domenica 6 dicembre 2020

"Un respiro nella neve", Mary Higgins Clark e Alafair Burke

New York, giorni nostri. Sono passati due mesi dalla messa in onda dell’ultima puntata di “Under Suspicion”, il reality prodotto da Laurie Moran che indaga su vecchi crimini non ancora risolti. Indecisa fra due possibili cold case, se ne vede imporre un terzo da Bret, il suo capo: a proporlo è stato il suo pupillo, nonché nuovo presentatore della trasmissione, Ryan Nichols, convinto che il suo personal trainer sia innocente. L’uomo, Ivan Gray, è sospettato di aver ucciso tre anni prima la sessantottenne Virginia Wakeling spingendola dal tetto del Metropolitan Museum of Art. I due avevano una relazione e gli oltre vent’anni di differenza non erano l’unico motivo per cui i due figli della donna cercavano di opporsi a un eventuale matrimonio. Virginia aveva già elargito mezzo milione di dollari a Ivan per permettergli di aprire una palestra, gli aveva regalato una Porsche, aveva addirittura pagato l’anello di fidanzamento! Ma la polizia ai tempi non aveva trovato nessuna prova per incriminare Ivan e a Laurie basteranno un paio di settimane per rendersi conto che ci sono altri possibili sospetti...

Sesto romanzo della serie con protagonista Laurie Moran, quinto dove tutto ruota attorno alla trasmissione televisiva, quarto firmato anche da Alafair Burke e secondo postumo, a quasi un anno dalla scomparsa di Mary Higgins Clark.

Come nel libro precedente, "Le ragazze non devono parlare", anche questa volta non ho ritrovato al 100% il suo stile. Avendo letto solo il romanzo di esordio della Burke non sono in grado di stabilire quanto di suo ci sia in queste ultime due storie, ma fra queste e i primi due romanzi scritti a quattro mani qualcosa di diverso c'è.

La parte in cui ho avvertito meno la "presenza" della Higgins Clark è stato il finale, decisamente frettoloso, sia nella risoluzione del caso, sia nell'ultimo capitolo, una sorta di epilogo: il classsico finale tinto di rosa in cui Mary si è sempre dilungata perdendosi in romanticherie e cliché che - in quanto tali - non posso dire mi siano mancati, ma la chiusura è stata davvero troppo rapida, così tanto da lasciarmi un senso di incompiutezza.

E per la prima volta al suo cinquantunesimo romanzo ho trovato un errore, un qualcosa che non pregiudica la storia nè la rende meno credibile, ma che è così evidente che ho trovato clamoroso che non se ne siano resi conto.

E, da odiosa precisina, punto il dito su un altro dettaglio che riguarda la versione italiana del libro. Virginia Wakeling muore durante il Met Gala e il suo abito con il corpetto di velluto nero e la gonna lunga di taffetà blu pavone viene descritto in tre occasioni: era così difficile dar prova di aver letto il libro e non vestire il cadavere in copertina di rosso?

Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia normale di dicembre