martedì 5 marzo 2024

"Omicidio fuori stagione", Arwin J. Seaman

 

Isola (immaginaria) di Liten (Svezia), 1° febbraio di un anno recente. Henning Olsson, ispettore della Scientifica di Malmö, non può tirarsi indietro, deve tornare a Liten: il cadavere di una ragazzina di 16 anni, Erika Lundström, è stato recuperato fra le acque ghiacciate del lago Okänd, con le mani e i piedi legati in modo tale da obbligare il corpo ad assumere una posizione a stella. Serve qualcuno capace di raccogliere le prove, per lo meno quelle che possono essere rimaste dopo che i membri del numeroso clan degli Andersson hanno tirato Erika fuori dal lago senza curarsi di comprometterle.
Così Henning sbarca a Liten dopo quattro anni, l'intervallo di tempo trascorso dalla fine della sua relazione con Annelie Lindahl, una rottura mai superata e causata proprio dall'isola e dalla decisione di Annelie di lasciare la polizia di Malmö per diventare un agente di Liten.

La fascetta gialla che abbraccia il libro recita "Il primo giallo nordico di un grande scrittore italiano in incognito".
Non sono in grado di fare confronti perché non amo particolarmente la letteratura scandinava, la trovo cupa e pesante, ma basandomi sui pochi libri letti (non solo gialli) direi che l'imitazione è riuscita, proprio grazie alle atmosfere tetre e ai personaggi chiusi e poco loquaci. L'ambientazione mi ha ricordato (non solo per via del lago) "La ragazza del lago" di Karin Fossum, ma anche "La ragazza nella nebbia" di Donato Carrisi.

Ci si potrebbe chiedere che bisogno ci fosse di far scrivere a un italiano un libro in stile nordeuropeo (se serviva gente cupa e diffidente sarebbe bastato ambientarlo qui in Liguria, almeno il clima sarebbe stato migliore ^^), ma la risposta è palese, una pura operazione di marketing che tutto sommato non fa male a nessuno e che deve aver venduto bene visto che a breve uscirà il secondo romanzo della serie, "Un giorno di calma apparente".

Una seconda puntata che leggerò molto volentieri: "Omicidio fuori stagione" non lo ricorderò come un libro particolarmente amato, ma - tolta la difficoltà che ho avuto nel ricordare i nomi dei personaggi e dei posti, più una brutta partenza a causa di un "carinissima" usato per definire l'isola di Liten (superlativo che già non sopporto in bocca alla mia amica Chiara, che da un pezzo ha superato i 12 anni, figurarsi trovarmelo dopo aver letto appena l'1,3% di un libro!!) - è stata una lettura coinvolgente con un finale inaspettato.

Quello che manca è una spiegazione del perché Annelie - brillante giovane agente - quattro anni prima abbia scelto di lasciare il lavoro in città per la piccola realtà dell'isola, precludendosi di fatto la possibilità di lavorare a casi interessanti e di far carriera. La storia avrebbe retto benissimo senza tutto il siparietto secondario della relazione naufragata fra lei e l'ispettore, ma immagino che questo progetto sia stato preventivamente ben studiato a tavolino e che la trama orizzontale - più ancora delle singole vicende gialle - sia già ben delineata nella mente dell'autore e del suo editore.

Certo aver scelto di ambientare una serie su un'isola così piccola è un bell'azzardo, non amo i luoghi stile Clerville di Diabolik, posti minuscoli in cui fanno inverosimilmente succedere di tutto, e a "Seaman" è stato sufficiente un libro per parlarci di ogni abitante di Liten!

Isola immaginaria che hanno posto fra la Svezia e la Danimarca, collegandola a Malmö dal traghetto: particolare che mi ha fatto rivivere la traghettata andata e ritorno fatta quando nel settembre 1989 andai in treno fino a Bergen per vedere la mia Samp impegnata in Coppa delle Coppe, 2-0 per noi con gol di Vialli e Mancini.
Ricordi lontani, ma l'importante è averli vissuti.

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