domenica 13 febbraio 2022

"Storia di Milo, il gatto che andò al Polo Sud", Costanza Rizzacasa d'Orsogna



Quasi due anni dopo aver letto "Storia di Milo, il gatto che non sapeva saltare" mi sono regalata il seguito, pubblicato a settembre dello scorso anno.

Ne sono passati tre dalla fine di quella storia, adesso Milo ne ha quattro (quello vero otto) e con la sua mamma umana ha lasciato la capitale trasferendosi a due passi dal mare, dove ha fatto subito amicizia con i gabbiani, sperando un giorno di poter rivedere il suo preferito, Virgilio.
Non sa che un altro pennuto sta per incrociare la sua strada regalandogli un'incredibile avventura: è il piccolo Hielito, un cucciolo di pinguino imperatore che i bracconieri hanno strappato ai genitori in Antartide per portarlo in Italia, perché ci sono uomini disposti a pagare bene per il solo gusto di possedere un animale esotico.
Hielito è riuscito a fuggire dal capannone in cui era recluso, salvando sé stesso e gli altri animali imprigionati, ma adesso bisogna riportarlo al Polo Sud.


Un altro delizioso librino, 128 pagine (arricchite dalle illustrazioni di Giacomo Baganara) che si leggono in un'ora o poco più e che l'autrice dedica "a tutti quelli che si sentono diversi". Perché Milo, a causa della ipoplasia cerebellare di cui soffre, non riesce a saltare come fanno tutti i gatti, cammina anche un po' storto, ma questo non lo rende inferiore ai suoi simili, solo tanto più speciale. E' attraverso il suo esempio che la Rizzacasa d'Orsogna lancia il giusto messaggio:

"Tu puoi fare tutto, se ci credi e se t'impegni"

Ma la storia è soprattutto una denuncia contro il male che noi uomini stiamo facendo al pianeta. La scelta del Polo Sud non è certo casuale: è da lì che la Terra sta lanciando il suo grido d'allarme maggiore, con i ghiacci che si sciolgono a velocità impressionante a causa del riscaldamento globale condannando all'estinzione gli animali che popolano questa regione. I cambiamenti climatici fanno perdere la rotta agli animali, che già muoiono per colpa dei rifiuti che buttiamo in mare mentre togliamo loro il cibo con la pesca intensiva.

«Certo, sembra brutto parlare così dei pesci, come se non fossero esseri viventi...»
«È la catena alimentare, Milo. Noi pinguini cacciamo solo quanto basta per sopravvivere, e altri animali cacciano noi per lo stesso motivo. Solo l’uomo uccide per il piacere di farlo.»

Non c'è solo il pinguino Hielito: c'è il condor Pasa, anch'esso a rischio di estinzione per la distruzione del suo habitat; ci sono il giaguaro Evita e l'alpaca Fernanda, che hanno sfidato la natura unendo le forze per cercare di salvare i loro cuccioli dal petting zoo; c'è la megattera Luis, bell'omaggio a Sepulveda da parte dell'autrice ("Mi chiamo Luis, come un grande scrittore che amava questi luoghi e noi balene. Canto per ricordarlo")...



...e c'è l'orca Garcìa, intrappolata in un parco di divertimenti, l'animale che mi ha commossa di più, forse perché ho ben presente quanto siano piccole le cosiddette "vasche oceaniche" dell'acquario di Genova!

"Gli uomini ci rapiscono, ci tengono prigionieri, ci sfruttano per far divertire il pubblico, e se ci rifiutiamo d’imparare i loro stupidi giochi ci lasciano senza cibo e ci fanno del male. Se poi reagiamo, ci sparano, e dicono che siamo stati noi, cattivi, ad attaccarli. Orche assassine, ci chiamano. Ma l’orca non attacca l’uomo, caccia solo per nutrirsi. Animali selvatici non vuol dire animali cattivi: vuol dire che dobbiamo vivere liberi."


Pensateci prima di pagare il biglietto di uno zoo, di un parco acquatico, di uno zoo safari, di un circo!!

"Gli animali non sono un divertimento, non sono cose. Gli animali selvatici devono vivere nel proprio habitat, ed entrare in contatto con l’uomo solo in situazioni di vera emergenza."

L'autrice ricorda anche la strage di koala in Australia a causa degli incendi e i tanti, troppi, animali da compagnia adottati durante il lockdown della primavera 2020 e abbandonati finita l'emergenza.

"Anche i canili, solitamente stracolmi, in quel periodo si erano svuotati, solo per tornare ad affollarsi di animali adottati e poi restituiti. E come doveva essere terribile per un cane o un gatto vissuti sempre in gabbia, trovare finalmente una casa, una famiglia, e poi da quella casa, da quella famiglia, essere sbattuti fuori. Alcuni non sopravvivevano al dolore."

Ma io purtroppo non condivido la fiducia che hanno gli animali creati da Costanza Rizzacasa d'Orsogna: "La nostra speranza sono le nuove generazioni degli umani".

Le persone veramente sensibili e attente alla questione ambientale e capaci di capire che gli animali non sono cose, ma esseri viventi, sono una minoranza. E se a certe latitudini sussiste ancora la necessità di certe scelte, per noi non ci sono scusanti.
Chi fa la raccolta differenziata, ma poi è ben contento di volare a Berlino spendendo 12.99€ o chi si commuove vedendo in televisione un animale terrorizzato con la pellicciotta bruciata, ma poi si compra le scarpe di vitello perché la comodità dei suoi piedi è più importante (e comunque il vitello se lo mangia) cosa può mai insegnare ai propri figli?

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