Biarritz (Nuova Aquitania, Francia), febbraio 2015. Julia Rimini, psicologa 32enne, è tornata nella sua cittadina di origine dopo aver trascorso alcuni anni nella capitale. A Parigi la sua vita era perfetta, una casa accogliente, un compagno meraviglioso, un buon lavoro in una clinica estetica. Questo fino alla sera dell'8 agosto precedente, quando una telefonata della madre aveva scavato quel solco che si crea nella vita delle persone spaccandole in due, nel "prima di" e nel "dopo che": suo padre era morto.
Marc era stato una delusione, dimostrando già dopo un'ora di essere una di quelle persone che nel momento del bisogno non sanno dare conforto né aiuto. E quando Julia lo aveva lasciato non aveva fatto nulla per fermarla.
E dopo sei mesi di dolore e di rimpianti rieccola a Biarritz. E' lunedì, piove e fa freddo. Lei si trova davanti alla casa di riposo Le Tamerici, ha appuntamento con la direttrice ed è già in ritardo, ma tentenna. Una settimana prima, quando aveva letto l'annuncio dove proponevano un contratto di otto mesi per sostituire la loro psicologa in congedo di maternità, quel lavoro le era sembrato la soluzione ideale, ma adesso pensa di aver fatto una pazzia, a lei non piacciono le persone anziane, le fanno paura e non le trova interessanti: sarà un disastro... oppure no?!
Virginie Grimaldi, francese di Bordeaux del 1977, nasce come blogger. Nel 2015 pubblica il suo primo romanzo, "Le premier jour du reste de ma vie", al momento ignorato dagli editori italiani che hanno iniziato traducendo il secondo (li odio), disponibile solo in cartaceo. Scritto nel 2016 e pubblicato in Italia l'anno successivo, gli ho dato la caccia per un bel po' di tempo prima di trovarlo usato sul sito del Libraccio.
Non vedevo l'ora di leggerlo e ora che l'ho fatto devo inserirlo fra i libri che finiscono per essere penalizzati dalle aspettative: le mie erano molto alte perché raramente ho visto un titolo con valutazioni così positive, su Amazon Francia solo l'1% dei 4.727 recensori ha dato una stella e solo il 2% ne ha dato due!
Stelline a parte, mi avevano proprio colpita certi commenti a causa dei quali mi aspettavo un libro più profondo di quello che è, cioè al 100% una lettura da ombrellone, e non per quello raffigurato e che mi ha permesso di soddisfare la traccia di luglio "un libro con in copertina un oggetto legato alla spiaggia".
Lo stile è davvero molto semplice, oltre ad essere forzatamente spiritoso con l'inserimento di battute o freddure quasi in ogni frase. Un esempio: una sera Julia sente un grido provenire dal parco della casa si riposo. Decide di andare a vedere e a quel punto leggiamo:
Julia - che su Google cerca "come sbarazzarsi delle proprie paure" - nei panni di psicologa è credibile come lo sarei io in quelli di dietologa. La Grimaldi non le ha dato la maturità che ci si aspetterebbe dai suoi 32 anni (l'età di una donna giovane, sì, ma non di una ragazzina) e dalla sua professione, a causa della quale ha infarcito il romanzo di psicologia spicciola, parlando molto del dolore di Julia per la perdita del padre, ma senza riuscire a trasmettere quelle sensazioni che conosce bene chi ha vissuto davvero la spaccatura fra il "prima di" e il "dopo che" e che quindi percepisce con fastidio quando un autore ci prova, ma non riesce ad arrivare. Inoltre descrive la quarta età in maniera idilliaca, mettendo in scena una dozzina di ultra ottantenni (e non solo, si arriva ai 99 anni) che fra canne e tuffi nell'oceano sembrano usciti da un ipotetico "Grease, 60 anni dopo"!
