"Si sa sempre quando una storia comincia. Io ho capito subito che stava accadendo qualcosa, anche se, naturalmente, non potevo immaginare gli sconvolgimenti che ne sarebbero seguiti. In principio ho provato un dolore vago, giusto un pungolo nervoso nella parte bassa della schiena. Non mi era mai successo, non sono stato a preoccuparmi."
La voce narrante è un architetto quarantenne di cui non ci viene mai detto il nome. Sposato da vent'anni con Elise, due figli giovani, ma già indipendenti, vive un'esistenza regolare e apparentemente priva di problemi. Il dolore alla schiena lo coglie mentre è nella cucina della sua villetta, in una zona residenziale alla periferia di Parigi.
E' una domenica pomeriggio (di un anno non precisato) e lui ed Elise hanno appena finito di pranzare con la coppia di amici che frequentano da sempre, quando parte la fitta.
Leggere all'inizio del libro che la cosa non lo preoccupa non suscita particolari reazioni, ma già dopo una quindicina di pagine ci si rende conto che il nostro narratore è un concentrato di ipocondria e di insicurezza. A mezz'ora dalla fitta ha già congedato gli amici e si è messo a letto e nelle tre mattinate successive colleziona una serie di lastre e due risonanze magnetiche: giusto perché non si era preoccupato ^^
David Foenkinos, autore parigino classe 1974, lo avevo scoperto per caso due anni fa, quando per la Challenge mi serviva un libro con la parola mistero nel titolo. Avevo quindi letto "Il mistero di Henri Pick" e, piacendomi, avevo inserito gli altri suoi titoli in wish list (dei suoi ventun romanzi soltanto otto sono stati tradotti in italiano).
Scritto nel 2013, "Je vais mieuz" (titolo originale), si divide in cinque parti più l'epilogo. Alla fine di ogni capitolo fa il punto della situazione misurando l'intensità del dolore in una scala da 0 a 10 e descrivendo il suo stato d'animo: a pagina 16 si dice preoccupato, venti pagine dopo è già disperato.
All'inizio pensavo che l'autore mirasse a far divertire basando la storia sullo stereotipo dell'uomo lagnoso che con 37 di febbre pensa già a cosa far scrivere sulla propria lapide, ma dopo aver finito il libro non ne sono più tanto convinta perché il romanzo è sì leggero e scanzonato, ma credo/temo che le esagerazioni di Foenkinos non siano delle forzature volute. Del resto, è un uomo e chissà se anche per lui è normale convincersi di avere qualcosa di grave sulla base di un semplice mal di schiena, come fa il suo protagonista...
Quel che è certo è che al povero architetto succede di tutto, un crollo verticale che dopo la salute travolge anche la sua vita lavorativa e affettiva, portando la commiserazione a livelli insopportabili.
"Quando si soffre bisogna organizzare qualcosa di ancor più sgradevole, perché solo il male può distrarre dal male"
Rende bene l'idea il padre quando lo descrive come un uomo che "ha il dramma dipinto in faccia, sempre l'aria da vittima, uno che vuole sempre essere compatito".
Un uomo che, quando si convince che il dolore alla schiena sia il risultato di "rancori tenuti dentro", per sciogliere le tensioni risolvendo i contrasti non risolti del passato arriva a contattare l'ex compagna di terza elementare che lo aveva ferito non invitandolo al suo compleanno!!
Fra una situazione e l'altra, tutte più o meno paradossali, il libro fa però riflettere su come diamo la salute per scontata finché non la perdiamo, ma anche sui rapporti fra le persone, su com'è facile illudersi che noia e abitudine siano un tranquillo ménage matrimoniale o su come certe amicizie siano tali solo in determinate condizioni, momenti e luoghi.
E se al protagonista alla fine il mal di schiena passa (la traduzione italiana del titolo ci spoilera allegramente il finale), a me è venuto leggendolo: una contrattura alla zona lombare causata tre giorni fa da un banale incidente domestico.
Forse mi converrebbe cambiare il prossimo libro che ho in scaletta: "Se muoio prima di svegliarmi"...
Reading Challenge 2024, traccia gioco di società marzo, L'allegro chirurgo: libri dove il protagonista è un medico o una persona malata