"Un'estate a Capri. Scrittrice cerca assistente dattilografa personale. Necessaria conoscenza informatica e patente B. Richiesta riservatezza."
Berlino, 30 aprile 2017. Isabell Ritter ha 35 anni e l'ultimo è stato il peggiore della sua vita: prima è naufragata la sua relazione con Alex e dopo pochi mesi la libreria dove lavorava da quindici anni ha chiuso, costringendola ad accettare un nuovo lavoro che detesta. Come se non bastasse le due amiche del cuore dopo essere diventate madri hanno cambiato non solo ritmi di vita, ma anche quartiere.
Il colpo definitivo arriva da un incontro casuale con Alex e la sua nuova compagna, palesemente incinta. Di due gemelli. E stanno anche cercando casa nel quartiere in cui Isabell ha sempre vissuto!
La prospettiva di imbattersi ogni giorno nell'allegra famigliola è devastante e la spinge a rispondere all'annuncio letto quella mattina sul giornale.
Quello che non si aspetta è che Mitzi Hauptmann, anziana scrittrice berlinese residente a Capri da cinquant'anni, scelga proprio lei per aiutarla nella stesura della sua autobiografia.
Mi auguro di essermi imbattuta al primo colpo nel libro peggiore del mio 2024: trovarne uno più insulso di questo sarebbe davvero avvilente!
Emma Sternberg, nata ad Amburgo nel 1979, ha all'attivo diversi romanzi che, a giudicare dalle copertine in lingua originale, devono essere tutti molto simili a questo. Scritto nel 2018 (titolo originale "Azur blau fur zwei") e pubblicato in Italia nel luglio 2019, è l'unico a essere stato tradotto insieme a "La locanda dove il mare parla piano", che avevo letto nell'agosto 2022 ed è lì che nasce la mia delusione perché quella era stata una lettura leggera, sì, ma piacevole, che affrontava con simpatia, ma anche con una certa serietà, il tema della solitudine degli anziani.
Qui la Stenberg ripete il copione: un'altra protagonista sulla trentina che scappa dalla Germania dopo aver perso in rapida successione compagno e lavoro per approdare in una località balneare da sogno ritrovandosi a convivere con persone di una certa età.
Ma se Linn e Isabell più o meno si equivalgono, è Mitzie a perdere decisamente il confronto con i cinque arzilli vecchietti della locanda americana: meno interessante, meno spiritosa, meno profonda.
E se la locanda è soprattutto un romanz(ett)o corale, dove la nuova storia d'amore di Linn fa solo da contorno, qui la Stemberg si immerge nel rosa assoluto, non solo facendo travolgere Isabell dalla passione per Luca - il bellissimo agente di polizia di Capri, portandoli già dal primo appuntamento a fantasticare sui futuri Mario e Maria che lui sogna di avere da lei - ma facendo ritrovare a Mitzi il fidanzatino dei suoi sedici anni, con tanto di nozze organizzate a tempo di record!
Mi rendo conto che è impietoso fare un confronto con la delicatezza della liaison fra due anziani descritta da Haruf ne "Le nostre anime di notte", ma senza arrivare a tanto sono certa che anche in "Love story" si possa leggere qualcosa di meglio.
E, a proposito di riviste, quale sarà mai il nuovo lavoro che all'inizio del libro sembra condurre Isabell verso la depressione ("un lavoro terribile, dove ogni minuto sembra identico al successivo, un giorno uguale all'altro") chiedendosi come abbia fatto la sua collega a farlo per ben sedici anni senza uccidersi?!?
Il mio!
Inutile negare che sarei molto più contenta di avere una libreria anziché un'edicola, ma vorrei poter rassicurare la Sternberg: in 27 anni e mezzo conosco solo un collega che ha tentato il suicidio, ma il problema di Paolo non era il lavoro.
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