venerdì 25 febbraio 2022

"Uccellino del paradiso", Joyce Carol Oates

Sparta (Stato di New York), 11 febbraio 1983. Il cadavere di Zoe Kruller, 34 anni, giace riverso nel letto della casa dove si era trasferita da tre mesi dopo aver lasciato il marito e il figlio adolescente Aaron.
Ed è proprio Aaron a rinvenire i corpo della madre. E' stata picchiata e strangolata. I principali sospettati sono il marito della donna e il suo amante, Edward Diehl. Al primo è il figlio a fornire un alibi testimoniando che il padre era stato a casa con lui per tutta la notte, il secondo non ha altrettanta fortuna, era da solo e la moglie Lucille si rifiuta di testimoniare il falso per salvarlo. Malgrado ciò, la polizia non riesce a formalizzare le accuse, non ci sono prove sufficienti.
Ma nella piccola provincia americana non basta la mancata incriminazione per essere considerati innocenti e solo una persona crede a quella di Eddie: sua figlia Krista.

Ed è lei, Krissie, a raccontare in prima persona la vicenda nella prima parte del romanzo quando sono passati quasi vent'anni dall'omicidio.

Un altro bel romanzo, scritto nel 2009, dove la Oates racconta di nuovo quegli Stati Uniti decisamente lontani dal sogno americano che comunemente viene celebrato e ingigantito su carta e schermo. L'America non patinata degli anni '80, la vita di provincia stentata per molti, gli abusi di droga e alcool, i contrasti razziali (Aaron è pellerossa da parte di padre).

"Si capiva perché, avendo ricevuto una terra così sterile e inospitale dal governo degli Stati Uniti in base a trattati che i loro antenati erano stati costretti a firmare, i discendenti delle sei tribù originarie dello stato settentrionale di New York desiderassero vendicarsi dei benefattori bianchi ogni qualvolta se ne presentasse l’occasione."

Pur raccontando due storie completamente diverse, ho trovato dei temi comuni con "Una famiglia americana": due romanzi di formazione che hanno come protagonista il legame di due figlie col proprio padre, rapporti condizionati e interrotti da due crimini; in secondo piano, ma meno importante solo di poco, il nucleo familiare. Questa volta ne abbiamo due e la seconda parte del libro racconta in terza persona la vita di Aaron, così diversa da quella di Krissie e di Ben, l'altro figlio dei Diehl. Esistenze che l'omicidio di Zoe cambia drasticamente e che in qualche modo finisce con unire per sempre.

"Morire è facile, molto più facile che vivere"

C'è anche una terza parte, quella più breve (due soli capitoli), quella chiarificatrice: il libro non è un giallo e non cerca nemmeno di esserlo, ma essendoci un omicidio è normale fare delle ipotesi. Io un'idea me l'ero fatta e sarebbe stata anche buona se questo fosse stato un thriller ed è proprio nell'attribuzione del delitto che risulta evidente (ma non ce n'era bisogno, lo era fin dal principio) che la Oates non ha mai pensato al libro come a un giallo.

Un romanzo molto bello, molto crudo, molto introspettivo. Volendo fare una scelta mi è piaciuto di più "Una famiglia americana" di cui in generale avevo preferito i personaggi e dove avevo tanto apprezzato le tematiche animaliste.

E, da odiosa precisina, devo fare un appunto all'autrice, all'editore, al traduttore o a non so chi. All'inizio della seconda parte si legge:

"11 febbraio 1983. E' un'accecante domenica mattina di neve"

Ed è il giorno in cui Aaron trova la madre morta, una data fondamentale, tutta la storia del libro ruota attorno a quel giorno. Peccato però che l'11 febbraio 1983 fosse un venerdì! Ma dare una controllata al calendario? Davvero autori e/o editori e/o traduttori pensano di non trovare nemmeno un lettore che vada a controllare i dettagli? Bè, almeno una c'è (e non credo proprio di essere la sola)!

Reading Challenge 2022, traccia di febbraio: un libro scritto da un autore con due nomi propri