martedì 5 novembre 2024

"Miele", Ian McEwan

 

"Mi chiamo Serena Frome (che fa rima con plume) e poco meno di quarant’anni fa mi mandarono in missione segreta per il British Security Service. Non ne sono tornata illesa. Mi scaricarono nel giro di diciotto mesi, dopo che ebbi screditato me e distrutto il mio amante, che pure non fu estraneo alla propria rovina."

E Serena, voce narrante del romanzo, ci racconta quell'anno e mezzo trascorso alle dipendenze dell'MI5 e, prima ancora, cosa (o, per meglio dire, chi) aveva portato nel 1972 una ragazza come lei - 21 anni, figlia maggiore di un vescovo anglicano, una laurea in matematica faticosamente ottenuta a Cambridge, disinteressata alla politica e poco attenta a quello che stava succedendo in Inghilterra, in Europa e nel mondo - a ingrassare le fila dei servizi segreti di sua Maestà, in principio come semplice segretaria e successivamente con un ruolo attivo nella cosiddetta operazione "Miele".

Scritto nel 2012 (l'anno in cui la protagonista racconta la sua storia), titolo originale "Sweet Tooth", era nella mia wish list come tutti i romanzi di McEwan che devo ancora leggere, ma mi respingeva perché dalla trama (che sconsiglio di leggere immediatamente prima di iniziare il libro perché ne fa un riassunto quasi completo) l'avevo inquadrato come una spy story e lo spionaggio è un genere che non solo non mi interessa (come il fantasy) e che non mi piace (come la fantascienza), ma che proprio mi irrita.

In "Miele" di spionaggio ce n'è, ma - infarcito com'è di accenni più o meno dettagliati a 
fatti realmente accaduti - ci sono soprattutto la politica e la geopolitica dell'epoca: la guerra fredda ("A quei tempi, per i politici e le redazioni di gran parte dei quotidiani occidentali, soffermarsi sulle iniquità del sistema sovietico era ordinaria amministrazione"), la crisi economica, la guerra in Vietnam ("Il conflitto era di una brutalità spietata nonché chiaramente fallimentare"), il Watergate, il Medio Oriente, il terrorismo ("Il terrorismo avrebbe dovuto prendersela con loro perché gli Stati Uniti iniziassero a capire qualcosa") e questi sono argomenti che mi interessano. McEwan fornisce un'ottima visione di cosa sono stati gli anni Settanta, non solo in Inghilterra.

Ci sono anche tanti libri e tantissimi autori citati, con analisi anche approfondite e molto interessanti. Non solo: Tom Haley, il personaggio al centro dell'operazione "Miele", è un aspirante scrittore con all'attivo alcuni racconti e un romanzo breve, lavori che McEwan riassume e racconta creando più volte l'effetto libro nel libro, che amo.

E c'è l'amore. O meglio, gli amori vissuti e raccontati da Serena. Soprattutto su questi c'è l'immensa bravura dell'autore nel dare voce a un personaggio femminile: se mi avessero messo in mano questo libro privo della copertina chiedendomi di indovinare chi lo avesse scritto avrei risposto senza indugio Elena Ferrante!

E poi c'è l'ultimo capitolo che racconta qualcosa di totalmente inaspettato e - soprattutto quando si legge tanto - un libro che riesce a stupire diventa commovente.

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