Carina la rivelazione sul finale, ma in definitiva ho seguito Julia - narratrice in prima persona - con la noia che spintonava chiedendo insistentemente all'interesse di farle spazio, lasciandomi dentro una sola bella frase:
Marc era stato una delusione, dimostrando già dopo un'ora di essere una di quelle persone che nel momento del bisogno non sanno dare conforto né aiuto. E quando Julia lo aveva lasciato non aveva fatto nulla per fermarla.
E dopo sei mesi di dolore e di rimpianti rieccola a Biarritz. E' lunedì, piove e fa freddo. Lei si trova davanti alla casa di riposo Le Tamerici, ha appuntamento con la direttrice ed è già in ritardo, ma tentenna. Una settimana prima, quando aveva letto l'annuncio dove proponevano un contratto di otto mesi per sostituire la loro psicologa in congedo di maternità, quel lavoro le era sembrato la soluzione ideale, ma adesso pensa di aver fatto una pazzia, a lei non piacciono le persone anziane, le fanno paura e non le trova interessanti: sarà un disastro... oppure no?!
Virginie Grimaldi, francese di Bordeaux del 1977, nasce come blogger. Nel 2015 pubblica il suo primo romanzo, "Le premier jour du reste de ma vie", al momento ignorato dagli editori italiani che hanno iniziato traducendo il secondo (li odio), disponibile solo in cartaceo. Scritto nel 2016 e pubblicato in Italia l'anno successivo, gli ho dato la caccia per un bel po' di tempo prima di trovarlo usato sul sito del Libraccio.
Non vedevo l'ora di leggerlo e ora che l'ho fatto devo inserirlo fra i libri che finiscono per essere penalizzati dalle aspettative: le mie erano molto alte perché raramente ho visto un titolo con valutazioni così positive, su Amazon Francia solo l'1% dei 4.727 recensori ha dato una stella e solo il 2% ne ha dato due!
Stelline a parte, mi avevano proprio colpita certi commenti a causa dei quali mi aspettavo un libro più profondo di quello che è, cioè al 100% una lettura da ombrellone, e non per quello raffigurato e che mi ha permesso di soddisfare la traccia di luglio "un libro con in copertina un oggetto legato alla spiaggia".
Lo stile è davvero molto semplice, oltre ad essere forzatamente spiritoso con l'inserimento di battute o freddure quasi in ogni frase. Un esempio: una sera Julia sente un grido provenire dal parco della casa si riposo. Decide di andare a vedere e a quel punto leggiamo:
"Impugno l'unica arma che offre la casa: un coltello con la punta arrotondata, strumento di difesa sorprendentemente efficace. Se mi dovessi trovare davanti a un serial killer potrei sempre cospargerlo di marmellata"
Julia - che su Google cerca "come sbarazzarsi delle proprie paure" - nei panni di psicologa è credibile come lo sarei io in quelli di dietologa. La Grimaldi non le ha dato la maturità che ci si aspetterebbe dai suoi 32 anni (l'età di una donna giovane, sì, ma non di una ragazzina) e dalla sua professione, a causa della quale ha infarcito il romanzo di psicologia spicciola, parlando molto del dolore di Julia per la perdita del padre, ma senza riuscire a trasmettere quelle sensazioni che conosce bene chi ha vissuto davvero la spaccatura fra il "prima di" e il "dopo che" e che quindi percepisce con fastidio quando un autore ci prova, ma non riesce ad arrivare. Inoltre descrive la quarta età in maniera idilliaca, mettendo in scena una dozzina di ultra ottantenni (e non solo, si arriva ai 99 anni) che fra canne e tuffi nell'oceano sembrano usciti da un ipotetico "Grease, 60 anni dopo"!
Carina la rivelazione sul finale, ma in definitiva ho seguito Julia - narratrice in prima persona - con la noia che spintonava chiedendo insistentemente all'interesse di farle spazio, lasciandomi dentro una sola bella frase:
"Il vantaggio di avere una sorella è che ci sarà sempre una persona che ti vuole bene"