Campagna inglese, gennaio 2015. Sono quattro mesi che Charlie è morta, una settimana prima di compiere venticinque anni. La stessa età di Grace, che ora è nel bosco a dissotterrare la scatola dei segreti che lei e la sua migliore amica avevano riempito e poi nascosto dieci anni prima. Grace vuole recuperare i ricordi, ma soprattutto vuole aprire quella busta rosa che aveva visto di sfuggita un attimo prima che Charlie posasse il coperchio sulla scatola. Ma quella che si trova in mano non è la lettera che si aspettava, bensì una lista delle cose che l'amica da ragazzina si riprometteva di fare una volta diventata adulta. Il primo desiderio è quello di rintracciare il padre, quel padre che non ha mai conosciuto e di cui la madre non ha mai voluto rivelare il nome. Una battaglia che Charlie ha perso per sempre, ma che adesso Grace vuole combattere per lei.
E se al posto del padre trovasse una sorella?
La premessa era intrigante, ma la storia si perde nel suo sviluppo, in un crescendo di eventi così surreali da cadere nel ridicolo, alternando situazioni scontate ad altre inverosimili.
Nella prima parte ci sono continui riferimenti a un qualcosa che Grace ha fatto da bambina e al motivo per cui Charlie poco prima di morire le aveva chiesto perdono.
La rivelazione di Grace (che è la voce narrante dell'intero romanzo) è un evento toccante che avrebbe dovuto innescare in me un affetto compassionevole, ma arrivata a quel punto (si è quasi a metà libro) mi aveva già sfinita: lagnosa, imbranata, irritante. L'ennesima giovane protagonista di tanti (troppi) romanzi inglesi che cerca la soluzione ai suoi problemi nell'alcool e nell'abuso di psicofarmaci.
La spiegazione della colpa di Charlie, invece, arriva sul finale, quando il libro ormai è precipitato in un vortice di reazioni esagerate di fronte a situazioni sicuramente complesse, ma risolvibili con un sapiente uso del dialogo.
E se al posto del padre trovasse una sorella?
Poco credibile
La premessa era intrigante, ma la storia si perde nel suo sviluppo, in un crescendo di eventi così surreali da cadere nel ridicolo, alternando situazioni scontate ad altre inverosimili.
Nella prima parte ci sono continui riferimenti a un qualcosa che Grace ha fatto da bambina e al motivo per cui Charlie poco prima di morire le aveva chiesto perdono.
La rivelazione di Grace (che è la voce narrante dell'intero romanzo) è un evento toccante che avrebbe dovuto innescare in me un affetto compassionevole, ma arrivata a quel punto (si è quasi a metà libro) mi aveva già sfinita: lagnosa, imbranata, irritante. L'ennesima giovane protagonista di tanti (troppi) romanzi inglesi che cerca la soluzione ai suoi problemi nell'alcool e nell'abuso di psicofarmaci.
La spiegazione della colpa di Charlie, invece, arriva sul finale, quando il libro ormai è precipitato in un vortice di reazioni esagerate di fronte a situazioni sicuramente complesse, ma risolvibili con un sapiente uso del dialogo.
E non aiutano un paio di personaggi inseriti in sottotrame che appesantiscono inutilmente la storia.
Scritto nel 2016, è il primo dei dieci thriller attualmente pubblicati dall'inglese Louise Jensen. In italiano oltre a questo è stato tradotto soltanto quello successivo ("I ricordi di un'altra"), dello stesso anno, quindi direi che la Jensen è un altro nome dimenticato dagli editori italiani.
Un peccato? Non direi, caso mai lo è averli comprati entrambi.
Scritto nel 2016, è il primo dei dieci thriller attualmente pubblicati dall'inglese Louise Jensen. In italiano oltre a questo è stato tradotto soltanto quello successivo ("I ricordi di un'altra"), dello stesso anno, quindi direi che la Jensen è un altro nome dimenticato dagli editori italiani.
Un peccato? Non direi, caso mai lo è averli comprati entrambi.
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