giovedì 10 febbraio 2022

"Jane Eyre", Charlotte Bronte

Lancashire (Inghilterra), Ottocento. Jane Eyre è una bimba di dieci anni che - rimasta orfana da neonata - vive  nella villa di Gateshead con i cugini Reed e la zia acquisita, in perenne lotta con loro, trattata come una serva e non come una parente. Tutto ciò finisce un 19 gennaio, quando Jane viene mandata a Lowood, pensionato per bambine orfane e/o disagiate. Vi rimarrà per sei anni come alunna e due come insegnante, finchè diciottenne accetterà un posto da istitutrice a Thornfield, di proprietà di Mr Rochester...

E Mr Rochester è il motivo per cui mi sono decisa a leggere questo tomo infinito (720 pagine), spinta dalla mia amica Lorena che mi ha regalato il romanzo omonimo scritto da Sarah Shoemaker, che lei ha adorato. Ma leggere quello senza sapere nulla di Jane Eyre (non ho mai visto neppure una delle innumerevoli trasposizioni cinematografiche o televisive) non avrebbe avuto senso, così di fronte a una traccia adatta mi sono decisa ad affrontarlo.

Non amo i classici, meno che mai quelli di questo tipo, ma il mio disagio è stato inferiore a quello temuto: il romanzo si perde spesso in inutili lungaggini, ma lo stile semplice lascia scorrere velocemente le pagine (nonostante certe siano davvero noiose).
L'ho preferito di gran lunga a "Cime tempestose" dell'altra Bronte e ai quattro romanzi della Austen che ho letto e ho apprezzato molto le parti in cui l'autrice punta il dito contro l'ipocrisia religiosa ("Si son vedute persone degne di ogni rispetto ridotte alla miseria come me e se siete cristiana, non potete considerare la povertà come un delitto."), si fa portavoce dei diritti delle donne ("Sono ciechi gli uomini quando assicurano che le donne debbono limitarsi a far puddings, a far calze, a sonare il pianoforte e a ricamare.") e dei ceti sociali inferiori ("Non devo dimenticare che queste villanelle, rozzamente vestite, sono di carne e di sangue come le discendenti di nobili famiglie, e che i germi della perfezione, della purezza e della intelligenza esistono in loro come nelle altre."), davvero tanta roba per quell'epoca!

Ma oltre a questo c'è poco. Una storia banale, dove i due sviluppi fondamentali sono frutto di gigantesche coincidenze, con una Cenerentola di protagonista tutta virtù e innocenza che ha una zia acquisita e dei cugini al posto della matrigna e delle sorellastre, e un uomo che ha più del doppio dei suoi anni, brutto, dispotico e volubile al posto del bel principe azzurro.

Tutto è antiquato, gli accadimenti, le situazioni, le reazioni, i dialoghi e i pensieri. Ovvio, è stato scritto nel 1847, ma avere presente questa data non è stato un motivo sufficiente a farmi trovare interessante quello che ho letto e mi risulta difficile capire come una ragazza o una donna di oggi possano sognare su questo genere di storie.

Soprattutto per me è un mistero il presunto fascino di Edward Rochester, spero di capirlo quando leggerò il libro della Shoemaker incentrato su di lui, forse mi sono sfuggiti dettagli e ho mal interpretato il personaggio. Per ora sfrutto la meravigliosa espressione napoletana "omm' e merda" per sintetizzare il mio pensiero su di lui.

PS: cercando informazioni sui luoghi (non citati) in cui è ambientato il romanzo sono capitata nel sito The Reader's Guide to Charlotte Bronte's "Jane Eyre", che ha soddisfatto le curiosità che avevo.

Reading Challenge 2022, traccia di febbraio:  un libro con un nome proprio di persona nel titolo