mercoledì 31 maggio 2023

"Morte a domicilio", Maria Masella

 

Genova, un anno non precisato. Il cadavere di Gina Gualtieri, prostituta sulla trentina, viene ritrovato all'interno del suo appartamento di Corso Torino. Per ucciderla le hanno messo un sacchetto di plastica in testa fino a soffocarla e dopo la morte le hanno asportato il polpastrello dell'indice della mano destra.
E quel brandello di pelle viene recapitato al commissario Antonio Mariani insieme a un libro e a un fiore uguale a quello rinvenuto accanto al corpo della vittima.
Che non sarà l'unica.
Nove giorni dopo viene uccisa un'altra donna, ma questa volta si tratta di un'anziana signora residente in corso Magenta, come la madre di Mariani, che riceve un altro pacco, con un altro libro, un fiore identico ai precedenti e di nuovo il macabro polpastrello.
Il commissario non capisce perché chi uccide mandi i pacchi proprio a lui, ma deve fare presto a scoprirlo perché è sempre più evidente che lui e la sua famiglia sono stati presi di mira.
E sarà proprio sua moglie Francesca, ingegnere esperta di problemi di simulazione, ad aiutarlo nell'analisi degli indizi.

Di Maria Masella due anni fa avevo letto "Debiti d'amore", un simil Harmony della Mondadori ambientato nella Pegli (il quartiere dove vivo) dell'Ottocento. Avevo chiuso quella recensione scrivendo che la lettura di quel librino mi aveva fatto passare la voglia di approcciarmi ai (tanti) gialli scritti dall'autrice, ma poi l'entusiasmo di una cliente in edicola mi ha incuriosita e tutto sommato non è andata male.

"Morte a domicilio", scritto nel 2002, è il primo dei gialli che hanno come protagonista il commissario Antonio Mariani, una serie che attualmente conta ben venticinque titoli. Soltanto dopo averlo finito ho scoperto che l'ottavo titolo, "Primo", è il prequel che racconta la prima indagine del commissario, quindi cronologicamente precedente a questa che ho letto. Odio prequel e sequel, disturbano fortemente la mia linearità e questo "Primo" sarà senz'altro il prossimo libro della serie che leggerò.

Se ho intenzione di andare avanti vuol dire che questa seconda esperienza è stata decisamente migliore (ci voleva poco...). Il merito principale va indubbiamente al cambio di genere, fra gialli e rosa i primi surclassano i secondi nella mia personale classifica di gradimento, ma ha influito anche la bassa aspettativa che avevo: se ti aspetti latta e trovi dell'argento sei contento, anche se l'argento non è oro.

Questo giallo - che strizza l'occhio al noir, non solo per la tipologia di investigatore - succedono tante cose, anche troppe in appena 228 pagine: ci sono soprattutto troppi pacchi, ne arrivano prima e dopo gli omicidi e i secondi sono superflui, finiscono solo per creare confusione, anche se alla fine la dinamica dei fatti è chiara.

L'indagine vecchia maniera, basata principalmente sulle testimonianze, dà l'impressione di star leggendo qualcosa di molto più datato rispetto ai ventun anni trascorsi dalla pubblicazione e particolari come i dischetti nel computer o il dover specificare che si chiama dal cellulare (cosa che oggi non faremmo mai) accrescono la patina rétro che si respira tra le pagine. Questo, sì, me lo aspettavo dalla Masella, ma anche da un giallo dei Fratelli Frilli.

E se questa volta non potevo certo stupirmi nel ritrovare Genova nel libro, ho però avuto la sorpresa di trovarci Pegli e la sua bellissima Villa Pallavicini.

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