mercoledì 15 maggio 2024

"Il colore del vetro", Francesco Caringella

 

"En este mundo traidor no hay ni verdad ni mentira. Todo es segundo el color del cristal con que se mira"
Duque De Rivas

Roma, 7 luglio 2000. Maurizio Salinaro sta sostenendo l'ultima prova scritta del concorso per diventare magistrato: il terrore di non farcela - un fallimento che diventerebbe definitivo visto che si tratta del suo terzo, e quindi ultimo, tentativo - gli provoca un blackout totale proprio sull'ultima domanda: "E' possibile rispondere di tentato omicidio a titolo di colpa?".
Viene salvato da un ragazzo grande e grosso dai capelli rossi che gli fornisce la risposta cruciale: "Stai tranquillo, il tentativo colposo non è mai possibile: giurisprudenza costante".
Milano, 7 novembre 2010. Inizia il processo per rapina a mano armata che vede alla sbarra Michele Rivoli, detto il roscio per via del colore dei suoi capelli. Uno dei tre giudici chiamati a decidere è Maurizio Salinaro, a cui sembra di aver già visto l'imputato, ma un attimo dopo pensa che che sia impossibile...

Scritto nel 2012, opera prima di Francesco Caringella, di cui ho già letto altri quattro romanzi successivi a questo. Non disponibile in formato digitale, l'ho cercato a lungo prima di trovarne nel febbraio scorso una copia cartacea in vendita su Vinted.
Fortuna o sfortuna?
Di sicuro la gioia nell'averlo finalmente trovato non si è estesa alla lettura e se lo avessi letto per primo probabilmente avrei abbandonato Caringella senza leggere altro di suo.

La storia che racconta non è male, chiaramente ruota attorno all'identità dell'uomo dai capelli rossi ed è abbastanza originale, con un finale diverso da quello che ci si potrebbe aspettare.

Il contesto permette all'autore - che, fra le varie cariche, è anche un magistrato - di inserire pensieri del tutto condivisibili.

"Povertà, ignoranza, cattivi esempi. Non si sceglie la strada della criminalità."
"Non uno di quei colletti bianchi che delinquono per avidità, ma un disperato che non aveva avuto alternative dalla vita."

Dure stoccate ai giuristi, secondo i quali "bisogna applicare la legge in base a quello che essa dice, senza curarsi della ragionevolezza delle conseguenze a cui approda. Avrebbe voluto vederli quei professoroni, con le loro sofisticate teorie, alle prese con le lacrime e il sangue di un processo vero".

E interessanti considerazioni sulle difficoltà che gli addetti ai lavori possono trovare sia in fase di istruttoria che processuale, ad esempio su quanto il riconoscimento da parte di testimoni oculari non costituisca sempre una prova netta perché la memoria visiva non è affidabile come si pensa.

Ma il libro è fortemente penalizzato da una scrittura dilettantistica e antiquata (ben diversa da quella degli altri titoli letti), con comportamenti e dialoghi da parte di tutti i personaggi fortemente anacronistici, con troppi cliché, con troppe ripetizioni, con coincidenze necessarie, ma eccessive, con molto body shaming e con un sessismo veramente fastidioso.

Reading Challenge 2024, traccia annuale marzo, Festival di Sanremo: abbino il libro a "La genesi del tuo colore" (2021)