sabato 23 luglio 2022

"Siracusa", Delia Ephron

Siracusa, giugno 2014. Un'idea di vacanza nata da quel genere di convivialità favorita dal tasso alcoolico quando, l'anno precedente, due coppie di americani si erano ritrovate nello stesso periodo a Londra. Era stato durante l'ultima cena che Lizzie aveva proposto di fare un viaggio tutti e quattro insieme, quattro che poi erano diventati subito cinque perché per Taylor era imprescindibile portare anche Snow, la bellissima e timidissima figlia sua e di Finn. Sposati da dodici anni, vivevano a Portland, nel Maine, mentre Lizzie e Michael lo erano da otto e facevano parte del mondo letterario newyorkese.
Lizzie - che non aveva gradito l'inserimento della bambina in quello che per lei avrebbe dovuto essere un gruppo di soli adulti - non aveva neppure provato a protestare, ben sapendo che sarebbe stato inutile scontrarsi con quella madre opprimente.
Era comunque felice di poter partire, di prendersi una pausa da quella fase di stallo in cui era precipitata la sua vita sia dal punto di vista lavorativo, sia da quello coniugale. E poi c'era Finn, con cui aveva avuto una relazione breve, ma intensa (leggasi: sesso a palate), nell'estate dei suoi ventinove anni, trasformata successivamente in quel genere di amicizia che si riesce a instaurare solo con le persone con cui si è condiviso molto di più.
Almeno era riuscita a imporre a Taylor il suo programma di viaggio, prima Roma e poi Siracusa: quanti americani potevano dire di esserci stati? Pochi, sicuramente, per cui è davvero un'incredibile coincidenza trovare nello stesso albergo Kathy Bicks, la direttrice di sala di Tino's, uno dei ristoranti preferiti di lei e di Michael!
Ma quanto durerà la stupidità di Lizzie nel credere alle coincidenze?

Limitandomi ai brevi cenni biografici riportati sulla pagina di Wikipedia dedicata all'autrice, quasi sicuramente non avrei pensato di leggere "Siracusa": sorella minore della famosa (non per me, film e cinema non mi appassionano)  regista e sceneggiatrice Nora, ha collaborato con lei alla sceneggiatura di "4 amiche e un paio di jeans", "Vita da strega", "C'è posta per te" e altre commedie, fra cui "Avviso di chiamata", tratto proprio da un romanzo di Delia (uno dei pochi, fra i sedici scritti in totale, tradotti in italiano), un genere che su carta non mi attrae più di tanto.

Ma lo avevo inserito in wish list dopo aver letto la bella recensione di Viviana (Viv, te lo scrivo anche qua: torna a recensire con la frequenza di un tempo, sei troppo brava ed è crudele privare gli altri del piacere di leggere il tuo punto di vista!), sapendo quindi che sarebbe stata una lettura piacevole e di buon livello.

Un romanzo - che classificherei come noir perché il calderone della narrativa contemporanea lo penalizza - reso particolare dalla struttura originale: ognuno dei quattro personaggi protagonisti è la voce narrante dei capitoli non numerati, ma titolati con il nome di ciascuno. Tutti parlano in prima persona rivolgendosi ai lettori, per cui ogni episodio rilevante degli otto giorni di vacanza viene raccontato dal punto di vista delle persona coinvolte, direttamente e non.

Un gruppo vacanze veramente mal assortito - fra antipatie, rancori, mancanza di stima e sensi di superiorità - come mal assortite sono le due coppie, seppur per motivi diversi.
E in mezzo agli adulti c'è Snow, questa bambina di 10 anni affetta da timidezza patologica, così
 taciturna e riservata da risultare inquietante, da compatire perché vittima delle ossessioni materne o forse detestabile perché già irrimediabilmente compromessa da lei.

E naturalmente c'è l'Italia, a cui l'autrice non fa sconti. Le critiche dei tre giorni romani non mi hanno disturbata più di tanto, in parte perché disordinati e insistenti lo siamo sul serio e non ci possiamo offendere se qualcuno ce lo fa notare, ma principalmente perché, mettendole in bocca soprattutto a Taylor, mi hanno dato l'impressione che la Ephron se ne sia servita per sottolineare lo snobismo del personaggio.

Ma su Siracusa ha infierito troppo e non mi è sembrato che portare Taylor a definire Ortigia fatiscente o far dire a Finn che Siracusa è in decomposizione fosse un modo per evidenziare l'incapacità di apprezzare l'arte e la storia da parte di chi di arte e di storia ne ha ben poca. Per fortuna almeno Lizzie se ne innamora.

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