicesimo secolo e l'inizio del tredicesimo partendo da Genova e da Venezia, aprì l'era di un più complesso, ma più razionale sistema monetario.

Racconta come il debito pubblico venne imposto per la prima volta nel 
1167 dalla Repubblica di Venezia, seguita da Genova e Firenze.
Successivamente, nel 1274, a Genova
 "si decretò il consolidamento del debito pubblico che aveva raggiunto la somma di 305 mila lire genovesi del tempo. Nel 1407, quando aveva raggiunto la somma di 3 milioni di lire genovesi, i creditori dello Stato si consorziarono nel Banco di San Giorgio, che divenne il padrone dello Stato."

E fu ai banchieri genovesi, 
dominatori della scena finanziaria fra il 1530 e il 1620, che si rivolse Filippo II di Spagna, il re più ricco della sua epoca, ma anche il più indebitato.

"E loro (noi) risolsero i problemi del re di Spagna "da veri genovesi" con un tasso del 15% (non altissimo per l'epoca), ma con aggravi di ogni genere."

A quel punto il re chiese aiuto alle banche fiorentine mettendole in concorrenza con quelle genovesi, ma 
"gli andò male perché i fiorentini non furono all'altezza della situazione e si dimostrarono incapaci di sostituire quei diavoli di genovesi."

Cipolla aveva la grandissima capacità di riuscire a trattare un argomento come l'economia con spirito.

Riferendosi all'atto notarile datato 4 settembre 1312, che certifica come Giotto diede in affitto un telaio a interessi spropositati, non gli risparmia il suo sarcasmo:

"Come gli storici dell'arte hanno da tempo messo in chiara luce, Giotto era avidissimo di denaro ed era quanto mai abile nel procurarselo e nell'amministrarlo, ponendosi spesso anche ai limiti dell'usura, il che per uno che aveva dipinto così efficacemente scene di vita del poverello di Assisi è, quanto meno, paradossale."

Il nome di Leonardo, invece, spunta nel capitolo in cui racconta come fosse fra i tantissimi europei che, dopo aver scoperto la medicina cinese, si convinsero di poter guarire da vari malanni grazie al ginseng e al tè.

Tanti gli argomenti toccati, di varie epoche, dal tentativo di invasione dell'Inghilterra da parte della Spagna di Filippo II, che non riuscì nemmeno a fare ritorno in patria finendo col naufragare dopo infinite peripezie, alla truffa subita dal Governo fiorentino nell'estate del 1630 messa in atto dagli uomini che avevano ricevuto l'incarico di produrre nuovi giacigli in piena pestilenza.

Simpatico e leggero, ma senza tralasciare di evidenziare punti che non sono né una cosa né l'altra. 

"All'inizio del Cinquecento la popolazione del Messico centrale era di circa venticinque milioni di persone, ridotta a un solo milione un secolo dopo a causa della carneficina dei conquistadores e dei germi che avevano portato dall'Europa."

E descrivendo il collegamento diretto fra la scoperta dell'America e i bombardamenti alla Cina da parte degli inglesi, quelli che nel 1840 diedero il via alla guerra dell'oppio, mette in luce l'opportunismo degli uomini, soprattutto a certe latitudini.

"Oggi l'Occidente si scandalizza  di fronte allo spettacolo di Paesi dell'America Latina che riforniscono di droga il mercato Nord Americano con la complice inazione dei loro governi, e talvolta con la complice attività dei loro diplomatici. Si dimentica facilmente che poco più di un secolo fa l'Occidente praticò lo stesso infame gioco ai danni della Cina."

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