“Donna attraente proprietaria di bella fattoria in ottime condizioni cerca uomo affidabile benestante scopo matrimonio”
Era più o meno questo il testo dell'annuncio che Belle Gunness, giunta alla seconda vedovanza, pubblicava sui quotidiani di Chicago. Grazie a una prima corrispondenza riusciva a far nascere nelle persone che la contattavano, se non l'amore, almeno un interesse sufficiente per andare a conoscerla. Una volta arrivati alla fattoria raramente ne uscivano vivi.
Il 28 aprile del 1908 la fattoria venne rasa al suolo da un incendio: della proprietaria non v'era traccia (Belle scomparve senza venire mai processata per i suoi crimini), mentre nel terreno furono trovati i cadaveri di più di trenta uomini, quello di una donna decapitata (che non era Belle) e i corpicini carbonizzati di tre bambini.
La Gunness passerà alla storia come la prima serial killer americana e Victoria Kielland, autrice norvegese classe 1985, in questo testo, scritto nel 2021 e tradotto quest'anno in italiano, racconta la sua storia.
Più o meno.
"I miei uomini" - vincitore di svariati premi, fra cui il New York Times Best Crime Book nel 2023 - ha una trama che attira chi, come me, ha un interesse non troppo salutare verso i serial killer e in quest'ottica è inevitabile rimanere delusi dalla lettura.
La Kielland, basandosi sui pochi dati certi, per lo più anagrafici, ha messo insieme quello che non è un giallo, né un thriller, né un noir, ma nemmeno una biografia. Visto che mi piace etichettare quello che leggo con un genere, per questo scelgo la classificazione di romanzo storico.
E per me è stata una lettura mortalmente noiosa.
Senza dubbio più raffinata e colta di "Appuntamento dove il cielo è più blu", il primo libro letto quest'anno rimasto da allora sul podio del libro peggiore del mio 2024 e che ora viene scalzato non per una maggior bruttezza oggettiva, ma per la pesantezza che mi ha fatto provare ogni singola
"Chi ama con tutta se stessa non sopravvivrà mai all'amore"
Solo con l'ultimo capitolo si arriva agli omicidi seriali, di cui viene detto pochissimo. I tredici precedenti seguono la vita di Brynhild Paulsdatter Størseth (questo il vero nome di Belle, nata a Selbu l’11 novembre del 1859) a partire dai suoi diciassette anni. Viene raccontato il triste evento che la porterà a lasciare la Norvegia per gli Stati Uniti, la difficile convivenza con la sorella, il primo matrimonio, poi il secondo e infine gli annunci matrimoniali.
Una storia lontana nel tempo che può essere riassunta in poche righe che invece diventano 237 pagine (per fortuna nel tipico formato pocket di Sellerio) piene di introspezione e di Dio.
Non ricordo di essere mai stata così felice di essere riuscita ad arrivare alla fine di un libro.