Anni bui.
Anni di ignoranza, violenza, carestie, epidemie, arretratezza,
massacri e analfabetismo: è questo che comunemente si pensa dei
quasi mille anni del Medioevo. Se l’opinione è così diffusa
significa soltanto che quell’epoca storica viene studiata poco e
male. Cinema, televisione e molti romanzi di ambientazione cavalcano
l’idea della cupezza e spesso solo l’interesse personale porta a
volerne sapere di più.
Questo
saggio di Régine Pernoud, datato 1977, ha proprio il fine di
smantellare i tanti, troppi luoghi comuni di cui è vittima questo
lungo e affascinante periodo storico. Capitolo dopo capitolo vengono
presi in esame i vari aspetti, architettura e urbanistica, arti
figurative e letteratura, religione, sistema feudale, ruolo delle
donne, ecc...
Uno
stile di scrittura piacevolmente attuale, ma che nei contenuti ha
deluso molto le mie aspettative. In parte perché non avevo capito
che fosse incentrato esclusivamente sulla Francia, ma soprattutto
perché mi ha lasciata molto perplessa il fervore dell’autrice.
Parla del Medioevo e del Rinascimento con una rivalità che al
confronto i derby di Genova sembrano partitelle fra scapoli e
ammogliati. Un livore nei confronti del Rinascimento che credo si
spieghi proprio col suo essere francese: ci sono troppe differenze
fra la nostra storia e quella della Francia e ci tengo a dire che
faccio parte di quella minoranza di italiani che non detesta i
francesi, anzi, li stimo e li ammiro sotto molteplici aspetti, non
fosse altro che – restando in ambito storico – la loro è stata
l’unica Rivoluzione veramente riuscita, la sola a dar vita a uno
Stato Unitario. E noi italiani probabilmente dovremmo smetterla di
magnificare il Rinascimento e cominciare a studiarlo in maniera
critica.
Però,
pur trovandomi sicuramente in linea con le idee della Pernaud, non ho
apprezzato il modo in cui le difende, cioè ribattendo denigrando chi
denigra e bollando come “stupidaggini” le tesi altrui.
Non
mi sono neppure ritrovata d’accordo con certe sue affermazioni, ad
esempio è giusto ricordare che in epoca Medievale le donne godevano
di molti più diritti rispetto a quelle vissute nei secoli successivi
(e rispetto ad ancora troppe donne in molte parti del mondo odierno!) -
diritto di voto nelle assemblee cittadine e rurali, diritto
all’eredità, ecc… - però parlare con tanto entusiasmo della
posizione che le donne potevano raggiungere grazie alle consuetudini feudali citando come
esempi di donne medievali regine e badesse lo trovo sgradevolmente
fazioso.
Ma
soprattutto non condivido le considerazioni con cui difende l’ordine
feudale. Ciò che lei giustifica parlando di protezione dei feudatari
sui contadini per me era sfruttamento. Che poi lo sfruttamento
maggiore sia avvenuto nel XVII secolo quando i borghesi cominciarono
a pretendere dai contadini tributi caduti in disuso o addirittura
riscattati a suo tempo dai contadini stessi, secondo me non rende
meno gravi gli abusi dei ricchi feudatari medievali. Per contro è di
altissimo livello l’analisi che fa sulle differenze fra la
schiavitù nel mondo antico e la servitù del mondo medievale.
Schiavitù che poi tornò nel XVII secolo, cosa su cui spesso non si
riflette, così come si associa al Medioevo il termine oscurantismo
dimenticando, o non sapendo, che il grosso dei processi avvenne dopo.
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Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia a cascata di marzo "un libro ambientato nel Medioevo"