venerdì 2 giugno 2023

"Cacciatori del mare", Clive Cussler

 

Alla fine degli anni Settanta Clive Cussler fonda la NUMA (National Underwater & Marine Agency) il cui scopo è quello di localizzare i relitti di navi di importanza storica. E in questo saggio, pubblicato nel 1996, l'autore racconta alcune delle sue imprese.

Il libro si apre con un'introduzione piuttosto boriosa di una ventina di pagine dove Cussler racconta la sua vita e il suo modo di essere, nonché la sua passione per la ricerca di relitti, aerei, locomotive e anche di persone.
Spiega come il successo del libro "Recuperate il Titanic!" del 1976 gli diede la disponibilità economica per mettersi a cercare relitti e di come chiamò la NUMA con il nome dell'ente governativo per cui lavora uno dei suoi personaggi principali, Dirk Pitt.

Poi si entra nel vivo. 
Le 429 pagine del testo sono divise in dieci parti. L'ultima raccoglie le considerazioni finali dell'autore, mentre ognuna delle altre nove si apre con semplicissime mappe raffiguranti il punto del ritrovamento. C'è quindi la storia romanzata del natante e del suo affondamento e si chiude con il resoconto della localizzazione, raccontato in prima persona da Cussler.
Nelle pagine centrali  del libro ci sono le immagini (dipinti o fotografie, a seconda dell'epoca) di tutti i mezzi presenti.

Cussler è uno degli autori preferiti di mia sorella ed è stata lei a regalarmi il libro dopo che le avevo chiesto se lo aveva. La mia curiosità era nata due anni fa scoprendo la sua esistenza durante la lettura di quella meraviglia che è "Dal Titanic all'Andrea Doria. Storia di naufragi del XX secolo" di Giancarlo Costa, a cui i "Cacciatori del mare" non si avvicina neanche lontanamente.

Le parti romanzate che ricostruiscono fedelmente gli avvenimenti storici sono molto belle e interessanti,  la dinamica dei fatti è ben raccontata, il ritmo è spesso adrenalinico e Cussler riesce a suscitare emozioni, rabbia e dispiacere per tragedie che potevano essere evitate.
Ho solo trovato pesanti le numerose descrizioni tecniche e meccaniche delle navi e degli armamenti (però adesso so che la santabarbara è il deposito delle munizioni nelle navi da guerra).

Ma quando Cussler prende la parola diventando il protagonista tutto cambia e - per restare in tema - verrebbe voglia di buttarlo in mare.
Annoia raccontando di ogni relitto cosa lo ha portato a interessarsi a esso, come è arrivato sulla costa più vicina all'affondamento, come ha messo in piedi la squadra di ricerca, dove hanno alloggiato, cosa hanno mangiato (e bevuto), quale barca hanno noleggiato, di quali strumenti si sono avvalsi, quali rotte hanno scelto di seguire e quanti giorni ci hanno messo per trovare (o non trovare) ciò che cercavano, inserendo aneddoti che sicuramente sarà stato divertente vivere, ma che raccontati - come succede sempre - perdono ogni vena comica, per poi chiudere frettolosamente i capitolo nel momento in cui (finalmente) il relitto viene localizzato!
Spocchioso e arrogante nei confronti di ogni popolazione - a un livello che solo gli americani presuntuosi riescono a raggiungere (parla bene solo degli scozzesi; di noi per fortuna non parla proprio) - è nelle (numerose) frasi a effetto che dà il peggio di sé usando espressioni da orticaria come "Questa operazione andò liscia come la gamba depilata di un'indossatrice" o "I sommergibili tedeschi non erano mai stati progettati per le comodità. Erano progettati per uccidere, ed erano freddi e senza cuore come l'anima di un esattore delle tasse".
Comunque sia la NUMA ha localizzato ed esaminato quasi sessanta relitti, la maggior parte dei quali risalenti alla Guerra Civile Americana. Trattandosi di una società senza scopo di lucro, a muovere Cussler, i suoi soci e i tanti volontari è esclusivamente la passione.

"La maggior parte della gente crede che i relitti siano adagiati in piedi nel fondo e ben visibili. Pochi sono quelli rimasti scoperti, ma la maggior parte delle navi affondate si è adagiata nel fondale molle ed è ricoperta dal limo sotto l'azione delle onde nel corso degli anni."

