lunedì 9 marzo 2020

"Medioevo. Un secolare pregiudizio", Régine Pernoud


Anni bui. Anni di ignoranza, violenza, carestie, epidemie, arretratezza, massacri e analfabetismo: è questo che comunemente si pensa dei quasi mille anni del Medioevo. Se l’opinione è così diffusa significa soltanto che quell’epoca storica viene studiata poco e male. Cinema, televisione e molti romanzi di ambientazione cavalcano l’idea della cupezza e spesso solo l’interesse personale porta a volerne sapere di più.

Questo saggio di Régine Pernoud, datato 1977, ha proprio il fine di smantellare i tanti, troppi luoghi comuni di cui è vittima questo lungo e affascinante periodo storico. Capitolo dopo capitolo vengono presi in esame i vari aspetti, architettura e urbanistica, arti figurative e letteratura, religione, sistema feudale, ruolo delle donne, ecc...

Uno stile di scrittura piacevolmente attuale, ma che nei contenuti ha deluso molto le mie aspettative. In parte perché non avevo capito che fosse incentrato esclusivamente sulla Francia, ma soprattutto perché mi ha lasciata molto perplessa il fervore dell’autrice. Parla del Medioevo e del Rinascimento con una rivalità che al confronto i derby di Genova sembrano partitelle fra scapoli e ammogliati. Un livore nei confronti del Rinascimento che credo si spieghi proprio col suo essere francese: ci sono troppe differenze fra la nostra storia e quella della Francia e ci tengo a dire che faccio parte di quella minoranza di italiani che non detesta i francesi, anzi, li stimo e li ammiro sotto molteplici aspetti, non fosse altro che – restando in ambito storico – la loro è stata l’unica Rivoluzione veramente riuscita, la sola a dar vita a uno Stato Unitario. E noi italiani probabilmente dovremmo smetterla di magnificare il Rinascimento e cominciare a studiarlo in maniera critica.

Però, pur trovandomi sicuramente in linea con le idee della Pernaud, non ho apprezzato il modo in cui le difende, cioè ribattendo denigrando chi denigra e bollando come “stupidaggini” le tesi altrui.

Non mi sono neppure ritrovata d’accordo con certe sue affermazioni, ad esempio è giusto ricordare che in epoca Medievale le donne godevano di molti più diritti rispetto a quelle vissute nei secoli successivi (e rispetto ad ancora troppe donne in molte parti del mondo odierno!) - diritto di voto nelle assemblee cittadine e rurali, diritto all’eredità, ecc… - però parlare con tanto entusiasmo della posizione che le donne potevano raggiungere grazie alle consuetudini feudali citando come esempi di donne medievali regine e badesse lo trovo sgradevolmente fazioso.

Ma soprattutto non condivido le considerazioni con cui difende l’ordine feudale. Ciò che lei giustifica parlando di protezione dei feudatari sui contadini per me era sfruttamento. Che poi lo sfruttamento maggiore sia avvenuto nel XVII secolo quando i borghesi cominciarono a pretendere dai contadini tributi caduti in disuso o addirittura riscattati a suo tempo dai contadini stessi, secondo me non rende meno gravi gli abusi dei ricchi feudatari medievali. Per contro è di altissimo livello l’analisi che fa sulle differenze fra la schiavitù nel mondo antico e la servitù del mondo medievale. Schiavitù che poi tornò nel XVII secolo, cosa su cui spesso non si riflette, così come si associa al Medioevo il termine oscurantismo dimenticando, o non sapendo, che il grosso dei processi avvenne dopo.

Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia a cascata di marzo "un libro ambientato nel Medioevo"