lunedì 21 febbraio 2022

"Ragazze mancine", Stefania Bertola


Parcheggio di un autogrill sulla A4 Torino - Milano, ore 17 circa di un pomeriggio di fine marzo 2013. Zarina è un bel labrador di 4 anni e in quel momento si trova, tutta spaesata, sul sedile posteriore di una Panda.
Franco Molteni, biellese, proprietario della "Ernesto Molteni cachemire", l'aveva regalata alla sua amante bielorussa, Svetlana, e Zarina era felice con lei. Ma adesso tutto è cambiato: la ditta di cachemire è fallita, si è scoperto che Franco ha truffato i soci e per questo lui e Svetlana sono scappati all'estero lasciandola nelle mani della rossa che adesso sta piangendo al volante della Panda.
E' Adele Brandi, 32 anni, e la sta portando al canile di Rho. Zarina sa che la donna non piange per questo, ma per se stessa, perchè il marito l'ha lasciata senza alcun preavviso dopo sette anni di matrimonio. Un matrimonio di interesse, ok, ma questo particolare rende ancora più tragica la sua situazione: tutto è stato pignorato dalla banca, villa, quadri, gioielli, conti correnti, facendo di Adele una donna povera. Dopo un mese anche sua madre si è stancata di ospitarla, quindi adesso non ha neppure più un posto dove dormire. Porterà il cane al canile, tanto a lei cani e bambini non sono mai piaciuti, e poi?
Ma mentre la donna piange e il cane è triste, una bionda con una bambina in braccio apre la portiera, si siede sul sedile del passeggero e implora Adele di partire.
E' Eva Fasano, 28 anni, che girava tranquillamente dentro all'autogrill quando una invasata si è messa a strillare cercando di strapparle dal collo il suo medaglione portafortuna!
Zarina osserva le due donne, a un certo punto capisce che parlano (anche) di lei. La macchina riparte, ma invece di proseguire per Milano imbocca la prima uscita e torna verso Torino: Eva ha fatto un patto con Adele, lei la ospita, ma Zarina resta con loro.

Dopo la scottante delusione di "Luna di Luxor" mi ci sono voluti più di due anni per tornare a leggere Stefania Bertola. E per tornare ad amarla.

In "Ragazze mancine" -  romanzo scritto nel 2013, 285 pagine suddivise in 68 capitoli titolati e non numerati - ho ritrovato il suo surreale umorismo che tanto mi piace e mi rilassa.
Mi sono divertita a raccontarne la trama facendo di Zarina il focus della storia, cosa che in realtà non è: le protagoniste sono, ovviamente, le due ragazze mancine, Eva e Adele.

Due donne separate anagraficamente da appena quattro anni, ma enormemente diverse tra loro per scelte di vita, maturità, responsabilità e valori.

Quello che all'apparenza può sembrare un romanzetto chick lit - e nelle sue sfumature lo è, fra colpi di fulmine, tradimenti attempati, medaglioni persi e ritrovati in spiaggia, nomi strampalati e parenti che spingono a considerare fortunato chi è nato orfano - può rivelare di essere molto di più se si ha voglia di soffermarsi sulla costruzione dei personaggi.
E dallo scontro povero vs ricco (o arricchito) Eva surclassa tutti gli altri (e non solo perchè riesce a salvare Zarina dal canile).

Una ragazza che ha solo una vaga idea su chi possa essere il padre di sua figlia e che vive ai limiti dell'indigenza grazie a lavori saltuari, ma con una dignità e un senso civico che, invece, non hanno mai neppure sfiorato Adele, che già da ragazzina aveva progettato di sposare un uomo ricco che le permettesse di vivere (bene) senza dover lavorare.
Ma la Bertola riesce a far apprezzare al lettore anche la sua seconda protagonista, issandola sul carro dei sensati e lasciando a terra madri che rubano l'eredità ai figli, mariti che tradiscono la moglie con la migliore amica di lei, mogli zerbino e cognate che intimano di non rivelare la parentela quando l'altra diventa povera.

Se non si è superficiali questo è un libro che dà molto su cui riflettere, ad esempio su come chi ha già molto o moltissimo non sia mai contento e voglia sempre di più, anche (e soprattutto) quello a cui non ha diritto.

Meravigliosa la Bertola, con le sue stoccate alla religione - fra un "Dio cammello" e un "Non va bene questa cosa del medaglione (portafortuna), Eva. E' come credere in Dio" - e le prese in giro ai libri simil Harmony (tema portante del suo esilarante "Romanzo rosa").

E mentre leggevo "Ragazze mancine" mi sono trovata a pensare che mi piacerebbe leggere un thriller scritto da lei: di questa storia potrei dire quello che tante volte ho scritto per i thriller, appunto. Gli intrecci sono tanti e vengono tutti ripresi incastrandosi perfettamente, basterebbe aggiungere un crimine, creare un movente, inserire un investigatore... Chissà se ci ha mai pensato.

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