"La realtà è che, nonostante gli occasionali grossi successi, come è accaduto con l'Atocha e il Central America, si gettano in mare più quattrini alla ricerca di ricchezze di quanti ne siano mai stati recuperati."

E Cussler non ne ha recuperato nessuno (quanto meno di quelli di cui parla nel libro) limitandosi a comunicare le coordinate alle Marine Militari competenti dopo aver localizzato i relitti.
 
Si comincia con il piroscafo Lexington, naufragato nella notte del 13 gennaio 1840 nello stretto di Long Island. Vi furono solo quattro superstiti sulle 143 persone a bordo.
Quindi si passa alla prima nave da guerra armata del Nordamerica, chiamata Zavola dalla Repubblica del Texas, che nel 1840 la smantellò abbandonando lo scafo nel canale di Galveston.

Nella terza parte racconta la battaglia di Hampton Roads (Virginia) che l'8 marzo 1862 vide fronteggiarsi la corrazzata Virginia della Confederazione e la fregata nordista Cumberland, ultimo esemplare di nave da guerra in legno. Quest'ultima ebbe la peggio principalmente a causa dello sperone di ghisa da quattro tonnellate montato sulla Virginia. 
Un anno e sette mesi più tardi il Florida sudista venne catturato illegalmente da una nave nordista nel porto brasiliano di Bahia, rimorchiato fino al fiume James e lì fatto affondare, a poche centinaia di metri di distanza dal Virginia, il 28 novembre del 1864.
La quarta parte è dedicata all'Arkansas sudista, una corazzata assemblata in fretta con materiali di recupero (anche con le rotaie della ferrovia) che nel luglio 1862, in appena ventitré giorni di attività, riuscì a battere da sola tre intere flotte nordiste, arenandosi poi in un'ansa del Mississippi a causa di un guasto alle macchine vicino a Baton Rouge. 

Poi c'è la cannoniera nordista Carondelet, che una decina d'anni dopo la fine della guerra venne trascinata da una piena del fiume Ohio, arenandosi poi all'estremità di un'isola e sprofondando nel fango fino a scomparire.

La sesta parte è quella che mi ha affascinata di più. Racconta del sommergibile torpediniere sudista Hunley che il 17 febbraio 1864 al largo dell'isola Sullivan, nella Carolina del Sud, passò alla storia per essere stato il primo sommergibile ad affondare una nave da guerra, ma finendo a picco subito dopo speronato da un'altra nave.
Quando Cussler scrisse il libro l'Hunley non era ancora stato recuperato, mentre adesso è conservato immerso in una vasca nel museo di Charleston.


Molto coinvolgente anche la settima parte che, a sorpresa, ha per protagonista una locomotiva, la 51, che il 22 maggio 1878 venne inghiottita dalle acque in piena del Kiowa Creek, in Colorado, insieme a diciotto dei suoi venticinque carri, pieni di rottami di ferro destinati alle fonderie dell'Est: la forza distruttrice della piena aveva spazzato via i piloni di legno del ponte, lasciando le rotaie apparentemente intatte, ma in realtà sospese nel vuoto.
L'ottava parte è la più corposa e ci porta alla Prima Guerra Mondiale. Racconta di due sommergibili tedeschi, l'U-21 - che il 5 settembre 1914 al largo di capo St Abb, nella Scozia sudorientale, silurò l'esploratore inglese Pathfinder facendolo affondare in quattro minuti (soltanto undici superstiti su quasi trecentocinquanta membri dell'equipaggio) - e l'U-20, che il 7 maggio 1915 nel mare d'Irlanda affondò il transatlantico Lusitania uccidendo quasi duemila persone. E l'ultima parte arriva alla Seconda Guerra Mondiale e racconta l'affondamento a opera di un altro sommergibile tedesco, l'U-486, della nave trasporto truppe belga Léopoldville che alla vigilia del Natale 1944 stava trasferendo i soldati dei Black Panthers, la 66ma fanteria dell'esercito americano, da Southampton a Cherbourg. Il siluramento avvenne in prossimità delle coste francesi e le 802 vittime, fra i 2235 uomini a bordo, furono causate da grossolani errori di valutazione, da lungaggini burocratiche e da ordini mai impartiti o arrivati in ritardo, compreso quello di abbandonare la nave che venne dato solo in francese e in fiammingo senza essere tradotto. E i soldati morirono aspettando.

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