domenica 8 ottobre 2023

"La mala vita", Maria Serena Mazzi

 

"È la natura stessa della donna, incline alla concupiscenza, a condurla al peccato? O sono forse la nascita, la povertà, il lavoro manuale, la servitù, la solitudine, le disgrazie, la guerra, gli stupri, il caso a determinare la sorte di una donna? A farla diventare una «cattiva» donna e non una donna rispettata?"

Credo che anche le prostitute meglio pagate al mondo sentano come propria la celebre risposta che Julia Roberts, nei panni di Vivian Ward, dà a Richard Gere (Edward Lewis) in merito al proprio lavoro: "Non è il tuo sogno di bambina".

In questo saggio del 2018 Maria Serena Mazzi, che ha insegnato Storia medievale nelle Università di Firenze e di Ferrara, descrive una realtà che non può derivare né da un ipotetico bisogno di appagamento sessuale, né da un'aspirazione di qualsiasi genere.

Un testo non semplicissimo, manca la divulgazione accattivante di Alberto Angela ed è molto più vicino ai saggi di Carlo Maria Cipolla (edito anch'esso da il Mulino), ma senza la sua piacevole ironia.
"La mala vita", con tutta la sua serietà, è una lettura che sa più di studio che di intrattenimento, ma è decisamente interessante e appassionante, se si amano la storia e il Medioevo.

Un libro anche fortemente angosciante che - riportando stralci (spesso in latino) di atti processuali e di altri documenti - mi ha fatto più volte pensare a quanto sono stata fortunata a nascere nel 1969 anziché nel Trecento come Vannina di Firenze o Iacopa di Siena (poi, però, ho pensato alla fauna che popola via di Francia alla sera e sono giunta, non per la prima volta, alla conclusione che la casualità della cicogna mi ha regalato moltissime fortune, non solo quella dell'anno di nascita).

Senza cadere nel buco nero di parallelismi inutili e impossibili, è senza dubbio vero che le prostitute (o donne pubbliche) medievali di fortuna ne hanno avuta ben poca. Nulla a che vedere con le cortigiane del Cinquecento "eleganti, colte, talvolta amate, ben ricompensate e con un tenore di vita elevato". Le meretrici medievali erano peccatrici e corruttrici, disprezzate da chiunque e sottoposte a una legislazione infamante e a sfruttamenti di ogni genere.

Nella società dell'epoca la stessa chiesa arrivò a tollerare la prostituzione in virtù del "male minore": meglio sopportarla per non mettere a rischio vergini, monache e donne oneste o, peggio ancora, rischiare "l'abominevole vizio della sodomia".
Ma questa utilità sociale veniva riconosciuta alla prostituzione, non alle prostitute: loro erano contaminate e reiette (però servivano agli uomini per sfogare i loro impulsi sessuali senza arrivare a compromettere le donne perbene).

Spesso era l'essere stata vittima di uno stupro, con conseguente allontanamento dalla propria casa, a costringere una donna alla prostituzione, semplicemente per mancanza di alternative per vivere.

La Mazzi descrive i processi con cui si stabiliva se una donna fosse o meno una prostituta (si basavano sui sentito dire) arrivando a condanne che condizionavano per sempre l'esistenza di queste donne, obbligate a circolare mostrando i segni di riconoscimento previsti (diversi da città a città, che potevano essere mantelline di un colore specifico o sonagli, come quelli che dovevano portare i lebbrosi per avvisare del loro arrivo e permettere così di starne alla larga) e a sottostare a tutti gli altri divieti, ad esempio quello (condiviso con lebbrosi, appestati ed ebrei) di abitare in certi luoghi e/o di transitare in certe vie.

"Ma sono altri i segni che pesano di più, indelebili, incisi sulla propria carne. Di quelli, invisibili, sulla dignità, sull’esistenza, sul rispetto di sé, sui progetti non realizzati, sui desideri inappagati, sulle aspirazioni frustrate non sappiamo parlare, perché restano, appunto, indecifrabili, non detti, non tramandati. Ma le cicatrici del corpo, quelle sì hanno lasciato una testimonianza."

Insomma, nel Medioevo c'erano moltissime splendide torri, ma solo nei film di Hollywood il cavaliere le scala per salvare la sua prostituta.

Reading Challenge 2023, traccia annuale di luglio: storia