lunedì 28 dicembre 2020

"L'analista", John Katzenbach


New York, primi anni duemila. Il 31 luglio per il dottor Frederick Starks, Ricky, psicanalista da più di 25 anni e vedovo da tre, non è solo l'ultimo giorno di lavoro prima delle ferie di agosto, ma anche quello del suo compleanno. Stavolta ne compie 53 e come ogni anno passerà il mese di vacanza a Provincetown, nella casetta in riva al mare comprata molti anni prima. Uomo estremamente solitario e abitudinario, ha comunque bisogno come tutti di staccare la spina dalla solita routine, ma con la posta del giorno arriva una lettera che manderà a monte tutti i suoi programmi di riposo: il mittente, Mr. R., lo ritiene responsabile del suicidio di una persona a lui cara e lo sfida a scoprire la sua identità. Se non ci riuscirà entro quindici giorni dovrà suicidarsi, altrimenti Mr. R. ucciderà un suo parente.

Con questo corposo romanzo John Katzenbach nel 2004 ha vinto il Grand Prix de littérature policière come miglior romanzo straniero. Anche in Italia ha avuto un buon riscontro, ricordo che ai tempi dell'uscita almeno un paio di persone me ne avevano parlato benissimo, motivo per cui questa estate l'ho comprato da una bancarella di libri usati.
 
Però a me non è piaciuto.

La prima parte è nettamente migliore delle altre due perchè più avvincente e coinvolgente, sicuramente anche più sensata, mentre procedendo la storia diventa sempre più inverosimile, raggiungendo picchi da "americanata" che mi domando come possano essere stati digeriti dai francesi.

L'idea di base era intrigante, ma a mio avviso è stata sviluppata male, con intrecci poco credibili, incastri improbabili e troppe coincidenze, una delle quali clamorosa, un qualcosa di determinante per l'evolversi della vicenda che Katzenbach risolve con un coup de chance (ma io dire de cul...) per me inaccettabile, anche da un novellino mi sarei aspettata un maggior sforzo di fantasia per trovare un escamotage migliore di quello creato da lui.

Ma oltre allo sviluppo della trama non mi è piaciuto neppure lo stile, pesante e così antiquato sotto ogni aspetto (dialoghi, situazioni, azioni, termini, aggettivi, metafore, ecc...) da spingermi ad andare a controllare l'anno di pubblicazione perchè mi sembrava di leggere un thriller anni '80! 

E neanche i personaggi mi hanno convinta, a cominciare dal protagonista, così distaccato, freddo e formale da non suscitare neanche un po' di quell'empatia che un personaggio braccato dal cattivo suscita sempre.
Gli altri (pochi) sono tutti stereotipati in maniera imbarazzante e molto, molto fastidiosa.
 
Ancora più disturbante il sessismo che trapela qua e là, ad esempio quando il dottor Starks si trova su un binario in compagnia di "un paio di uomini d'affari che parlavano al cellulare e tre donne probabilmente in una spedizione di shopping"!

Katzenbach: ma vaff.., va!

In definitiva salvo solo il nomignolo dato al vendicatore: Mr Rumlestiltskin, cioè il Tremotino di cui da piccola ho consumato il 45 giri delle fiabe sonore.

Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia normale di dicembre